Covid-19, Natale e relazioni sociali. Il parere di 5 esperti

Covid-19 Natale relazioni sociali

A poche ore di distanza dall’esito del “duello” americano in cui il Covid-19 (quel virus per il quale Trump è stato curato come nessun altro americano avrebbe potuto e che potrebbe costargli politicamente caro a forza di invitare gli americani a ignorarlo) ha avuto un ruolo, la rivista Time ha dedicato ampio spazio anche alla pandemia. Senza tuttavia sottrarne alle presidenziali americane cui a volte dedica numeri interi.

Per l’appunto in un articolo del Time, Jamie Ducharme proprio la scorsa settimana (quella in cui gli Stati Uniti hanno contato ben 9 milioni di contagiati da Covid-19), ha sviscerato la questione della sicurezza delle relazioni sociali all’aperto con l’approssimarsi dell’inverno. E di come comportarsi nei luoghi chiusi.

Finora infatti è stato relativamente facile mantenere relazioni sociali sicure nonostante la pandemia: è bastato “spostarle” all’aperto. Ma con l’approssimarsi della stagione più fredda gli spazi aperti assumono ben altro appeal. Rischiamo di restare relegati in casa, isolati dal resto mondo, a combattere nel nostro nucleo familiare per un’intera stagione?

Perché fuori è meglio

A spiegarlo sono stati cinque esperti di fama internazionale consigliando come bisogna comportarsi al chiuso, in presenza di altri, per proteggersi dall’infezione. Partendo dal fatto che la pandemia si è diffusa tramite le droplet, quelle minuscole ma visibili gocce d’acqua che emettiamo, mescolate ad aria. E che quando tossiamo o starnutiamo possono coprire uno spazio addirittura superiore a quello “sicuro”, che è pari a poco meno di due metri. Ma le droplet sono ciò che cade sotto i nostri occhi.

C’è tuttavia una loro componente d’infinita sottigliezza (quindi invisibile) che, in presenza del virus, può mantenerlo sospeso in aria finché il ricambio d’aria non interviene a disperderlo: l’aerosol. Indossare una mascherina riduce proprio il loro rilascio in aria. Ma mentre all’esterno quella componente invisibile si diluisce rapidamente nell’aria fino a dissolversi, negli spazi chiusi, soprattutto in assenza di ventilazione, può restare in sospensione e metter tutti i presenti in pericolo. In barba alla distanza di sicurezza, in presenza anche di una sola persona che ha contratto il virus ma non ne manifesta i sintomi.

Un articolo del 27 ottobre scorso su Physics of Fluids conferma la propagazione del virus via aerosol in ambienti poco ventilati; nonostante consideri più rischiose le droplet in quelli aperti. Anche in dipendenza dalla grande quantità di aerosol che alcune persone sono in grado di produrre mettendo a rischio chi li circonda.

Shelley Milleringegnere docente a Boulder per l’University of Colorado, ha paragonato in un suo studio la diffusione dell’aerosol al fumo prodotto, sia pure da un solo fumatore all’interno di un pub. Di cui all’inizio potremmo anche non accorgercene; ma poi, diffusosi, lo avvertiamo una volta che lo respiriamo perché permane nell’aria in assenza di ricambio. L’aerosol si diffonde in un luogo chiuso proprio così.

Esiste quindi la possibilità di vivere le proprie relazioni sociali senza correre troppi rischi?

Di fatto, ogni qual volta invitiamo qualcuno in casa, mettiamo a repentaglio la nostra sicurezza perché il nostro ospite potrebbe veicolare il virus senza manifestarne i sintomi. Meglio quindi sarebbe incontrare tutti fuori casa, o virtualmente. Se non possiamo farne a meno sarebbe opportuno cercare di riprodurre condizioni analoghe a quelle di un incontro all’aria aperta: apriamo le finestre e restiamo il più distanti possibile. Almeno stando a quanto consiglia Beth Thieleninfettivologo della University of Minnesota Medical School.

Se poi il clima non consentisse l’apertura di più di una finestra Lidia Morawska (ne abbiamo parlato quiconsulente dell’organizzazione mondiale della sanità (OMS/WHO) perché massima esperta in aerosol, consiglia di mantenersi il più possibile vicini a una finestra. Alcuni studi hanno dimostrano infatti che essere sottovento rispetto a un portatore di Covid-19 espone a rischio di contagio. E poiché il movimento dell’aria neutralizza il virus, se non vi è movimento d’aria tra più finestre aperte possiamo crearlo muovendoci; oppure basta aprire più finestre a turno.

