Anzaldi: “Governo tuteli il valore della storica foto di Falcone e Borsellino”

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino fotografati da Tony Gentile
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino fotografati da Tony Gentile

di Marco Zonetti 🖋️

La fotografia che ritrae Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in un momento di spensieratezza pochi mesi prima della strage di Capaci è una delle icone della Storia del nostro Paese e della lotta alla Mafia. Al punto da campeggiare sulle mura delle scuole e degli uffici pubblici ed essere prossimamente riprodotta su un’edizione speciale in tre milioni di esemplari della moneta da 2 euro.

Trent’anni più tardi quella fotografia è tuttavia finita al centro di una polemica istituzionale, nel momento in cui il suo autore, il fotoreporter Tony Gentile che la scattò il 27 marzo 1992, ne ha rivendicato un utilizzo anticostituzionale da parte della Rai che non gli avrebbe mai chiesto l’esplicito consenso, citando in Tribunale la Tv pubblica.

Ma come ha illustrato lo stesso fotoreporter all’Agi, il Tribunale ha respinto la richiesta di autenticazione come “opera dell’ingegno” che garantisce una tutela fino a 70 anni dalla morte dell’autore. Secondo la Giustizia italiana, di fatto, la foto va equiparata a “opera semplice”, e pertanto risulta protetta da copyright fino a 20 anni soltanto dalla sua pubblicazione. Essendone trascorsi trenta, tale tutela è spirata e non sussiste più.

“Dal mio punto di vista – ha dichiarato Gentile – è una mortificazione umana e professionale, non è possibile che una foto di questo valore sia trattata in questo modo. La scattai durante un convegno in cui si parlava di mafia e politica, organizzato a sostegno della candidatura alla Camera di Giuseppe Ajala. Falcone e Borsellino erano consapevoli di quello che sarebbe accaduto. In quella foto c’è un senso di intimità naturale e spontanea che si percepisce immediatamente quando qualcuno la guarda. C’è una semplicità del gesto che si riflette nel loro messaggio e che io riuscii a intuire e cogliere. Sapevo cosa stavo immortalando in quell’istante”.

E invece il giudice “sostiene che quella foto sia diventata un’icona soltanto perché Falcone e Borsellino sono morti in quel modo”, mentre l’autore dello scatto sostiene che la fotografia è icona più semplicemente perché esiste, perché un fotogiornalista l’ha fatta sapendo chiaramente cosa stava raccontando quella sera del 27 marzo”.

Della vicenda si è interessato il Deputato di Italia Viva membro della Commissione Cultura Michele Anzaldi, nonché Segretario della Commissione di Vigilanza Rai. “Proprio mentre ricorrono i 30 anni dalla strage di Capaci – ha dichiarato l’On. Anzaldi – si scopre che la foto simbolo dei giudici Falcone e Borsellino, quella in cui si parlano sorridendo che in questi anni è stata ripresa e pubblicata ovunque, scelta anche per la cerimonia ufficiale del trentennale al Foro Italico sul lungomare di Palermo alla presenza del presidente Mattarella e delle più alte cariche istituzionali e della magistratura, rischia di rimanere senza padre, senza autore”.

E ancora: “Per una sentenza della Cassazione, il fotografo Tony Gentile, autore di quello storico scatto, rischia di vedersi tolta la paternità della sua opera. Una vera e propria ingiustizia. Nei prossimi giorni, chiedendo aiuto anche agli uffici legislativi della Camera, verificherò in che modo è possibile tutelare l’opera artistica di Gentile, ad esempio con un atto parlamentare come un ordine del giorno. È possibile che sia un giudice a stabilire, in modo arbitrario, se uno scatto fotografico sia un’opera d’arte e d’ingegno da tutelare o sia invece una foto di nessuno?”. 

L’On. Anzaldi ha a quel punto presentato un’interrogazione parlamentare rivolgendosi direttamente al Ministro dei Beni Culturali, e che abbiamo avuto facoltà di visionare. Il Deputato precisa innanzitutto che “L’autore richiedeva nello specifico di accertare che la propria fotografia rivestisse carattere di opera fotografica e che venisse dichiarata la responsabilità di Rai-Radiotelevisione Italiana S.p.A., per aver illecitamente riprodotto, elaborato e pubblicato la celebre fotografia, senza menzionare la paternità della stessa, né richiedere il consenso dell’autore o corrispondere a questo un equo compenso. secondo la L. 22/04/1941, n. 633 Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, la riproduzione di fotografie pubblicate sui giornali od altri periodici, concernenti persone o fatti di attualità od aventi comunque pubblico interesse, è lecita contro pagamento di un equo compenso all’autore, ma comunque nella riproduzione deve indicarsi il nome del fotografo e la data dell’anno della realizzazione.

