di Marco Zonetti
Ci eravamo occupati tempo fa, assieme a Dagospia, della frequenza delle ospitate di certi giornalisti e relative testate nei talk show targati Rai e La7; giornalisti spesso rappresentati – come autentici divi Tv – da agenzie specializzate quali la Visverbi Visfacti (vicina alla Casaleggio & Associati) o la Itc 2000 di Beppe Caschetto.
Tra le presenze più assidue nei talk, si era rilevato grazie ai dati raccolti dagli economisti Riccardo Puglisi e Tommaso Anastasia, un primato assoluto per il Fatto Quotidiano, e le sue firme Marco Travaglio, Andrea Scanzi, Antonio Padellaro, Peter Gomez. Si sa inoltre che Scanzi è legato al Servizio Pubblico da un contratto di opinionista fisso a #Cartabianca, programma di Bianca Berlinguer in onda sulla Terza Rete; ingaggio pagato dai contribuenti e finito nel mirino del Segretario della Commissione di Vigilanza Michele Anzaldi (Iv), che aveva chiesto l’intervento del Comitato Etico Rai quando il giornalista aretino aveva saltato la fila per vaccinarsi. (Scanzi era stato sospeso da #Cartabianca per una manciata di settimane e poi reintegrato in trasmissione.)
L’On. Anzaldi, che aveva già sottolineato come Scanzi fosse un opinionista antirenziano pagato dal canone, e che aveva auspicato lo stop ai giornalisti e i direttori di giornale contrattualizzati con i soldi del canone per intervenire nei programmi d’informazione Rai, torna alla carica sull’argomento.
Il Segretario della Vigilanza ha infatti presentato un’interrogazione nella Commissione Bicamerale, chiedendo ai vertici Rai di sapere quali siano i criteri con cui vengono scelti i giornalisti esterni nelle trasmissioni di approfondimento del Servizio Pubblico, e se a decidere siano agenzie specializzate che li rappresentano.
L’On. Anzaldi prende spunto da un articolo dell’ex Sottosegretario alle Comunicazioni Vincenzo Vita, tra i promotori ed estensori della Legge sulla Par Condicio n.28 del 2000, pubblicato sul Manifesto, nel quale si sottolinea come: “Taluni giornali sono sempre in video, con una reiterazione seriale. Altri no. Spicca per la pervicace emarginazione proprio Il Manifesto. (…) Senza nulla togliere ad altre insistite presenze nei talk o negli svariati commentari, risalta a occhio nudo un’ingiustizia davvero ingiustificata”.
E ancora: “Ma come mai tutto questo accade? Si tratta solo di una discutibile scelta discriminatoria o c’è una routine che orienta dietro le quinte gli inviti? Il sospetto è giustificato, vista l’insistente diceria in base alla quale lo scambio delle diverse opinioni è oggetto di filtri orchestrati da apposite agenzie. Magari non è vero, ma le voci sono insistenti e le fonti svariate”.
Un dubbio corroborato nella rubrica settimanale – paradossalmente ospitata dal Fatto Quotidiano – del giornalista Giovanni Valentini, ex direttore di settimanali come L’Espresso e L’Europeo e ai vertici per anni del gruppo giornalistico Repubblica, nonché ex portavoce dell’Antitrust, secondo cui “sarebbe opportuno capire in base a quali regole vengono invitati e ospitati i giornalisti esterni, a tutela del pluralismo dell’informazione e in questo caso anche del pluralismo politico”, sperando in un chiarimento da parte della Rai, “che, avendo il compito istituzionale di fornire un servizio pubblico, è chiamata a rispettare i principi del pluralismo e della trasparenza ancor più delle emittenti private”.
Nella sua interrogazione in Vigilanza, l’On. Anzaldi domanda quindi ai vertici dell’azienda come mai certe testate giornalistiche abbiano grande visibilità rispetto invece ad altre quasi ignorate (come per esempio Il Manifesto); se i giornalisti esterni ospiti siano retribuiti (come Scanzi); e infine se siano “intermediati” da agenzie e agenti, come accade per artisti e personaggi d’intrattenimento. E in tal caso, se la Rai non ritenga “doveroso ribadire l’evidente differenza che deve esserci nel servizio pubblico tra informazione e spettacolo”.
E nel momento in cui un giornalista pagato dalla Rai come Scanzi – e che in quanto tale dovrebbe essere super partes – interviene, com’ è accaduto a Montevarchi (Ar), a fare da spalla al Presidente del M5s Giuseppe Conte in un comizio elettorale, diventa quanto mai necessario fare chiarezza.