di Marco Zonetti 🖋️
Mentre l’invasione russa dell’Ucraina prosegue tra lampi di effimera speranza riguardo a possibili accordi e i lampi di bombe e ordigni lanciati senza sosta sulle città assediate dall’esercito di Vladimir Putin, ecco che continua a far discutere la questione della copertura informativa del conflitto da parte della Rai, finita anche nel mirino di Pinuccio di Striscia la Notizia. E mentre la Tv pubblica non cessa di fare massiccio ricorso a inviati esterni, malgrado gli oltre 1500 giornalisti interni pagati dal canone, ecco che scoppia anche il caso dei tecnici esterni, operatori di ripresa e montatori, dispiegati nelle zone di guerra al seguito degli inviati Rai. Esterni che, come tali, non godono delle stesse garanzie di sicurezza degli omologhi interni alla Tv di Stato, esposti di fatto agli stessi pericoli ma a fronte di assai minori tutele, specie in un teatro di guerra. Sulle modalità di utilizzo di tali professionalità esterne da parte della Rai ha indagato il Segretario della Commissione di Vigilanza Michele Anzaldi, che ha rivelato a VigilanzaTv retroscena piuttosto eclatanti. E inquietanti.
Onorevole Anzaldi, alcune settimane fa lei ha presentato un’interrogazione alla Rai chiedendo se è vero che al seguito degli inviati in Ucraina siano presenti tecnici di ripresa di società esterne e non personale Rai. Le hanno risposto?
“Sì, la Rai ha appena dato riscontro alla mia interrogazione sulla presenza di tecnici esterni in Ucraina e la risposta lascia davvero allibiti: in Ucraina sono presenti solo tecnici di ripresa esterni, non c’è nessun tecnico Rai. Come è possibile che un’azienda che ha 13mila dipendenti, oltre a migliaia di collaboratori, non abbia nessun operatore da mandare in uno scenario di guerra? Questo sarebbe il servizio pubblico?”.
La Rai le ha detto quanti sono i tecnici esterni presenti in Ucraina?
“La risposta all’interrogazione parla di 14 operatori di ripresa e 9 montatori, riconducibili a 9 diverse società. La Rai, però, dice anche altro: il ricorso agli esterni sarebbe stato dettato dal fatto che i tecnici interni siano tutti impegnati nella copertura degli speciali delle testate giornalistiche e chi ha dato la disponibilità per partire non ne avrebbe i requisiti. Una dichiarazione che apre scenari inquietanti, perché è stata smentita da una lettera che la commissione di Vigilanza ha ricevuto nei giorni scorsi proprio da un operatore di ripresa Rai”.
Di chi sta parlando?
“Il telecineoperatore Rai Claudio Rubino, autore di tanti reportage di guerra tanto da essere stato pluripremiato, tra cui anche il Premio Ilaria Alpi, e aver anche subito un pericoloso incidente in Libia proprio mentre stava filmando, ha scritto alla Vigilanza allegando un carteggio con il Cdr del Tg3 e con l’azienda, dove dichiara di aver chiesto più volte di partire per l’Ucraina. Ma la Rai non lo ha mai autorizzato, preferendo collaboratori esterni. Neanche lui ha i requisiti? Perché l’azienda ha preferito dare appalti esterni, pur avendo un operatore di razza al proprio interno disponibile a partire? Quanti altri casi come lui ci sono? Possibile che nessuno controlli? Che fanno l’Audit interno e la Corte dei Conti? Ma soprattutto: ancora una volta la Rai ha mentito alla Vigilanza?”.
Ne ha parlato con il presidente della commissione Barachini?
“Porrò la questione al prossimo ufficio di presidenza, come peraltro l’ho già posta diverse volte, da ultimo proprio all’audizione della scorsa settimana del ministro Giancarlo Giorgetti. A Giorgetti chiedo: possiamo continuare a dare soldi a questa Rai che non racconta la verità neanche al Parlamento, stando a diverse denunce che ci sono pervenute? Il prossimo Contratto di Servizio deve prevedere dei meccanismi sanzionatori efficaci per combattere questa deriva inaccettabile. E ora, però, se la responsabile dell’Internal Auditing, Delia Gandini, non andrà fino in fondo su questa vicenda degli operatori esterni, individuando i responsabili, mi aspetto che intervenga il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia”.
Lei crede che in contesti di guerra la Rai debba ricorrere solo al personale interno?
“In zona di guerra i rischi solo altissimi, per questo il servizio pubblico dovrebbe avvalersi delle risorse interne, che hanno garanzie molto più ampie rispetto a collaboratori esterni di cui si ignorano i protocolli di sicurezza e che rischiano in proprio. Altrimenti quale è la differenza tra tv di Stato e una tv commerciale? Come si giustifica il canone, allora?”.