Rai1 senza più freni, Sanremo (e non solo) ha dato alla testa

Stefano Coletta Alberto Matano Sanremo 2022
Stefano Coletta e Alberto Matano a La vita in diretta su Rai1

di Marco Zonetti 🖋️

Serena Bortone a Oggi è un altro giorno lancia pubblicità e anatemi sottolineando che “chi cambia canale non merita di stare al mondo”, guadagnandosi un “non siamo al mercato” da parte del Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi e scatenando una ridda di critiche sulla pagina IndigneRai, che raccoglie i dipendenti dell’azienda. La stessa Bortone fa poi una gaffe con Michele Bravi, gelata dal cantante. Alberto Matano alla Vita in Diretta corre sfrenato attorno al tavolo gridando di gioia per gli ascolti ottenuti. Sempre alla Vita in Diretta, il direttore Stefano Coletta si piazza davanti alla telecamera e snocciola tutti i successi (?) della rete, senza però sottolineare i tanti flop, stigmatizzati da sindacati, maestranze, consiglieri di amministrazione. Tutto questo è accaduto su Rai1 soltanto ieri, 4 febbraio 2022.

Ma tutto va bene, nessuno eccepisce nel teatrino autoreferenziale che è diventata l’Ammiraglia Rai, nella quale tutti ormai sembrano aver perso la bussola e fanno ciascuno i propri comodi, profittando anche della difficile transizione dalla suddivisione in reti a quella in generi, mentre i superdirettori nominati – fra cui Coletta – si stanno spartendo i vari programmi. I vertici, poi, non esistono, o lasciano fare. O forse provano a intervenire ma non vengono ascoltati. Basti pensare alla farsa delle conferenze stampa a Sanremo dominate da soli uomini, quando la Presidente Rai Soldi ha firmato con la Ministra delle Pari Opportunità Bonetti un protocollo “no women no panel”, per garantire pari presenza femminile e maschile nei dibattiti. Forse sarebbe meglio sfoggiare meno inglesismi, che fanno tanto “internescional”, signora mia, e badare alla sostanza.

Ma tant’è, tornando a Rai1 riceviamo giornalmente segnalazioni sulla perdita assoluta di freni inibitori nei programmi della giornata, il tutto poco sottolineato dagli altri giornali e giornaloni, non tutti ma quasi, i cui direttori e le cui firme sono spesso ospiti nelle suddette trasmissioni, o addirittura vengono omaggiati con video ad hoc girati dagli stessi conduttori. Agghiacciante.

Ci tornano alla mente i tempi in cui Teresa De Santis dirigeva Rai1 e veniva bersagliata costantemente sulla stampa, dal quotidiano La Repubblica in primis che distruggeva soprattutto il programma Uno Mattina e il suo conduttore Roberto Poletti, reo di essere il “biografo di Salvini”. Ora che il programma è condotto da Monica Giandotti, moglie del caporedattore di Repubblica Stefano Cappellini, su Uno Mattina – che ha perduto peraltro ascolti dai tempi di Poletti – silenzio assoluto. Sarà senz’altro una coincidenza, ma tant’è. Carta canta.

La De Santis, che malgrado sia una bella donna pecca forse di scarsa vanità a differenza di altri, maschi e femmine, che si sentono Sharon Stone o addirittura Lolita, appariva poco, esultava meno e, nonostante il successo record di Una storia da cantare fatto al risparmio con una produzione tutta interna rivalutando anche l’Auditorium di Napoli, incassava attacchi dalla mattina alla sera, nell’indifferenza generale delle femministe che s’indignano per un nonnulla, e che non batterono ciglio quando la prima e unica donna a dirigere Rai1 veniva defenestrata in malo modo a pochi giorni dall’inizio del Festival di Sanremo 2020 che aveva voluto e organizzato.

Nessuno sottolinea il fatto che Amadeus, oggi idolatrato per i suoi ascolti all’Ariston, a Sanremo 2020 non lo volle Coletta – che arrivò a cose fatte – bensì Teresa De Santis, e che se lei non si fosse impuntata e avesse prevalso la linea dell’ex Ad Salini (che poi andò in prima fila all’Ariston a ballare sul cadavere dell’ex direttrice di Rai1), avremmo avuto nel 2020 Alessandro Cattelan al timone. Non esattamente uno che ha fatto ascolti record con Da Grande su Rai1, visto il flop ovviamente già dimenticato. Come quello di A grande richiesta, record negativo in prima serata su Rai1. O di Penso che un sogno così. O de La musica che gira intorno. O de La canzone segreta. E così via. Tutti fiaschi opportunamente fatti cadere nell’oblio.

Non siamo i soli ad aver notato che il successo del Festival di Sanremo 2022 abbia dato alla testa un po’ a tutti, ma l’autocelebrazione, l’autoreferenzialità e la mania di protagonismo sono mali che sembrano aver preso inesorabilmente possesso di Rai1. Per non citare sempre Teresa De Santis, non ricordiamo Andrea Fabiano comparire a ogni piè sospinto su palchi e palchetti televisivi, rilasciare interviste su interviste, snocciolare successi a destra e a manca; né tantomeno Angelo Teodoli, per rammentare gli ultimi direttori di Rai1. Né ricordiamo corse scalmanate attorno ai tavoli, anatemi, e altre amenità. E meno male che quella “trash” era Barbara D’Urso, che almeno però, bontà sua, non era pagata dal canone…

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