Film Tv 20 gennaio. The Place: stesso luogo, persone e desideri diversi, un interlocutore misterioso

Film Tv giovedì 20 gennaio 2022. In un bar, un uomo seduto sempre allo stesso tavolo si fa “confessore” di nove desideri tra i più comuni, che promette di esaudire a caro prezzo. Tutti accettano a condizioni estreme. Sulla scia del successo di Perfetti sconosciuti, il nuovo intrigante esperimento di teatro nel cinema a sfondo sociologico di Paolo Genovese è in Tv, in prima serata.

Cine 34, 21.00

The Place (drammatico, ITA, 2017) regia di Paolo Genovese. Con Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alessandro Borghi, Silvio Muccino, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Sabrina Ferilli, Silvia D’Amico, Rocco Papaleo, Giulia Lazzarini, Vinicio Marchioni, Andrea Iaia

Un uomo misterioso (Mastandrea) fa del bar dove Angela (Ferilli) lavora il luogo dove riceve a turno, seduto sempre allo stesso tavolo, nove persone fra loro sconosciute, ognuna con un problema da risolvere o un sogno ambito. Nulla si sa di lui ma una cosa è certa: non è un veggente. Anzi, se lo fosse si accontenterebbe di meno di quanto in realtà chieda in cambio: una prova tanto gratuita quanto estrema ai danni di qualcun altro. Condizione imprescindibile per avere il suo aiuto. E mentre i postulanti parlano, lo spettatore scopre che le loro storie sono in realtà legate le une alle altre come da un filo sottile: principale tratto d’unione in un film costruito sull’unità di luogo e di azione.

“Nove personaggi che si avvicendano rapidi consumando un caffè e masticando fantasie, ambizioni, rimpianti. Hanno a disposizione una manciata di minuti, il tempo di formulare il desiderio, di definirne i contorni, precisarne il senso e la portata. Poi ricevono un compito da svolgere nel fuori campo. Il ritmo è sostenuto eppure quieto, niente accade se non il dialogo. Alcuna azione, alcuno sviluppo, alcuno atto esteriore. Tutto passa sul corpo degli attori, tutto si svolge in un interno, tutto riposa sulla suggestione. La dimostrazione del ‘compito’ scorre nelle conversazioni, nei confronti, nei dettagli che i personaggi riferiscono al loro unico interlocutore. E i loro dubbi, le loro esitazioni colpiscono lo spettatore più di un’azione in campo perché niente è più angosciante dell’immaginazione.

Appassionato franco di interni (borghesi), Paolo Genovese sceglie di nuovo l’unità di luogo e di azione e adatta smaccatamente la serie straordinariamente minimalista di Christopher Kubasik (The Booth at The End). Serie che asseconda la sua naturale vocazione per un cinema teatrale.
A immagine di Perfetti sconosciutiThe Place sperimenta una scrittura filmica che conserva il teatro come spettacolo vivo, facendo respirare la finzione e la performance, lasciando conversare l’immagine teatrale, che si offre senza limiti allo sguardo, e il quadro cinematografico, che costringe il punto di vista.

Convertito il salotto in ristorante, i suoi attori vivono il set come vivrebbero la scena, sono le loro performance a organizzare lo spazio, costruendo il proprio personaggio davanti alla macchina da presa. Gravitanti intorno ai contenuti dei loro cellulari o all’orrore dei loro desideri, si fanno catalizzatori privilegiati di un accadimento, che per quanto registrato e consegnato per sempre alla dimensione del passato, si produce materialmente davanti agli occhi dello spettatore.

Genovese concede loro una libertà di movimento più teatrale che cinematografica. Sono loro il marker che dà senso a uno spazio, che lo disegna e lo rende coerente proprio come accade a teatro con un gesto, un passo, un semplice movimento, sono loro ancora a svolgere da sé il ruolo che spesso è affidato a soluzioni di montaggio o a scelte registiche volte alla costruzione dello spazio filmico. Seguendo geometrie precise che li muovono dalla porta d’ingresso di una tavola calda al tavolo dell’uomo che non gli dirà mai il suo nome, in un crescendo di scontri e confronti che sfociano in una soluzione allargata, collettiva.

Ma agli attori, tutti credibili a partire dal protagonista misterioso di Valerio Mastandrea che compone una performance ‘minima’, senza muoversi mai dal tavolo dove è costretto, con un’economia ridottissima di gesti, non corrisponde questa volta un’idea di messa in scena personale. Genovese, sedotto come tutti dallo script originale gli soccombe senza riuscire a concepire un film che stia a sé rispetto al suo illustre referente” (Marzia Gandolfi per Mymovies).

«Genovese, dopo il successo di Perfetti sconosciuti, si mette in gioco scansando gli approdi sicuri della commedia pur mantenendo la tipologia di cinema “da camera” a lui congeniale. Gruppo di attori diversamente bravi in un interno. Gli viene in aiuto una serie tv creata da Christopher Kubasik, intitolata The Booth at the End. Ma a implodere sono i gesti, le scelte minute, la dialettica “luogo” e “tempo”, la dinamica improvvisa, i vuoti, le attese. E il diavolo? È nei dettagli» (FilmTv).

Il trailer del film

Fonti

FilmTv ©1993-2021 Tiche Italia s.r.l.

Paolo Mereghetti, Il Mereghetti. Dizionario dei film 2021 © 2020 by Paolo Mereghetti, Baldini+Castoldi s.r.l., Milano

Laura, Luisa e Morando Morandini, Il Morandini su www.mymovies.it

www.youtube.com

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