Tg1, Anzaldi: “Draghi ha sbagliato a scegliere il megafono di Conte. Brutto segnale e caduta di stile”

Anzaldi Draghi Rai
Michele Anzaldi e Mario Draghi

Non è un segreto quale sia l’opinione del Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi (Iv) riguardo al Tg1 diretto da Giuseppe Carboni in quota M5s, testata che fin dal 2018 con il governo giallo-verde e poi con quello giallo-rosso si è trasformata in una sorta di house organ di Giuseppe Conte. Con tanto di ripetuta messa in onda delle sequenze orchestrate da Rocco Casalino a Palazzo Chigi denunciate proprio dall’On. Anzaldi, sequenze “in puro stile Minculpop” che mostravano l’ex Presidente del Consiglio in solerte attività lasciando intendere che egli lavorava indefessamente per il bene del Paese mentre gli altri si azzuffavano, come aveva fatto notare in un’intervista esclusiva a VigilanzaTv la professoressa Sara Bentivegna, docente di Comunicazione Politica alla Sapienza di Roma.

Ieri, martedì 17 agosto 2021, il Tg1 delle 20.00 ha intervistato invece colui che ha sostituito Conte a capo del Governo, ovvero Mario Draghi, sulla tumultuosa situazione in Afghanistan. Una scelta, quella dell’attuale Presidente del Consiglio di rilasciare la sua prima intervista da Premier proprio al notiziario di Rai1, che non è piaciuta a Michele Anzaldi. In un’intervista al sito Globalist.it, il Segretario della Vigilanza Rai ha definito “comprensibile la scelta del premier Draghi di parlare attraverso il tg storicamente considerato più istituzionale, ovvero il Tg1”. Ma al tempo stesso “alcuni elementi stonano e magari il premier avrebbe potuto essere meglio consigliato”.

L’On. Anzaldi ha quindi ricordato un aneddoto del 1995 che lo riguarda quale portavoce dell’allora Sindaco di Roma Francesco Rutelli. Il quale “propose di dedicare una piazza, anzi un ‘largo’, a Giuseppe Bottai” sollevando una “enorme polemica politica” che spinse poi il Primo Cittadino a soprassedere. “L’annuncio della marcia indietro lo fece proprio al Tg1” – racconta Michele Anzaldi – “ma, visto il clamore e l’interesse che la vicenda stava suscitando e visto anche il carattere storico e culturale del caso, ottenni che ad intervistarlo fosse un autorevole ex direttore, Bruno Vespa, sebbene non fosse più al Tg1. Allora, infatti, il direttore era Carlo Rossella. Ecco, anche Draghi avrebbe potuto chiedere un trattamento di questo tipo, visto il forte messaggio che ha mandato sull’Afghanistan. Magari poteva provare a coinvolgere anche lui il Direttore o meglio un ex direttore come Di Bella”.

Ma la scelta dell’intervistatore non è l’elemento che più disturba il Segretario della Commissione di Vigilanza. E qui torniamo al notiziario di Rai1 quale brochure di Giuseppe Conte. “Dopo tutto quello che ha fatto il Tg1 in questi anni di violazioni del pluralismo confermate dai numeri del monitoraggio, dopo che è stato trasformato nel megafono di Conte, che senso ha rilasciare la prima intervista proprio a questo tg?” E l’On. Anzaldi precisa: “Se il presidente Draghi voleva dare un segnale nei confronti della tv pubblica con la sua prima uscita, avrebbe potuto e forse dovuto scegliere il tg che, numeri dell’Osservatorio di Pavia e delibere Agcom alla mano, ha rispettato più di tutti il pluralismo, ovvero il Tg3. Meno ascolti ma più qualità”. Il Deputato di Iv conclude: “Andare nel tg di Conte mi è sembrato un brutto segnale e una caduta di stile”.