Rai3 brilla con l’Odissea di Iannacone. E adesso le Istituzioni salvino il Teatro Patologico

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Domenico Iannacone, Dario D’Ambrosi e Francesco Giuffrè ne L’Odissea

Ieri sera, venerdì 2 aprile 2021, Venerdì Santo e Giornata Mondiale della consapevolezza dell’autismo istituita dall’ONU, è andato in onda su Rai3 – finalmente in prima serata – Domenico Iannacone con il docu-film L’Odissea.

Esempio di servizio pubblico nel più nobile dei significati, il racconto della messa in scena del poema omerico da parte degli attori del Teatro Patologico di Dario D’Ambrosi diviene sfaccettata narrazione dell’odissea personale dei protagonisti, ciascuno alle prese con gli ostacoli dovuti al proprio “disturbo” psicologico, aggravati dalle restrizioni e dal confinamento del primo lockdown. Ma è anche la narrazione dell’odissea di Dario D’Ambrosi che ha dedicato la propria vita al suo teatro romano donando una ragione di esistere e una dignità artistica a persone spesso vessate, trascurate o perfino rifiutate dalla società in quanto erroneamente ritenute “diverse”. Un’impresa titanica, quella di Dario, che lo vede lottare quotidianamente contro la mancanza di fondi che minacciano la sussistenza stessa del teatro, e contro le scarse vedute delle istituzioni, per non dire la cecità – più profonda di quella di Polifemo mutilato da Ulisse.

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Domenico Iannacone e Dario D’Ambrosi

E in ultima analisi, è la narrazione dell’odissea dello stesso Domenico Iannacone, che ha faticato non poco per realizzare e veder trasmesso questo documento eccezionale, che tanto si distacca – per pregio stilistico e sociale – dalla maggior parte dei prodotti televisivi, anche della Rai. Quella Rai che troppo spesso destina risorse faraoniche a produzioni di scarso valore civico e totalmente distanti dal compito di servizio pubblico che sarebbe pagata dai cittadini per assolvere.

E Iannacone, D’Ambrosi, gli attori del Teatro Patologico, il regista che li ha diretti Francesco Giuffrè, figlio dell’indimenticato Carlo, e tutti coloro che hanno partecipato a quest’avventura hanno infine vinto lo sfavore della sorte avversa e sono arrivati in porto con la loro “zattera” e la loro opera.

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Dario D’Ambrosi motiva gli attori del Teatro Patologico di Roma. Accanto a lui, il regista Francesco Giuffrè

Ora però è necessario che la parte più fortunata della società civile, i facoltosi imprenditori in grado d’investire per una buonissima causa, magari lo stesso mondo della televisione, quello meno vessato dalle chiusure e dalle restrizioni, quello dei contratti stellari e delle esclusive milionarie (a spese dei cittadini), ma soprattutto la politica e le istituzioni si mobilitino per salvare il Teatro Patologico dal rischio della chiusura. E per impedire che Fabio, Claudia, Paolo, Marina, Andrea e tutti i mirabili esseri umani alla cui vita Dario D’Ambrosi ha donato valorosamente e civicamente un senso, tornino nell’oblio di una sconfinata, disperata e inumana solitudine. A questo link è possibile effettuare una donazione al Teatro Patologico.

Teatro Patologico Roma
Claudia nei panni di Circe
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