Il Fatto Quotidiano, in un articolo di Stefano Vergine, torna sulla vicenda della tentata truffa alla Rai messa in atto il 29 aprile 2019. Truffa partita con una mail inviata al Presidente Marcello Foa dall’indirizzo giovannitria@mef.gov, che pareva a prima vista appartenere all’allora Ministro dell’Economia Giovanni Tria. A Palazzo Chigi governava ancora la compagine giallo-verde di cui Foa era diretta emanazione alla Rai.
Il finto Giovanni Tria
Peccato che il mittente della mail non fosse il Ministro, bensì un’associazione a delinquere specializzata in “truffe ai ceo” come evidenziato dalla Procura di Milano che sta indagando sulla vicenda. Truffa per giunta, quella alla Rai, in cui Foa era cascato con tutte le scarpe. Per la precisione, il finto Tria gli chiedeva di “liquidare il compenso accordato in un contratto internazionale con alcune società cinesi, pagando un milione di euro”. Foa anziché accertarsi del tutto contattando il Ministro Tria e chiedendo spiegazioni, comunicò l’operazione da effettuare all’Ad Salini, che invece si insospettiva all’istante. Salini chiamò a quel punto Tria al Ministero dell’Economia, quello cadde dalle nuvole, e l’Ad Rai si rese conto che si trattava di una truffa in piena regola. Sporgendo quindi denuncia ai carabinieri.
La tentata truffa a Marcello Foa rientra in un novero assai nutrito di frodi perpetrate dalla banda di cui fa parte Yigal Halwani, un italiano di origini israeliane arrestato a Tel Aviv il 20 ottobre 2020 assieme a tre dei suoi complici, un israeliano e due francesi.
I lati oscuri secondo Michele Anzaldi
Sulla questione si era espresso a profusione l’On. Michele Anzaldi (Iv), Segretario della Commissione di Vigilanza Rai. “Ci sono interrogativi” dichiarava qualche mese fa l’On. Anzaldi, “ai quali ancora oggi Foa rifiuta di rispondere: perché ha informato il Cda solo 7 mesi dopo i fatti e dopo un lunghissimo silenzio? Perché non ha mai mostrato né a Salini, né al Cda la lettera del finto ministro Tria? Perché un presidente della Rai dà corso alla richiesta assolutamente fuori da qualsiasi regola di un ministro che chiederebbe un pagamento diretto ad un’azienda, dopo essersi confidenzialmente firmato ‘Giovanni’? Perché Foa non ha denunciato subito la richiesta di soldi da uno sconosciuto, quale sarebbe stato l’avvocato con studio a Ginevra, ma anzi si è rivolto all’amministratore delegato Salini chiedendo di saldare? Perché Foa non ha mai chiarito se la telefonata del presunto avvocato di affari gli sia arrivata sul telefonino personale o su quello di servizio?”.
A denunciare la truffa fu Salini e non Foa
L’On. Anzaldi proseguiva: “E’ un fatto che la denuncia ai carabinieri della tentata truffa sia stata fatta dall’amministratore delegato Salini e non da Foa, che anzi invece di effettuare le dovute verifiche pensò bene di lasciar detto di pagare e andarsene in vacanza. Quale altro amministratore di azienda si comporterebbe così? In mano a chi è il servizio pubblico radiotelevisivo che amministra quasi 2 miliardi di euro di canone degli italiani? Chi di fronte a questo scandalo non si adopererà per liberare la Rai da un amministratore così inadeguato sarà pienamente complice e corresponsabile“.