
di Marco Zonetti
Dopo che, nel 2002, l’editto bulgaro berlusconiano diede inizio allo smantellamento dell’approfondimento Rai e del servizio pubblico – ora sempre più appannaggio di La7 – sulla Terza Rete Rai era rimasto un baluardo a difesa del giornalismo d’inchiesta. Report, condotto prima da Milena Gabanelli e ora da Sigfrido Ranucci.
Non sempre si è d’accordo con le sue inchieste, talora capita che vengano evidenziate presunte opacità da parte dei nostri leader o dei nostri partiti di riferimento, ma è giusto così, perché un programma di approfondimento degno di questo nome non deve fare sconti a nessuno, mantenendosi equidistante.
Per questo abbiamo accolto con letizia e sollievo la chiusura dell’inchiesta interna alla Rai contro Sigfrido Ranucci, avviata dopo la denuncia del deputato Andrea Ruggieri in Commissione di Vigilanza e finita con un semplice richiamo ai danni del giornalista e conduttore.
Report, con i suoi pregi e i suoi difetti, è tutto ciò che resta del glorioso approfondimento Rai, quello per cui un tempo la nostra Tv di Stato è un’eccellenza in Europa. Come tale, la trasmissione va tutelata e protetta dalle tante ingerenze politiche che vorrebbero ridurla al silenzio.
Si respira una sempre più forte aria di censura, e i “venti di cambiamento” che spirano non lasciano sperare nulla di buono per il futuro politico-istituzionale che ci attende con le prossime elezioni previste per il 2023, se nulla accadrà prima per anticiparle. Ci auguriamo perciò che l’esito favorevole dell’inchiesta interna rafforzi l’approfondimento Rai e, soprattutto, che serva ad arginare i tentativi manifesti e occulti d’imbavagliare Report, Ranucci e la sua squadra. Ultimo baluardo del giornalismo d’inchiesta della tv pubblica pagata dai cittadini.