Netflix ‘occupa’ i quotidiani. Anzaldi: “Possibili danni agli altri broadcaster”

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Immagine promozionale de La casa di carta, serie cult di Netflix

Di Marco Zonetti

Mentre i social network pullulano di riferimenti alla quinta e ultima (?) stagione della serie spagnola cult La casa di carta, chi ha sfogliato le pagine del Corriere della Sera e de La Repubblica ieri, 10 settembre 2021, non potrà non essersi accorto di ben sette – ribadiamo, sette – pagine pubblicitarie acquistate da Netflix: un dispiego di mezzi mai visto prima sulla stampa italiana. L’ultima pagina dello spazio promozionale del colosso dello streaming on demand, fregiata dall’icastico titolo Il nostro amore per le storie italiane, ospitava un riferimento esplicito alle “recenti proposte di attuazione in Italia delle norme europee in materia di servizi Tv”. Norme che “prevedono obblighi d’investimento, a carico dei servizi ‘a richiesta’ come Netflix, doppi rispetto a quelli degli altri player, il tutto in base a un rigido sistema di regole e con possibili conseguenze indesiderate per l’intero settore video italiano”.

Qualche settimana fa, la vice-presidente per le serie italiane di Netflix Eleonora “Tinny” Andreatta (ex responsabile e artefice dei successi di Rai Fiction lasciata maldestramente fuggire da Viale Mazzini nel giugno 2020) si era lamentata sul Sole 24 Ore dell’iniquità delle norme di cui sopra, rese ancor più indigeste dal fatto che, oltre a essere giunte senza alcuna intermediazione, esse fissano per gli altri broadcaster una sensibilmente più bassa o addirittura dimezzata quota d’investimenti in produzioni italiane ed europee (il 12.5% degli introiti netti annui, e il 17% per quanto riguarda la Rai) rispetto a quella richiesta a Netflix (il 25% entro il 2025).

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Una delle sette pagine di pubblicità di Netflix apparsa su Corriere e Repubblica

A fronte della denuncia di Tinny Andreatta, che lamentava anche un possibile nocumento alla competitività e alla qualità del prodotto oltre al rischio d’inflazione dei prezzi, il Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi, che qualche giorno abbiamo visto plaudere alla nascita di Netflix Italia, aveva auspicato l’intervento del Presidente del Consiglio Draghi, invitandolo a chiedere ai ministri Giorgetti e Franceschini di aprire un tavolo di confronto sulle super quote d’investimento Ue. “Addirittura l’Italia sarebbe l’unico paese Ue a prevedere quote doppie rispetto a quelle attuali per gli operatori Vod” commentava l’On. Anzaldi, “con obblighi per il servizio pubblico Rai persino inferiori rispetto ai privati. Perché l’Italia prevede vincoli più stringenti di tutti? È poco comprensibile che una norma che avrà un’incidenza così forte sul mercato, con obblighi per centinaia di milioni di euro, venga decisa senza discutere e confrontarsi, e senza che ci sia alcun riferimento alla qualità dei prodotti”.

E proprio al Segretario della Commissione di Vigilanza Rai, dopo aver visto le sette pagine pubblicitarie acquistate da Netflix sui più autorevoli quotidiani italiani, VigilanzaTv ha chiesto un parere in merito. “Se la decisione di recepire la direttiva europea sul VoD” ci ha detto l’On. Anzaldi, “obbligando a quote d’investimento doppie rispetto alle attuali, celava anche qualche pensiero occulto come quello di rallentare l’ascesa del colosso Netflix, la risposta di quest’ultimo mi pare chiara”. E il Deputato di Italia Viva precisa: “Sembrerebbe proprio che, per reazione alle limitazioni e ai vincoli, il colosso dell’on demand anziché darsi ‘una calmata’ sul mercato italiano abbia deciso d’impossessarsene militarmente. Non si era mai vista una campagna pubblicitaria così capillare e massiccia. E se il tentativo di azzoppare Netflix dovesse avere invece come effetto finale quello di azzoppare altri broadcaster?” conclude in tono profetico il Segretario della Vigilanza Rai.

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