Rai, nuovo tassello nel caso Sinisi: l’ex Ad Salini non firmò la lettera di licenziamento del dirigente

Rai Salini Sinisi
L’ex Ad Rai Fabrizio Salini

Di Marco Zonetti

La vicenda dell’ex Direttore Canone e Beni artistici della Rai Nicola Sinisi, licenziato in seguito alle affermazioni da lui rilasciate in sede di audizione in Commissione di Vigilanza Rai lo scorso 22 giugno riguardo al presepe laico commissionato da Viale Mazzini e pagato profumatamente all’artista Marco Lodola (cui dedicò varie puntate anche Pinuccio di Striscia la Notizia) ma mai esposto dall’azienda, si arricchisce di un nuovo interessante tassello. In un’intervista al quotidiano La Repubblica, Sinisi afferma infatti che l’ex Amministratore Delegato Fabrizio Salini (da lui di fatto accusato di aver dichiarato il falso alla Commissione di Vigilanza Rai) non ha firmato la lettera di licenziamento del dirigente ma di aver aspettato il suo successore Carlo Fuortes lasciando a quest’ultimo l’incombenza.

Perché questa rivelazione è tanto importante? Per comprenderlo è il caso di ricordare i fatti salienti del caso. Durante la sua audizione in Vigilanza del 22 giugno scorso (ove egli parlò anche dei numerosi furti di opere d’arte avvenuti nelle sedi Rai fin dagli anni Settanta evocando la figura di un “basista interno”), rispondendo sull’argomento del presepe all’Onorevole Capitanio (Lega), Sinisi aveva dichiarato (vedi video qui sotto): “Lei presentò un’interrogazione. Ho mandato, rispetto all’istruttoria interna, cinque volumi di documentazioni cartacee. Di mail partite verso tutti gli uffici, amministratori delegati, direttori generali con i consensi e compagnia bella. Per me una cosa è insopportabile. Tu puoi anche cambiare opinione. Puoi persino arrivare a dire che non l’hai autorizzato. Le bugie ci stanno. Ma rispondere ad una interrogazione parlamentare con un chiaro falso per me è una roba inammissibile”.

Viale Mazzini, dal canto suo, puntualizzava “di aver riportato nelle proprie interlocuzioni con le istituzioni parlamentari sempre ed esclusivamente fatti veritieri”, avviando così il procedimento che ha portato al licenziamento del dirigente.

Sulle parole sconvolgenti di Sinisi in merito a presunte menzogne dei vertici Rai alla Commissione, il Presidente della Vigilanza Rai Alberto Barachini aveva quindi annunciato una verifica con Viale Mazzini. Relativamente all’argomento aveva poi commentato il Segretario della Vigilanza Michele Anzaldi che, su Facebook scriveva: “In questi anni la Rai ha umiliato in qualsiasi modo la commissione parlamentare di Vigilanza, non applicando le risoluzioni (si pensi a quella sui conflitti di interessi degli agenti ignorata ancora anche per i prossimi palinsesti), non presentandosi in commissione se non dopo settimane e settimane dalle richieste di audizione, rispondendo in modo evasivo e omertoso alle interrogazioni. Mai, però, si era arrivato addirittura a produrre un falso in risposta ad un atto di sindacato ispettivo. Se le accuse lanciate da un dirigente di lungo corso del servizio pubblico come Sinisi fossero confermate, saremmo di fronte ad un colpo durissimo per la credibilità della tv pubblica, pagata ogni anno da quasi 2 miliardi di euro di canone dei cittadini”.

Anche il Partito Democratico è intervenuto attraverso i suoi commissari in Vigilanza Rai Andrea Romano, Valeria Fedeli, Michele Bordo e Francesco Verducci che hanno depositato un’interrogazione riassumendo la vicenda di Nicola Sinisi ai nuovi vertici Rai Soldi e Fuortes. I quali, pochi giorni fa, sono stati auditi in Vigilanza, seduta durante la quale Carlo Fuortes ha sottolineato come la procedura che ha portato al licenziamento dell’ex Direttore Canone e Beni Culturali sia stata del tutto regolare, aggiungendo tuttavia candidamente di essersi “trovato il dossier sul tavolo”. Dopo l’audizione, Michele Anzaldi (Iv) ha scritto una lettera alla Presidente Soldi, domandando: “Chi ha mentito alla Vigilanza, l’azienda o Sinisi?“. E precisando: “Ora a stabilirlo sarà il giudice del lavoro, visto che il caso sembra destinato ad avere un seguito di tipo giudiziario. In attesa che la magistratura faccia il suo corso, però, la nuova presidenza Rai cosa intende fare per ridare dignità alle relazioni istituzionali dell’azienda, in particolare nel rapporto con il Parlamento?”.

Tornando all’intervista di Sinisi a Repubblica, oltre a rivelare che Salini non ha firmato il suo licenziamento, aspettando l’arrivo di Fuortes, l’ex dirigente ha ulteriormente ribadito di possedere cinque faldoni pieni di documenti, mail sms, resoconti di telefonate e incontri che testimoniano come tutti fossero a conoscenza del progetto del presepe laico. E di aver detto la “pura verità” alla Commissione di Vigilanza. “Salini ha sostenuto che i tre servizi trasmessi dal Gr sulla inaugurazione del presepe erano andati in onda per colpa di un disguido creato dalla mia direzione. Ma è falso e io l’ho dimostrato”.

Poniamo che Nicola Sinisi dica il vero, a quel punto resta in piedi soltanto l’altra opzione, e cioè che sia stata la Rai a mentire alla Commissione di Vigilanza Rai e quindi al Parlamento. Un’eventualità che, se dimostrata, scatenerebbe un autentico tsunami istituzionale. E la frase sibillina con cui il dirigente cacciato chiude la sua intervista – “L’Ad Fuortes si sarebbe dovuto chiedere come mai la lettera di licenziamento non l’ha firmata Salini, il quale ha aspettato che arrivasse lui” – è tanto più inquietante quanto foriera di fosche implicazioni.

error: Content is protected !!