RaiStoria. Anzaldi: “Anziché la cultura, Rai tagli sprechi e mega contratti”

Michele Anzaldi raistoria
Michele Anzaldi, Segretario della Commissione di Vigilanza Rai

Giù le mani da RaiStoria. Dopo l’indiscrezione sulla chiusura del canale RaiStoria diffusa dal Segretario della Vigilanza Rai Michele Anzaldi non si placa l’indignazione in rete. Ispirando anche una petizione di salvataggio del canale su Change.org. Petizione che ha superato in poche ore le diecimila firme e sottoscritta dallo stesso On. Anzaldi, e anche dalla Fondazione Feltrinelli. Che su Twitter ha scritto: ‘La storia è urgenza civile, conoscenza profonda, antidoto alle paure. La Rai è la più grande industria culturale europea. Recedere dal presidio sulla Storia è incomprensibile. Firmiamo e diffondiamo la petizione’”.

“Decisione grave e incomprensibile”

Intanto l’Onorevole Anzaldi è tornato sull’argomento in un articolo sull’Huffington Post, entrando nel vivo della discussione. “La chiusura di Rai Storia e di Rai 5, che l’amministratore delegato Rai Salini intende accorpare in un unico canale dimezzando l’offerta culturale della Rai, rappresenta una decisione grave e incomprensibile che i vertici del servizio pubblico si appresterebbero a prendere. Nonché una pesante violazione del Contratto di Servizio.

“Tra i motivi per cui gli italiani pagano il canone in bolletta e garantiscono alla Rai quasi 2 miliardi di euro di finanziamento pubblico c’è proprio la produzione e trasmissione di programmi culturali, soprattutto di quella programmazione che potrebbe risultare meno sostenibile a livello commerciale”.

Recuperare risorse tagliando mega compensi e riducendo sprechi

“In questo senso”, prosegue l’On. Anzaldi, “Rai Storia al canale 54, dedicato all’approfondimento storico, e Rai 5 sul canale 23, dedicato agli spettacoli dal vivo, teatro, documentari di arte, rappresentano l’essenza stessa del servizio pubblico, apprezzati ogni giorno da circa 200-300mila telespettatori in prime time”.

E affonda: “Se l’azienda deve recuperare risorse, tagli le tante produzioni esterne di carattere
commerciale, che spesso fanno confondere il servizio pubblico con le tv private. Si taglino i mega compensi, si riducano gli sprechi dei costosissimi appalti alle società estern
e per produrre persino i programmi di informazione, alcuni con costi esorbitanti e addirittura relativi subappalti che fanno lievitare ancora di più le spese e rendono impossibili i controlli”. L’On. Anzaldi invoca anche l’intervento del Governo, e in primis del Premier Giuseppe Conte e del Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini.

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