
Ieri, domenica 29 agosto 2021, ricorreva il trentennale della morte di Libero Grassi, imprenditore siciliano assassinato dalla mafia il 29 agosto 1991 per essersi opposto a una richiesta di pizzo, e come tale divenuto simbolo della lotta alla criminalità.
La Rai realizzò una docu-fiction intitolata Io sono Libero mandandola in onda su Rai1 il 29 agosto 2016, raccontata con immagini di repertorio, interviste ad amici, conoscenti e familiari di Libero Grassi, inframezzate da scene di fiction. Tra i personaggi intervistati, Alice Grassi, Davide Grassi, Sandro Ruotolo, Tano Grasso, Nando dalla Chiesa, Leoluca Orlando e Letizia Battaglia.
E tuttavia, malgrado la disponibilità dell’opera, e malgrado l’estate Rai (e in primis di Rai1) sia stata costellata di repliche, e spesso di repliche delle repliche delle repliche (con il canone tuttavia pagato per intero), attirando in primis gli strali del Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi, e in seguito le critiche di Aldo Grasso, ecco che per il trentennale dell’uccisione di Libero Grassi, il Servizio Pubblico ha preferito l’onta del silenzio per programmare sulle sue tre reti generaliste: un film del 2017 già trasmesso diverse volte sulla Prima Rete, un telefilm su Rai2, e Kilimangiaro Estate su Rai3.
Oltre il danno, la beffa: il film andato in onda ieri sera su Rai1, Chi m’ha visto, vede fra i suoi interpreti Giuseppe Fiorello, protagonista di un’altra fiction Rai che, per meri motivi politici, non è mai andata in onda. Parliamo di Tutto il mondo è paese, tratta dalla vicenda di Riace e di Mimmo Lucano, che – nonostante le denunce dell’USIGRai e del Consigliere di Amministrazione Riccardo Laganà – giace da anni inutilizzata nei magazzini della Rai, malgrado si siano spesi soldi pubblici per realizzarla. Come per quella dedicata a Libero Grassi, neanche in un’estate Rai all’insegna della replica selvaggia è stato trovato spazio per trasmetterla. Bel Servizio Pubblico, non c’è che dire.