Quindi, sempre nell’interrogazione, l’On. Anzaldi illustra che il Tribunale, “con sentenza n. 14758 pubblicata il 12/09/2019, ha riconosciuto in capo al fotografo la titolarità dei diritti di sfruttamento economico dello scatto in questione, ma ha escluso che l’opera possa avere carattere autoriale, facendola rientrare nella fattispecie di fotografie semplici” laddove la legge riconosce in capo all’autore soltanto il diritto esclusivo di riproduzione, diffusione e spaccio dello scatto per un periodo di 20 anni della realizzazione dello stesso (art. 87, comma 1, L.D.A.). La sentenza ha escluso dunque l’ipotesi di opere fotografiche, in presenza di un particolare grado di creatività (c.d. “qualificato”). In questo caso la fotografia è protetta come opera dell’ingegno (art. 2 Legge sul Diritto d’Autore) per un periodo di 70 anni a partire dalla morte dell’autore”.

E ancora: “La celebre fotografia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nonostante il valore simbolico assunto dallo scatto, non può configurarsi come opera d’arte, con la conseguenza che, riconosciuta la caratteristica di mera fotografia semplice e la relativa tutela del diritto connesso di durata limitata a 20 anni, il nome del fotografo non potrà più essere citato in alcuna riproduzione, proprio in occasione del trentennale della strage di Capaci e via D’Amelio; tale situazione evidenzia come alcune espressioni del genio (dipinti, sculture, installazioni, performance, etc.) appaiono essere istintivamente percepite, sia socialmente sia giuridicamente, come dotate di un intrinseco valore artistico, mentre alle fotografie tocca, generalmente, una sorte del tutto diversa“.

In conclusione, l’On. Anzaldi domandava al Ministro Franceschini se egli fosse a conoscenza delle circostanze di cui in premessa e se non ritenesse che, a fronte dell’alto valore simbolico della celebre fotografia che riproduce i magistrati Falcone e Borsellino, non fosse nelle sue facoltà riconoscerne comunque il valore di “opera d’arte”.

Tony Gentile ha commentato al riguardo: “Penso che l’iniziativa di Anzaldi, che peraltro io non conoscevo, abbia colto nel segno perché se quella foto è patrimonio di tutti gli italiani allora è giusto che vada protetta e proteggere quell’icona significherebbe innescare un processo per il cambiamento della legge italiana sul diritto d’autore che penalizza, come me, migliaia di fotografi italiani”.

Michele Anzaldi non si è limitato tuttavia a un’interrogazione parlamentare, ma si è reso primo firmatario di una risoluzione in Commissione Cultura, che chiederà sia messa all’ordine del giorno quanto prima. Dalla risoluzione, che abbiamo visionato in esclusiva, leggiamo che:

“il depauperamento della proprietà intellettuale dei fotografi contemporanei è fenomeno noto, odioso e ampiamente diffuso, soprattutto grazie all’utilizzo di piattaforme digitali che rendono estremamente gravosa la verifica del rispetto dei diritti d’autore, ma in questo caso il pregiudizio subito da Tony Gentile nel corso degli anni (per un utilizzo disinvolto e spesso non tributato all’autore di un’immagine che è ormai parte integrante del patrimonio storico e culturale del Paese) appare ancora più ampio“.

E ancora: “proprio per tale ragione appare da scongiurare l’ipotesi che un’immagine sì importante possa diventare una res nullius. Il venire meno del diritto d’autore per «opera d’arte» e l’impossibilità di addivenire a una dichiarazione d’interesse culturale ai sensi dell’articolo 13 del Codice dei beni culturali (decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42) – che esclude essa possa intervenire per opere di autore vivente o di esecuzione infra-settantennale – infatti espone l’immagine-simbolo della lotta alla Mafia alla mercé dei più disparati utilizzi, mettendo in pericolo e danneggiando tanto il suo autore quanto il patrimonio simbolico che esso racchiude“.

La risoluzione quindi, se votata all’unanimità da tutti i gruppi in Commissione Cultura come auspica l’On. Anzaldi, impegnerà il Governo “ad adottare le iniziative legislative necessarie a scongiurare il verificarsi di vere e proprie lacune normative e di tutela fra l’esaurirsi del diritto d’autore e la maturazione dell’interesse culturale, nonché ad adoperarsi affinché la fotografia scattata da Tony Gentile, di Falcone e Borsellino, non venga considerata una fotografia qualunque, ma se ne riconosca il pieno valore storico, simbolico e istituzionale“. Vi terremo aggiornati.

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