Rai3, Damilano al timone della nuova striscia alle 20.35. Malumori in Rai

Marco Damilano
Marco Damilano

di Marco Zonetti 🖋️

Dal prossimo settembre 2022, su Rai3 andrà in onda la discussa striscia quotidiana nella fascia di access prime time, annunciata da Dagospia mesi fa, che avrebbe dovuto essere affidata a Lucia Annunziata e che invece vedrà alla sua guida il volto – esterno alla Rai – di Marco Damilano.

L’ex Direttore dell’Espresso nonché volto di La7 era già apparso al Tg1 quale autore di un servizio durante la maratona quirinalizia di Monica Maggioniservizio che si scoprì essere la mera, tragicomica lettura del libro dello stesso Damilano Il Presidente. Da profondi – ahinoi – conoscitori delle dinamiche Rai sapevamo che quando c’è fumo presto ci sarebbe stato anche fuoco, ed ecco infatti arrivare la notizia dell’approdo del giornalista nei lidi della Tv pubblica al timone di una trasmissione in onda su Rai3 che durerà dieci minuti, dalle 20.35 fino alle 20.45 in modo da non andare a intaccare Un posto al sole, storica soap della Terza Rete.

Damilano, che condurrà da “un innovativo studio della sede Rai di Viale Mazzini a Roma”, è stato destinatario della soddisfazione e degli auguri dell’Ad Carlo Fuortes, strenuo fautore della striscia, e del Direttore dell’Approfondimento Mario Orfeo. 

Il nuovo conduttore ha però destato soddisfazione e auguri assai meno calorosi e di tutt’altro tenore da parte dei giornalisti Rai, ancora una volta scavalcati dal volto di una rete concorrente. Dopo la polemica degli inviati esterni e degli operatori esterni nelle zone di guerra, ecco che arriva un altro “esterno” promosso a un incarico di prestigio. 

Se il CdR del Tg2 parla di “concorrenza interna”, visto che la striscia di Damilano andrebbe in concomitanza con il notiziario della Seconda Rete, e chiede di ripensarne l’orario di messa in onda, l’USIGRai definisce la scelta di Damilano una “paradossale” e precisa, in linea con quanto descritto da noi più sopra: “Ancora una volta l’azienda ricorre a un giornalista esterno per l’informazione. L’arrivo di Marco Damilano è soltanto l’ultimo caso. In un momento in cui l’ad Carlo Fuortes chiede sacrifici agli interni, ci sembra paradossale che all’improvviso ci siano i soldi per pagare l’ex direttore de L’Espresso, che è un giornalista esterno, quindi con un aggravio di costi per l’azienda. Come si è giunti alla scelta di Damilano? Il direttore Mario Orfeo, prima di ricorrere a un esterno, ha valutato ì curricula degli interni?”.

Il sindacato dei giornalisti Rai rincara: “Non si comprende inoltre la logica di sovrapposizione di palinsesto della striscia di informazione prevista alle 20.35 su Rai3, con il Tg2 che va in onda allo stesso orario. La nuova organizzazione per generi così parte male e invece di migliorare l’offerta apre la strada ad una concorrenza interna che non giova al prodotto di informazione della Rai. Freelance, giornalisti esterni, conduttori esterni, non è questa la strada del servizio pubblico“.

Anche Lettera22 critica aspramente la scelta dell’Ad Fuortes: “Più di 2000 giornalisti interni e la Rai chiama un esterno per condurre la striscia informativa quotidiana di Rai3? È una scelta incomprensibile quella della Rai, se non in una logica di mera lottizzazione. Un’operazione che ricorda stagioni della Prima Repubblica in cui il servizio pubblico veniva usato come “ammortizzatore sociale” piazzandovi i giornalisti in uscita dai giornali di partito. Contrattualizzare in Rai Marco Damilano, direttore appena uscito dall’Espresso e volto noto di un programma della concorrenza su La7, per condurre il programma d’informazione quotidiana su Rai3, striscia informativa peraltro in diretta concorrenza con il Tg2. Uno schiaffo agli oltre 2000 giornalisti del Servizio Pubblico, mortificati ancora una volta nella loro professionalità, e ai cittadini che con il canone lo sostengono, costretti a pagare scelte dettate da logiche di bassa politica”.

In tutto questo noi ci domandiamo: Quanto ci costerà l’ingaggio di Damilano? E “l’innovativo studio nella sede di Viale Mazzini”? Che li paghiamo a fare oltre 2000 giornalisti interni se poi bisogna ricorrere agli esterni? Dubitiamo di ricevere mai risposte al riguardo.

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