TgLa7: il ricordo di D’Angelo diventa predica sull'”epoca del riflusso”. Peccato che Cairo ne sia il simbolo

Gianfranco D’Angelo conduttore di Striscia la Notizia nel 1988, all’epoca in onda su Italia 1

In una domenica di Ferragosto già costellata di temperature africane, di contagi da covid-19 in aumento, di roghi, della riconquista talebana dell’Afghanistan e di altre rassicuranti notizie snocciolate dai notiziari, ecco che il TgLa7 diretto da Enrico Mentana riesce a trasformare il ricordo dello scomparso Gianfranco D’Angelo in un predicozzo sull'”epoca del riflusso”.

Ricordato dal servizio del notiziario di La7 come attore di una cinquantina di film al cinema, ma bollati con un certo sdegno in quanto affollati di “soldatesse”, “dottoresse”, “professoresse”, “liceali inevitabilmente ripetenti” (dimenticando che, all’epoca, quelle pellicole reggevano finanziariamente il cinema italiano, permettendo parallelamente ai grandi registi di realizzare i loro film impegnati e celebrati), D’Angelo viene poi definito un “romano de Roma approdato alla corte milanese della Fininvest”, assurgendo così a “emblema di quell’Italia lì”, “dello sforzo dello sfarzo”, nel diventare il volto per eccellenza del Drive-In “con un autore come Antonio Ricci“, che poi inventerà anche Striscia la Notizia, della quale D’Angelo fu conduttore assieme a Ezio Greggio della prima edizione andata in onda su Italia1 nel 1988. Un Tg satirico, che approdò poi su Canale5 preannunciando di qualche anno il Tg5 “serio” dello stesso Mentana, nel 1991 passato anch’egli alla Fininvest. Una carriera tuttavia, quella di Gianfranco D’Angelo secondo l’implacabile TgLa7, “declinata anzitempo”.

Intendiamoci, nessuno pretendeva l’apoteosi agiografica di un coccodrillo realizzato “alla Vincenzo Mollica”, ma neanche la riduzione di un professionista come D’Angelo a emblema di un’epoca palesemente indigesta all’autore del servizio del TgLa7, quella “dei lustrini e delle esagerazioni”, e per giunta – proprio per questo motivo – punito da una fine prematura della carriera. Emblematico, semmai, è il fatto che un servizio così moraleggiante nei confronti di quel periodo storico sia andato in onda proprio sulla rete di Urbano Cairo, nato professionalmente alla corte di Berlusconi e che, per paradosso, nel 1982 fu il responsabile dell’acquisizione di Italia1 da Edilio Rusconi. Quella stessa Italia1 che l’anno successivo decollò proprio grazie a Drive-In. Se esiste un simbolo di quell’epoca, dunque, non può essere che lo stesso Cairo.

error: Content is protected !!