Per Shelley Miller vale anche la durata dell’esposizione: più è breve, meno rischi si corrono. Fissando il limite di tempo “sicuro” a trenta minuti, da trascorrere in buona compagnia indossando possibilmente la mascherina.

I luoghi pubblici sono sicuri?

Anche questo dipende dal ricambio d’aria, il cui controllo tuttavia sfugge quando non dipende da noi.  Parlare a voce alta in un luogo frequentato da più persone comporta inevitabilmente una maggiore emissione di aerosol. E per bere e mangiare dobbiamo per forza rimuovere la mascherina: una barriera alla diffusione del virus. Tuttavia per Tom Hennessyepidemiologo dell’University of Alaska, nei ristoranti si corrono meno rischi che nei pub perché, al di là del ricambio d’aria, le persone restano sedute attorno a un tavolo. Più rischioso è invece unirsi ad altri in un pub dove aumenta la promiscuità e la possibilità di distrarsi dalle linee guida di prevenzione sanitaria dopo il primo drink.

In casi simili la Miller consiglia di optare per luoghi ad accesso contingentato, evitando quelli dove il caldo è soffocante: chiaro segnale che manca un adeguato ricambio d’aria. In tutti gli altri luoghi in cui non si mangia e non si beve, come nei musei, i visitatori possono indossare la mascherina per l’intera durata della visita. Lì è più facile rispettare la distanza fisica grazie agli ingressi contingentati. Per Daniel Bonndocente di ingegneria della University of Amsterdam nonché uno degli autori di Physics of Fluids, la minima quantità di persone presenti in rapporto alla capienza di una sala ben ventilata sono garanzie per una drastica riduzione del rischio di contagio. Lo studio dimostra infatti come la propagazione via aerosol avvenga prevalentemente in luoghi chiusi, con scarso ricambio d’aria. Per questo gli ascensori o i bagni nei luoghi pubblici sono molto più rischiosi degli uffici. A rischio medio sono i ristoranti e i pub; ma anche le residenze private. […]

I miei figli possono frequentare gli amici?

All’inizio della pandemia alcune ricerche hanno escluso i bambini dalla catena di contagio portando molti genitori a mantenerne le frequentazioni in casa. Ora sappiamo che anche i bambini possono contrarre il virus e trasmetterlo a loro volta, esattamente come gli adulti, come dimostrano alcuni studi recenti. E possono sviluppare forme gravi di malattia. Beth Thielen consiglia quindi le stesse precauzioni per tutti, bambini compresi. Quindi valga anche per loro una più sicura permanenza all’esterno se in compagnia, sia pure in caso in caso di neve!

Sarà quindi possibile trascorrere le feste natalizie in compagnia di parenti?

Qualunque attività al chiuso per ora è rischiosa, indipendentemente da chi incontriamo e dal motivo per cui lo facciamo. Anche per le feste natalizie è consigliabile raccogliersi in piccoli gruppi, tutti protetti da una mascherina. Se poi ci si dovesse trattenere a lungo con parenti anziani, o con persone vulnerabili, Hennessy consiglia di sottoporsi a un primo test e rispettare una quarantena volontaria di almeno una settimana ripetendo poi il test. Perché uno solo non basta a scongiurare rischi. La cosa poi si complica se ci si deve spostare, poiché gli aeroplani non dispongono di adeguati impianti di purificazione dell’aria. Ed è pericoloso stare fianco a fianco con sconosciuti per un periodo superiore ai venti minuti. Per questo, chi si sposterà in aereo a ridosso delle festività dovrà essere testato prima e dopo il viaggio, preferibilmente rispettando una settimana d’isolamento volontario una volta scesi dall’aereo o dal treno. E se per qualcuno pianificare un viaggio è fonte di stress questo è l’anno ideale per restarsene a casa.

Stando quindi alle previsioni del Time aspettiamoci un Babbo Natale senza barba per far aderire meglio la mascherina. E attrezziamoci per dare il benvenuto al 2021, tutti insieme, via social. A quel punto tutto ciò sarà già storia.

Antonio Facchin

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