di Antonio Facchin
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Abbiamo chiesto a ChatGPT tramite Bing (il motore di ricerca di Microsoft su cui è più user friendly, ovvero a portata di principiante) quale sia l’impatto del metaverso sulla fruizione dell’arte. Questa è stata la risposta, quasi immediata:
“Il metaverso ha sicuramente avuto un impatto sulla fruizione dell’arte, sia in termini di opportunità che di sfide. Alcuni dei vantaggi che il metaverso offre sono:
– La possibilità di accedere a opere d’arte da tutto il mondo, senza limiti di spazio e tempo, attraverso piattaforme immersive e sociali come Lieu.city¹.
– La possibilità di creare e collezionare opere d’arte digitali, come gli NFT, che sfruttano la tecnologia blockchain per garantire l’autenticità e la rarità delle opere²³.
– La possibilità di sperimentare nuove forme e linguaggi artistici, che si adattano alle caratteristiche del metaverso, come la tridimensionalità, l’interattività, la gamificazione e la realtà aumentata⁴.
Alcune delle sfide che il metaverso pone sono:
– La questione della proprietà intellettuale e dei diritti d’autore, che possono essere difficili da tutelare e rispettare in un ambiente digitale aperto e decentralizzato².
– La questione della qualità e del valore dell’arte, che possono essere influenzati da fattori come l’hype, la speculazione, la manipolazione e la scarsa regolamentazione del mercato³.
– La questione della relazione tra arte e realtà, che può essere messa in discussione dal ruolo degli avatar, dalla perdita di materialità e di contesto delle opere e dalla possibile alienazione degli utenti⁴.
In conclusione, il metaverso rappresenta una nuova frontiera per l’arte, che richiede una riflessione critica e una partecipazione attiva da parte di tutti gli attori coinvolti.
Origine: conversazione con Bing, 31/10/2023
(1) Quando il metaverso e l’arte emergente si incontrano
(2) Il Metaverso tra sogno e realtà: qual è lo stato dell’arte?
(3) Gli effetti della rivoluzione digitale sull’arte di domani
(4) Cinque progetti artistici da visitare ora nel metaverso
Il rischio dell’autoreferenzialità
Se non fosse per l’utilizzo di un acronimo tecnico – NFT, Non Fungible Token, ovvero il certificato digitale che attesta il valore di un oggetto o di un’opera artistica – e per una minima anomalia nelle note dove 23 sarebbe di fatto altro da 2 e 3 (ma poco male), l’articolo generato in pochi secondi è una condivisibile, articolata opinione. Forse un po’ ottimistica nel considerare solo vantaggi e “sfide”.
Singolare che la massima auctoritas dell’intelligenza surrogata parli di tutela del diritto d’autore e di proprietà intellettuale, e dei rischi di manipolazione del mercato e di difesa della relazione tra arte e realtà quali “sfide”. E tra queste contempli anche il problema della riproduzione fedele dell’arte: dei suoi colori e di quei tratti di pennello che li hanno impressi su tela. E non approfondisca di fatto il concetto di vantaggio di tutela dell’opera: l’arte è prima di tutto fragile. Meglio che, in alcuni casi, le opere artistiche viaggino virtualmente. Quindi più che di errori, rispetto ai quali è proprio OpenAi – l’azienda che ha sviluppato ChatGPT – a mettere in guardia, il rischio principale è giusto quello di autoreferenzialità.
Ma l’arte per l’arte resta il cinema
L’alta definizione nel cinema sembra però restare, almeno per ora, il mezzo più idoneo a riprodurre fedelmente i caratteri di un’opera d’arte. Ed esiste un ricco catalogo, reso interessante anche dai racconti delle vite vissute dagli artisti a far da cornice alla loro opera: vite mai ordinarie, vissute talvolta oltre il romanzesco, come nel caso di Vincent Van Gogh, cui sono stati dedicati una decina tra film e documentari, elencati da Giovanni Maravacchio su Artuu.it.
Anche il virtuale fa i conti con la realtà… della crisi
Una recente nota Ansa tuttavia ha evidenziato che: “la crisi economica globale sta colpendo anche le aziende tecnologiche in salute per decenni. Molte stanno riorientando il loro business anche disinvestendo, per il momento, nel mondo che doveva trasportare i nostri avatar in una dimensione virtuale di vita e lavoro. Walt Disney ha chiuso la divisione che stava sviluppando le sue strategie per il metaverso. E Microsoft ha recentemente posto fine ad una piattaforma di realtà virtuale social acquisita nel 2017 e ridotto gli investimenti nei visori HoloLens. L’azienda di Redmond, tra l’altro ha investito miliardi in ChatGpt“.
“Anche la società di Mark Zuckerberg che ha cambiato il proprio nome da Facebook a Meta nell’ottobre 2021 accendendo così l’entusiasmo per la nuova esperienza virtuale, sembra per ora essere più tiepida su questo progetto. La sua app di punta, Horizon Worlds fatica ad guadagnare utenti così come le vendite dei suoi visori per la realtà virtuale Quest 2”.
Quanto all’impatto sull’arte: “la crisi economica ha raffreddato anche il mercato degli Nft, i certificati digitali che attestano il valore di un oggetto o di un’opera in cui si sono buttati grandi marchi come Nike, Pepsi e il mondo dell’arte che ha fatto da traino. Esplosi nel 2021, il loro valore è scemato di pari passo a quello delle criptovalute”. In conclusione, “la domanda a cui gli investitori devono rispondere è se i prezzi in calo e i volumi di scambio nel 2022 siano un’indicazione di un momento negativo o l’inizio di una vera sofferenza del settore”.