Rai, riesumato il “piano Salini”, dalle reti si passa ai generi. Anzaldi: “E gli sprechi?”

Ad Rai Carlo Fuortes
L’Ad Rai Carlo Fuortes

di Marco Zonetti

Il Modello organizzativo per generi ideato dall’ex Ad Rai Fabrizio Salini, e finito in soffitta per problemi organizzativi e in ultima analisi per lo scoppio della pandemia da Covid-19 ai primi del 2020, è stato rispolverato nella seduta odierna del Consiglio di amministrazione della Rai, riunitosi oggi – mercoledì 27 ottobre 2021.

I membri del Cda presieduto da Marinella Soldi hanno dunque deliberato all’unanimità l’avvento di tale “Modello”, affidando il mandato all’Amministratore Delegato Carlo Fuortes di procedere per la sua attuazione.

Ma in che cosa consiste tale nuova organizzazione? Semplice, le direzioni di rete vengono di fatto ridimensionate dalle direzioni di genere (e a esse subordinate). Direzioni di genere che “dovranno produrre contenuti per i canali Rai Uno, Due e Tre, per la piattaforma digitale Rai Play e per i canali specializzati, declinandoli a seconda dei diversi pubblici e dei profili editoriali dei canali e piattaforme digitali. Le direzioni di Genere sono: intrattenimento prime time, intrattenimento day time, cultura ed educational, documentari, fiction, sport, cinema, approfondimento, kids, contenuti RaiPlay”.

La Rai illustra così la scelta: “Il modello organizzativo per Generi, peraltro già adottato dai principali Broadcaster Pubblici europei, costituisce un fondamentale momento di discontinuità e un punto di ripartenza ineludibile per l’azienda, accelerando il processo di trasformazione digitale quale requisito necessario al mantenimento del ruolo centrale di Servizio Pubblico in un contesto multipiattaforma. L’evoluzione operativa dall’attuale organizzazione verticale a quella per generi si completerà con il varo del palinsesto estivo che sarà interamente programmato dalle direzioni di Genere”.

E ancora: “L’attuazione del modello per Generi è il primo passo del nuovo Piano Industriale 2022-2024 che sarà elaborato nei mesi successivi anche nell’ambito del prossimo Contratto di Servizio 2023-2027 ed in relazione alle risorse economiche disponibili”.

Con l’approvazione del nuovo Modello organizzativo, entra dunque nel vivo a Viale Mazzini (ma soprattutto in Parlamento e a Palazzo Chigi) la guerra senza esclusione di colpi per occupare le dieci nuove poltronissime, alcune già assegnate nel lontanissimo gennaio 2020 in epoca pre-covid (un’era geologica fa dal punto di vista politico-istituzionale e sociale).

Risulta assai probabile che nel caso della superdirezione intrattenimento prime time affidata quasi due anni fa a Stefano Coletta (attuale Direttore ad interim di Rai1), di quella intrattenimento day time assegnata a Franco Di Mare (attuale Direttore di Rai3), e a maggior ragione di quella cinema ammannita a Ludovico Di Meo (Direttore di Rai2 ancora per poco e in procinto di migrare a San Marino), esse possano essere state superate dagli eventi, divenute quindi obsolete, non più fattibili e di conseguenza riassegnate a breve (?) ad altri nomi.

Il Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi (Iv) ha così commentato su Facebook: “Dopo 5 mesi dalla nomina, il Cda Rai vara un piano già definito da Salini e approvato dal precedente Cda gialloverde: questo sarebbe il nuovo corso voluto dal presidente Draghi? Nessun risparmio, nessuna innovazione, nessuno stop alla moltiplicazione di nomine e direttori che addirittura aumentano. Come si conciliano questi ennesimi sprechi con il buco finanziario da 300 milioni di euro denunciato da Fuortes in Vigilanza?”.

E ancora: “La nuova organizzazione non consente un significativo contenimento dei costi. Serviranno 10 direttori per i generi (che sono di più di quelli della Bbc) e tre direttori di rete. C’è anche il genere “informazione” che non riguarda però le testate ma le rubriche e gli approfondimenti delle reti, quindi i direttori per l’informazione passeranno da 8 a 9. Un record senza precedenti in nessuna altra tv mondiale”.

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