Rai, tra Fuortes e Orfeo finisce a tarallucci e vino (e l’Ad perde)

Mario Orfeo e Carlo Fuortes
Mario Orfeo e Carlo Fuortes

di Marco Zonetti 🖋️

La decisione dell’Ad Rai Carlo Fuortes di rimuovere Mario Orfeo dalla poltrona di Superdirettore dell’Approfondimento Rai – decisione giunta come un fulmine a ciel sereno – ha infiammato il lungo weekend del 2 giugno facendo sprecare fiumi d’inchiostro e di byte. Peccato però che, come nella miglior tradizione italica e soprattutto della Tv pubblica, la guerra si sia presto trasformata in una farsa che si chiuderà nel prossimo Cda con i proverbiali “tarallucci e vino”.

La diatriba tra Fuortes e Orfeo, iniziata con la defenestrazione di quest’ultimo poiché “è venuto meno il rapporto di fiducia”, vedrà infatti “Marione” tornare a occupare l’importante poltrona di Direttore del Tg3, che si rivelerà preziosissima nei prossimi mesi di campagna elettorale nonché dispensatrice di un enorme potere per chi la occupi. Una poltrona cruciale che Orfeo aveva lasciato a malincuore per quella dell’Approfondimento, prestigiosa sulla carta ma portatrice di varie problematiche insormontabili quali l’obbligatorio rapporto con conduttori come Bruno Vespa, Bianca Berlinguer e Sigfrido Ranucci, irriducibili, inamovibili e strenui difensori della propria linea editoriale. Al Tg3 Orfeo tornerà invece a dominare incontrastato in un periodo politicamente vulcanico come può solo esserlo quello precedente alle elezioni politiche.

La sonora sconfitta di Fuortes è dunque la seguente: prima l’Ad sbandiera che è venuto meno il rapporto fiduciario con Orfeo, poi – travolto dalle polemiche – è costretto a restituirgli alla chetichella la guida del Tg3… Facciamo a capirci: il discusso “Marione” non è degno di fiducia per dirigere l’Approfondimento Rai, ma per essere al timone di una delle testate giornalistiche più importanti della Rai, ovvero il Tg3, sì? Perfino un orsetto di peluche si accorgerebbe che siamo di fronte a un farsesco paradosso.

L’altro aspetto peculiare è il silenzio tombale della Presidente Rai Marinella Soldi, già piuttosto invisibile di suo e a maggior ragione in questi giorni di polemica infuocata. Cosa ne pensa di quanto è avvenuto tra l’Ad e Orfeo? Qual è la sua opinione di vertice Rai e di principale organo di rappresentanza dell’azienda? Non si sa.

Senza contare il triste comunicato dei Consiglieri di Amministrazione Rai che, giusto per non rimanere in un silenzio altrettanto cimiteriale, hanno espresso un debolissimo rimprovero all’Ad Fuortes per non averli coinvolti nella rimozione delle deleghe a Orfeo. E se qualcuno ha pensato che i consiglieri espressione dei partiti potessero far saltare il banco e respingere al mittente le nomine di Orfeo al Tg3, di Simona Sala alla Direzione Day Time e di Antonio Di Bella alla Direzione Approfondimento, sappia che tali nomine verranno sicuramente votate in maggioranza in sede di Consiglio giacché rifiutarle sarebbe decretare la caduta di Fuortes e del CdA (e sempre meglio una poltrona oggi che una domani occupata da altri). I suddetti “tarallucci e vino”, insomma.

Ultimo aspetto della farsa è che la defenestrazione di Orfeo da una direzione ha portato Fuortes a stravolgerne ben tre in piena campagna per le elezioni amministrative e in concomitanza con la partenza dei palinsesti estivi. Con Sala spedita al Day Time del quale non si è mai occupata in vita sua, e “Anthony” Di Bella – come viene chiamato a sua insaputa da vari conduttori e conduttorini attratti dal fascino dell’esotico – spostato all’Approfondimento dopo solo pochi mesi d’insediamento al suddetto Day Time.

Dulcis in fundo, il M5s, intempestivo come sempre, ha annunciato la convocazione dell’Ad Rai in Commissione di Vigilanza per spiegare le ragioni della rimozione di Orfeo, abboccando alla boutade secondo la quale lo scopo di Fuortes sarebbe stato quello di “dare spazio a un membro di Fratelli d’Italia”. Ovviamente una bufala, già superata dagli eventi.

Ma chi ha vinto dunque tra Orfeo e Fuortes? Chi è stato il ragno e chi la mosca in questa squallida ragnatela d’intrighi da corridoio? Sicuramente è l’Ad a uscirne con le ossa spezzate, e le sue quotazioni non è che godessero già di ottima salute a Viale Mazzini. E neanche a Palazzo Chigi, se è per questo. Il potente Orfeo, come il suo omonimo mitologico, ha dimostrato dal canto suo di saper andare e tornare indenne dall’Inferno, uscendone addirittura rafforzato. E, come al solito, a perdere davvero è stato il cittadino che paga il canone, costretto ad assistere all’ennesima offensiva pantomima.

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