La vicenda di Andrea Di Carlo, sollevata da VigilanzaTv e ripresa da molti organi di stampa, ha suscitato l’interrogazione del Segretario della Vigilanza Rai Michele Anzaldi (Iv) e del Senatore Alberto Airola (M5s). Entrambi gli esponenti istituzionali hanno chiesto delucidazioni sul caso Di Carlo, autore di Oggi è un altro giorno, in onda nel pomeriggio di Rai1, che risulterebbe essere anche titolare di una società di spettacolo. I cui assistiti, nello specifico, sono spesso ospiti del programma. Prefigurando così una possibile situazione di conflitto d’interessi.
Sulla questione, è tornato anche il Consigliere di Amministrazione Rai in quota dipendenti Riccardo Laganà, che ha pubblicato in un post su Facebook la sua interrogazione al Presidente Foa e all’Ad Salini e al CdA. Interrogazione che pubblichiamo integralmente qui sotto, e che non riguarda soltanto Andrea Di Carlo e Oggi è un altro giorno, ma altre produzioni Rai. Allargando l’inchiesta anche alla delicata questione delle risorse esterne favorite alle risorse interne accrescendo così i costi per l’azienda.
La posizione dell’associazione Bene Comune-Indignerai
Sul caso Andrea Di Carlo è intervenuta in una nota ufficiale anche l’associazione Bene Comune-Indignerai, che comprende buona parte dei lavoratori dell’azienda. Una nutrita rappresentanza composta di mille anime di diversa provenienza, estrazione e idee politiche, che ha continuato a impegnarsi in tutti questi anni per cambiare la Rai in meglio. Sulla vicenda specifica dell’autore/agente Andrea Di Carlo e del presunto conflitto d’interessi, ecco, la posizione integrale di Indignerai.
Quel virus chiamato… conflitto d’interessi
Si sussurra che sarebbe sufficiente la cessione delle quote della propria omonima agenzia di spettacolo e casting per risolvere ogni incompatibilità nell’assolvimento dell’incarico di autore Rai e che per giunta – stando a quanto dichiarato dal diretto interessato in una recente intervista – questa soluzione sarebbe stata prospettata proprio dall’Azienda.
Si sostiene anche che basterebbe essere legati con contratto a una società di produzione, anziché direttamente a Rai, per essere certi di non violare le disposizioni in materia di conflitto di interessi.
Per non essere tacciati di aver male interpretato tali parole, questo il virgolettato testuale ripreso dall’intervista:
“Esiste la forma che preserva la sostanza ed io su quella sono inattaccabile. La Rai ha chiesto ed ottenuto che cedessi ogni mia partecipazione in quote societarie (Adc Management, Ndr), così è stato fatto il 16 agosto”… e ancora “Caterina (Balivo, Ndr) stessa mi ha chiamato in quanto sapeva che in quel momento avevo un mite contratto di autore su Raitre e che quindi potevo aiutarla come risorsa ospiti. Il contratto, quindi, non era con la Rai ma con Baniijay (la società che produceva la trasmissione) che fu molto contenta del mio lavoro”.
A parte la dichiarazione confessoria di “un mite contratto di autore su Raitre” in epoca antecedente la dichiarata cessione di quote della propria agenzia di spettacolo (agosto 2020), potremmo così riepilogare: secondo le asserite indicazioni di esponenti aziendali non meglio precisati, potrei cedere la proprietà della mia agenzia omonima di spettacolo per poter invitare in trasmissione Rai artisti ad essa legati senza incorrere in violazioni di sorta; oppure, ancora meglio, farmi scritturare da una società di produzione così da non essere tenuto al rispetto delle norme di presidio aziendali.
E di grazia, anni di impegno anche in risorse finanziarie per redigere il Codice Etico Rai e il Piano Triennale Anticorruzione con annesso protocollo sul conflitto di interessi a che sarebbero serviti?
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Disposizioni che non sono state approvate per dar bella mostra di sé e trasmettere l’immagine di una Azienda virtuosa, ma che esigono puntuale e rigorosa applicazione anche da parte delle strutture deputate al controllo.
“CONFLITTO D’INTERESSI Gli Esponenti Aziendali evitano qualsiasi situazione che possa dar luogo a conflitto d’interesse. Situazioni di potenziali conflitto d’interesse vengono portate a conoscenza dei diretti superiori”.
Abbiamo letto male o c’è scritto che gli esponenti aziendali “evitano qualsiasi situazione”? anche solo potenziale… Apprendiamo ora che invece di evitare, suggerirebbero possibili soluzioni per essere “in regola”?
E poi, non è forse noto che le società in appalto sono tenute a rispettare integralmente il Codice Etico Rai e tutte le altre norme aziendali di presidio dell’interesse pubblico e curarne il rispetto anche da parte dei propri dipendenti e collaboratori?
E’ sfuggito a qualcuno che se Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai prima e Cda Rai dopo hanno approvato con voto unanime la policy sul conflitto di interessi agenti/artisti è per reprimere situazioni e condotte viziate da tale logica e non già per ispirare iniziative – quali la cessione di quote societarie – finalizzate all’ipotetica elusione di tali norme?
Ci saremmo potuti aspettare iniziative aziendali di immediata risoluzione del contratto di autore e procedure di contestazione disciplinari (di cui non si ha notizia) nei riguardi dei responsabili, ma siamo già pervenuti da tempo alle più logiche conclusioni nel merito dell’operato di questa Governance che da par suo non fa nulla per smentirle.
Ma una domanda si impone, i presidi di controllo quali la Commissione stabile del Codice Etico Rai e il Responsabile Anticorruzione Rai non hanno nulla da osservare sull’ennesima vicenda che getta discredito e arreca danno di immagine all’Azienda di servizio pubblico tutta?
Roma, 17/11/2020 IL DIRETTIVO