Rai, sindacati pronti ad “azioni di lotta”. E alla Scala respingono l’ipotesi Fuortes

Carlo Fuortes Ad Rai
Carlo Fuortes, amministratore delegato Rai

di Marco Zonetti

Alla Rai spira aria di guerra. Dopo il primo insoddisfacente incontro di conciliazione tra organizzazioni sindacali e l’azienda, anche il secondo è stato deludente. Con tutte le conseguenze del caso. Le segreterie sindacali nazionali SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, FNC-UGL, SNATER, LIBERSIND-CONFSAL hanno annunciato infatti ieri la conclusione, con esito negativo, dell’incontro di conciliazione previsto dalle procedure di raffreddamento aperte dalle organizzazioni sindacali in data 20 marzo u.s. Ricordiamo che tali procedure di raffreddamento determinano che, a partire dal momento in cui si proclama lo stato di agitazione fino al giorno dello sciopero, i lavoratori possano rifiutarsi di effettuare prestazioni accessorie quali straordinari, notturni, festivi e così via. Nel caso in cui, com’è ovvio, durante tali procedure l’Azienda dovesse giungere a più miti consigli preferendo una conciliazione, lo sciopero sarebbe revocato.

Dopo l’incontro di ieri non andato a buon fine, le organizzazioni sindacali annunciano quindi a breve la diffusione di un comunicato unitario con le motivazioni della rottura, con l’indicazione delle azioni di lotta conseguenti, e le loro relative articolazioni. Lo sciopero generale appare ancor più vicino di quanto già lo fosse prima, insomma.

Frattanto, le sigle sindacali SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, FIALS-CISAL protestano anche al Teatro alla Scala di Milano, la cui sovrintendenza si dice sarà presto assegnata all’attuale Ad Rai Carlo Fuortes, considerato in partenza dalla Rai. I sindacati respingono tale ipotesi, seppur senza citare direttamente il diretto interessato, dichiarandosi “profondamente contrari a logiche di scambio politico che mettono in discussione l’autonomia culturale del Teatro e che certamente non sono rispondenti a criteri di merito e competenza così come previsto dalle leggi che regolamentano il settore e dallo statuto della Fondazione”.

Nel comunicato congiunto, le OO. SS. rammentano altresì che la nomina “del massimo dirigente della fondazione” è “di esclusiva competenza del Consiglio di Amministrazione presieduto dal sindaco di Milano”, ribadendo categoricamente che la suddetta nomina “debba avvenire seguendo criteri di comprovate capacità gestionali e che la figura scelta debba avere un profilo di eccellenza in ambito culturale”.

Alla luce di tutto ciò, i sindacati auspicano, da parte del Consiglio di Amministrazione e dal Comune di Milano, “una chiara presa di posizione in difesa dell’autonomia della più importante istituzione culturale cittadina e dell’intero Paese, della sua storia e della sua vocazione internazionale”. L’attuale sovrintendente della Scala Dominique Meyer, dal canto suo, ha sottolineato: “Ho rimesso a posto la Ferrari e vorrei guidarla un po’”, e si è detto “commosso” dal comunicato sindacale che, a conti fatti, lo difende dalla ventilata sostituzione a vantaggio di Fuortes.

Frattanto, mentre l’attuale Ad Rai è malvisto alla Scala, vale la pena ricordare quali siano le rivendicazioni dei rappresentanti sindacali dei lavoratori della Tv pubblica, alle quali i vertici sembrano tetragoni. Le OO. SS lamentano che, dopo due anni dalla nomina degli attuali vertici, “poco o nulla di è fatto per dare risposta ai problemi e alla criticità che rischiano di strangolare la Rai”. In tale contesto, neppure “i Responsabili delle Risorse Umane sono stati in grado di affrontare le problematiche a loro afferenti, con il paradosso di giungere ad appaltare all’esterno la stessa valutazione del personale”.

Di seguito riproponiamo, punto per punto, le rivendicazioni che trovano la Rai tetragona:

  • Incertezza sul Piano Industriale, Piano Immobiliare e tenuta finanziaria del gruppo Rai:
  • futuro assetto industriale di RaiWay;
  • utilizzo ingiustificato degli appalti e delle risorse esterne e mancata valorizzazione di quelle interne come previsto dal contratto di servizio (vedi anche, aggiungiamo noi, la denuncia al riguardo del Consigliere di Amministrazione Rai in quota Dipendenti Riccardo Laganà);
  • assenza dele risorse economiche per il rinnovo del CCL;
  • mission dei Centri di Produzione e delle Sedi Regionali;
  • carenza di organico e mancato aggiornamento tecnologico;
  • mancata conciliazione “Vita Lavoro in Produzione Tv, Radio e Sedi Regionali”
  • mancato ampliamento del “Lavoro Agile” in Produzione e miglioramento degli accordi sottoscritti in tema di “Lavoro Agile”;
  • mancato confronto sul Piano di razionalizzazione del Servizio Mensa e del graduale riconoscimento dei Buoni Pasto a tutti i lavoratori.

Riguardo agli appalti e alle spese faraoniche effettuate per trasmissioni prodotte all’esterno, rimandiamo all’ultima controversia relativa allo show Il Cantante Mascherato, il cui flop – a fronte di costi esorbitanti – è stato analizzato dal consigliere Laganà.

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