di Marco Zonetti 🖋️
Non c’è pace a Rai3. Mentre ancora infuria la diatriba relativa alle ospitate del docente della Luiss Alessandro Orsini nel programma condotto da Bianca Berlinguer e al suo contratto stracciato dalla Rai, diatriba che ha finanche ispirato una bozza di risoluzione in Commissione di Vigilanza che abbiamo definito “Lodo Cartabianca”, ecco che torna ad arroventarsi una recente polemica che stava covando sotto le ceneri.
Parliamo di quella relativa alla discussa striscia quotidiana affidata all’ex Direttore dell’Espresso Marco Damilano, che andrà in onda su Rai3 dalla prossima stagione. Alla notizia del reclutamento del giornalista da parte della Rai, secondo le indiscrezioni di Dagospia con gli auspici di Romano Prodi, il Centrodestra e in primis Fratelli d’Italia avevano protestato a gran voce, manifestando una inusitata corrispondenza di amorosi sensi con il sindacato USIGRai – ufficialmente contrario al reclutamento di un esterno e per giunta volto di La7 – ed esprimendo solidarietà con il notiziario di riferimento delle Destre, ovvero il Tg2 con il quale la striscia di Damilano rivaleggerà nello stesso slot orario.
A tal proposito, la Senatrice Daniela Santanchè, Capogruppo di FdI in Commissione di Vigilanza, aveva tuonato: “A memoria non si ricordano spazi informativi che si facciano concorrenza a vicenda. Peraltro, al silenzio di ieri che aveva accompagnato la notizia del nuovo programma di Damilano, oggi registriamo il plauso di alcuni componenti della Vigilanza del Pd, Valeria Fedeli e Andrea Romano, e di Italia Viva, Michele Anzaldi. Ciò conferma da dove sia nata l’idea di affidare a Damilano una striscia quotidiana informativa, che consigliamo di chiamare ‘Tele-Pd’. Ma soprattutto quanto accaduto rafforza in noi il convincimento che la sinistra considera la Rai una sua proprietà e che in particolare Rai3 sia l’ufficio di collocamento degli amici giornalisti, specie se disoccupati e reduci da fallimenti editoriali“.
Come rivela Ilaria Proietti sul Fatto Quotidiano, la Senatrice Santanchè è andata oltre e ha presentato un quesito alla Rai, interrogandola sul compenso che sarebbe stato pattuito per Damilano. Si parla di 2mila euro a puntata, per un esorbitante totale di 50mila euro mensili. Un ammontare faraonico che, se verificato, scatenerebbe un putiferio senza precedenti contro l’Ad Carlo Fuortes, chiamato a tutti gli effetti a Viale Mazzini per risanare conti e tagliare costi, e già inviso a sindacati e giornalisti Rai (e alla politica) per aver tagliato l’edizione notturna della Tgr, finanche con conseguenze giudiziarie.
La Rai, dal canto suo, ha smentito le cifre di cui sopra. Secondo l’Ansa, infatti: “A differenza di quanto erroneamente riportato da alcuni articoli di stampa, il contratto sottoscritto da Marco Damilano per la striscia quotidiana di informazione ha previsto un compenso annuale inferiore al tetto dei 240 mila euro lordi. Completamente infondate vanno ritenute le cifre superiori che sono state riportate negli articoli di stampa”. Inferiore di quanto, però? Anche 239mila euro, di fatto, sarebbero inferiori al tetto di 240mila… Viale Mazzini non ha specificato, quindi si prevedono strascichi della vicenda.
Frattanto, dal 2 maggio sempre su Rai3 partirà il nuovo programma ideato e condotto dall’ex Senatore dem Gianrico Carofiglio. La cui collocazione il lunedì in seconda serata subito dopo Report – la trasmissione più vista di Rai3 assieme a Chi l’ha visto? – gli garantirà un traino preziosissimo per gli ascolti. Altro che TelePd.