Rai3, Anzaldi difende Damilano: “Da Tg1, Tg2 e USIGRai polemiche incomprensibili”

Marco Damilano striscia quotidiana Rai3
Marco Damilano

di Marco Zonetti 🖋️

Il caso della nuova striscia quotidiana di Rai3 che partirà dal prossimo settembre in access prime time, affidata dall’Ad Carlo Fuortes e dal Direttore Mario Orfeo all’ex Direttore dell’Espresso nonché volto di La7 Marco Damilano, ha scatenato una ridda di critiche politiche, provenienti perlopiù dagli ambienti della Lega, nonché numerose levate di scudi da parte dei giornalisti interni alla Rai, dei loro sindacati di riferimento come l’USIGRai, di Lettera22 e dei CdR di Tg1 e Tg2.

Motivo? Il giornalista è di fatto un esterno, quando invece l’azienda – che versa in un regime di ristrettezze economiche – può vantarne oltre 2.000 interni. Per quale motivo, dunque, aggravare la Rai con ulteriori costi per l’ingaggio di Damilano, anziché valorizzare i giornalisti interni alla Tv di Stato pagata dal canone, risparmiando al tempo stesso denaro pubblico? Mentre infuriano sempre più accese le polemiche, con l’annuncio da parte del Tg2 di uno sciopero di tre giorni (la striscia andrebbe in onda in concorrenza con l’edizione delle 20.30 del notiziario della Seconda Rete), VigilanzaTv ha chiesto al Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi un parere in merito.

Onorevole Anzaldi, l’annuncio della nuova striscia in prima serata su Rai3 a Marco Damilano ha scatenato diverse proteste tra i partiti e nella stessa azienda. Che ne pensa?
“Quelle contro la nuova striscia di Rai3 mi sembrano polemiche incomprensibili. È una buona notizia che la Rai, finalmente, aumenti gli spazi d’informazione, ottemperando a quanto prevedono la Concessione e il Contratto di Servizio. Negli ultimi anni, invece, abbiamo assistito solo al taglio dell’informazione e al peggioramento della qualità di quella esistente, addirittura a ripetute violazioni del pluralismo e della deontologia. Peraltro in questa occasione la Rai sottrae alla concorrenza uno dei suoi volti, Marco Damilano, da anni riferimento di quella che ormai è a tutti gli effetti la concorrente di Rai3, ovvero La7, quindi anche un’operazione di mercato”.

In molti, però, contestano la scelta di un esterno, in particolare l’Usigrai e i Cdr di Tg1 e Tg2. Non sarebbe stato più indicato cercare all’interno dell’azienda?
“Valorizzare le risorse interne per un’azienda con 13mila dipendenti come la Rai è un dovere, ma se abbiamo scoperto che vengono addirittura pagati gli opinionisti e gli ospiti delle trasmissioni di informazione, se abbiamo scoperto che alcuni giornalisti esterni peraltro palesemente schierati vengono retribuiti per partecipare ai talk show di prima serata, come possiamo sorprenderci che la Rai si rivolga all’esterno anche per i conduttori? Perché la Rai nelle trasmissioni non fa crescere televisivamente i suoi giornalisti intanto chiamandoli come ospiti? Perché nei talk show abbiamo i giornalisti esterni pagati e non abbiamo i vicedirettori, i caporedattori e gli inviati Rai? Prima ancora di dargli una trasmissione da condurre, forse intanto si potrebbe chiamarli come opinionisti”.

Quindi in questo caso è accettabile chiamare un esterno?
“Con Damilano parliamo di un volto tv noto e dell’ex direttore di uno dei settimanali italiani più prestigiosi, in altri casi abbiamo visto giornalisti senza curriculum premiati con trasmissioni quotidiane, e non ricordo proteste di Usigrai e Cdr. Così come dal Cdr del Tg1 mi sarei aspettato la stessa protesta dopo che, in queste settimane, il loro tg ha mandato in onda in quasi tutte le edizioni servizi di fotoreporter esterni e freelance dall’Ucraina, quando la Rai aveva i propri inviati nelle stesse città. Corrispondenze per le quali un fotoreporter intervistato su Vanity Fair ha parlato di compensi da 1.500-2000 euro l’una. Quello spreco non l’hanno visto?”.

In Rai c’è chi protesta anche per la sovrapposizione con il Tg2, che potrebbe portare via ascolti al tg di Rai2. Che ne pensa?
“La presunta concorrenza al Tg2 mi sembra una questione totalmente infondata: per anni Il Fatto di Enzo Biagi è andato in onda a quell’ora, in piena sovrapposizione con il Tg2, ma nessuno ha mai protestato, e all’epoca il Tg2 delle 20.30 faceva più del doppio degli ascolti di oggi. È evidente che un telegiornale e un approfondimento sono due prodotti televisivi diversi, a meno di non voler dire che il Tg2 non è un tg ma un talk show. Gli ascolti del Tg2 sono già crollati negli ultimi anni, durante i quali c’è stato il record di violazioni del pluralismo sanzionate dall’Agcom. Basta fare un esempio con un giorno a caso: il 4 aprile 2017 il Tg2 delle 20.30 faceva segnare 2.218.000 telespettatori con l’8.6% di share; ieri 4 aprile 2022, in piena guerra in Ucraina, nel giorno degli orrori di Bucha, gli ascoltatori sono stati 1.399.000 per il 5,8% di share. Quasi la metà del Tg2 di Ida Colucci, quindi”.

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