Tg1, il caso di Dania Mondini. Laganà: “Ridicolizzato un percorso doloroso”

La giornalista del Tg1 Dania Mondini
La giornalista del Tg1 Dania Mondini

di Marco Zonetti 🖋️

Il caso della giornalista del Tg1 Dania Mondini che ha denunciato per stalking e mobbing cinque suoi diretti superiori (Marco Betello, Costanza Crescimbeni, Piero Felice Damosso, Filippo Gaudenzi, Andrea Montanari), caso sul quale sta indagando la Procura, è finito sui giornali con discutibili titoli di bassissima lega inerenti a “emissioni corporali” di varia natura che non ripeteremo per decenza.

Ci pensa il Consigliere di Amministrazione Rai in quota Dipendenti Riccardo Laganà a riportare serietà (e verità) sul caso, sul quale c’è ben poco da divertirsi tanto da essere, non per niente, oggetto di indagini giudiziarie. A Veronica Marino dell’Adnkronos, Laganà dichiara: “Seguo la vicenda di Dania Mondini fin dai primi momenti della scorsa consiliatura. Quello che sta emergendo in queste ore sminuisce e ridicolizza un percorso doloroso che sta vivendo la giornalista Rai. La delicatezza e complessità della vicenda viene dimostrata dalla decisione del Procuratore Generale di avocare a sé l’inchiesta”.

“La giornalista – evidenzia il Consigliere Rai – ha chiesto più volte conto, attraverso l’accesso agli atti, delle motivazioni e dei criteri legati alla progressione di carriera e alle promozioni di suoi colleghi proposte da vari direttori del Tg1. E ha dovuto suo malgrado scoprire, non unica tra i dipendenti che il diritto di accesso, e con esso il valore della trasparenza, rimane ancora sulla carta“.

Il tutto, “nonostante le ripetute sollecitazioni della magistratura, più volte intervenuta sul tema per ribadire che la Rai è assoggettata alle norme finalizzate ad assicurare la trasparenza dei processi decisori, anche sulla gestione del personale. Lo svolgimento del servizio pubblico televisivo passa necessariamente dalla selezione e valorizzazione delle professionalità più meritevoli al fine di assolvere e declinare al meglio la mission assegnata all’Azienda dalla Legge, dal contratto di servizio. E questa selezione deve avere una connotazione pubblicistica”.

Quella che sui giornali, insomma, è stato raccontata in toni dissacranti, è invece una situazione piuttosto grave, come precisa sempre Riccardo Laganà. “La negazione del diritto di accesso è funzionale alla copertura di processi decisori che, se rimangono confinati nel club privato della elevata discrezionalità, possono lasciare il posto a criteri non propriamente meritocratici. Occorre una policy interna adeguata, affinché i dipendenti possano avere riscontro positivo alle proprie legittime istanze di accesso e trasparenza, senza che siano costretti a ricorrere al Giudice ingolfando le aule di giustizia e costringendo l’Azienda a sostenere inutili costi in spese legali”.

Sui reali aspetti del caso Mondini, iniziato nel 2018 e a tutt’oggi non risolto, aspetti trascurati dalla stampa che si è gettata a capofitto sui dettagli più sordidi ma del tutto marginali rispetto alla delicatezza della vicenda, sono intervenuti i legali della giornalista del Tg1. All’Adnkronos l’avvocato Ruggero Panzeri e il consulente e procuratore speciale Claudio Loiodice, hanno dichiarato: “Dania Mondini ha avuto il coraggio di ribellarsi ad una situazione che tocca soprattuto le donne. E ahinoi ne paga ancora le conseguenze per gli strascichi che tutta questa vicenda ha avuto sulla sua salute. Una vicenda che viene fatta passare per il caso goffo di un collega incivile con cui si deve convivere, ma che in realtà nasconde molto di più. E le nuove carte che abbiamo raccolto e che presenteremo alla Procura Generale, consentiranno, se mai fosse ancora necessario, di comprenderlo bene”.

E ancora: “La nostra assistita, resasi conto che le venivano negate promozioni che ad altri invece venivano concesse, sebbene a fronte di minori anni di servizio e ruoli di grado minori nel 2020 ha chiesto alla Rai l’accesso agli atti per comprendere i metodi di valutazione alla base di questa disparità di trattamento. Si tratta di promozioni fatte nella redazione del Tg1 mattina, alcune davvero strabilianti per velocità di carriera, che riguardavano persone con cui Dania Mondini avrebbe dovuto condividere la stanza al centro dell’attenzione dei quotidiani di oggi. Una stanza con sei postazioni di cui una per il soggetto dai comportamenti incivili di cui non facciamo il nome che aveva gli stessi orari di Dania Mondini, e altri quattro colleghi che, invece, avevano turni a rotazione. La Rai, però, ha negato l’accesso agli atti e noi abbiamo fatto ricorso al Tar che ci ha dato ragione“.

“A quel punto – ricostruiscono sempre i legali – la Rai si è rivolta al Consiglio di Stato che ha rimandato la valutazione ad un’altra sezione del Tar . E anche questa volta, un anno fa, il Tar ha dato ragione a Dania Mondini. E di nuovo la Rai ha fatto ricorso al Consiglio di Stato. Siamo in attesa che si pronunci”.

Fin qui la cronaca del percorso in sede amministrativa, che tuttavia è proceduto in parallelo con quello penale. “Contestualmente – spiegano i legali di Dania Mondini – abbiamo depositato anche una serie di denunce alla Procura di Roma dove il pm assegnatario ha fatto la richiesta di archiviazione alla quale ci siamo opposti. Ad ottobre 2021, il Gip ha poi fissato l’udienza per decidere dell’archiviazione, ma prima che il Gip decidesse se archiviare o fare ulteriori indagini, la Procura Generale ha avocato a sé il fascicolo penale, ritenendo, evidentemente, che vi fosse un nesso di causalità tra i comportamenti degli indagati e le ripercussioni psicologiche su Dania Mondini che invece, il pm non aveva ravvisato a dispetto dei riscontri medici”.

In conclusione: “Ora si attendono le determinazioni della Procura Generale. Noi stiamo preparando una integrazione di denuncia con nuovi elementi probatori da presentare alla Procura Generale in relazione a ulteriori fatti emersi che coinvolgono altri dipendenti della Rai, giornalisti e non, oltre ai cinque indagati“. Attendiamo dunque sviluppi sulla vicenda, anche relativamente a un nuovo aspetto emerso recentemente secondo cui il collega con il quale Dania Mondini era costretta a dividere la stanza sarebbe stato intercettato in varie telefonate nelle quali egli chiedeva una raccomandazione a Paolo Romeo, ex deputato condannato in via definitiva nel 2004 per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Gotha.

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