Una Rai senza i proventi pubblicitari: la proposta Anzaldi-Mulè

Rai senza pubblicità Michele Anzaldi Giorgio Mulè
Il “Cavallo morente” della Rai opera di Francesco Messina – Foto di Guido Montani

Una Rai senza i proventi derivanti dalla pubblicità. Che sarebbero invece devoluti quasi interamente al Fondo per il Pluralismo e l’Innovazione dell’Informazione.

Questa, in parole semplici, la proposta di Legge di due Deputati: il Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi (Italia Viva) e Giorgio Mulè, Capogruppo della Commissione in quota Forza Italia.

Seppur divisi dall’appartenenza politica, i due Onorevoli si sono trovati spesso in accordo per quanto riguarda le questioni del Servizio Pubblico Radiotelevisivo. Recentemente, in sede di Commissione di Vigilanza, durante l’agognata audizione dell’Ad Fabrizio Salini, sia l’On. Anzaldi sia l’On. Mulè si sono pronunciati piuttosto severamente contro le problematiche che attualmente affliggono la Rai.

La proposta di Legge Anzaldi-Mulè

E senz’altro sono in sintonia per quanto riguarda la questione del dumping pubblicitario perpetrato dall’azienda, che danneggia in primis Mediaset, ma anche La7, Discovery e la carta stampata.

Il testo della proposta di legge dei due Deputati, pubblicata da Primaonline, recita nel capitolo 1: “Dall’entrata in vigore della presente legge, è fatto divieto alla società Rai-radiotelevisione italiana Spa di percepire, direttamente o indirettamente, per il funzionamento del servizio pubblico generale radiotelevisivo, i proventi derivanti dalle operazioni di vendita degli spot pubblicitari”.

Più approfonditamente, la Rai continuerebbe a raccogliere i proventi pubblicitari, ma traendone ricavi solo per il 30% del fatturato. Secondo la proposta Anzaldi-Mulè, il restante 70% sarebbe infatti devoluto al Fondo per il Pluralismo e l’Innovazione dell’Informazione. Un organismo istituito dal Governo nel 2016 “volto a garantire l’attuazione dei principi costituzionali in materia di libertà e pluralismo dell’informazione a livello nazionale e locale, ad incentivare l’innovazione dell’offerta informativa e lo sviluppo di nuove imprese editoriali anche nel campo dell’informazione digitale”.

Indipendenza e pluralismo dell’informazione

La legge proposta da Michele Anzaldi e Giorgio Mulè ha senz’altro lo scopo di porre fine alla penalizzazione di Mediaset, La7, Discovery e della carta stampata da parte del già citato dumping perpetrato dalla Rai. Ma anche l’intento, caro all’Onorevole Anzaldi, di “assicurare l’indipendenza e il pluralismo dell’informazione”. Due elementi la cui assenza, quotidianamente, il Segretario della Commissione di Vigilanza fa rilevare nell’ambito del Servizio Pubblico Radiotelevisivo.

A giovarne sarebbero anche, come fa notare Prima Online, “le cooperative giornalistiche e piccole emittenti televisive e radiofoniche locali, che godono dei finanziamenti pubblici che non sono mai abbastanza”. Oltre come già detto, a tutti gli altri editori televisivi. Che sempre più spesso suppliscono alle carenze della Rai in materia d’informazione e di servizio pubblico. E questo malgrado sia sovvenzionata dal canone pagato dai cittadini.

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