Covid, programmi Rai tra ansia e gossip. Dispenza: “Ripensare i palinsesti”

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I Programmi Rai sono adeguati a informare e intrattenere i telespettatori durante la nuova emergenza Covid-19 con le sue rinnovate misure restrittive? La risposta è decisamente negativa.

Ci risiamo. In misura minore rispetto al marzo scorso, eppure rieccoci nuovamente catapultati in regime di “arresti domiciliari”. Con un maggior numero di persone costrette in casa in quanto residenti particolarmente colpite dall’emergenza. O per lo smart working o per la didattica a distanza. E per il “coprifuoco” la sera. La Rai, nel suo ruolo di servizio pubblico pagato dal canone, dovrebbe dunque informare e intrattenere gli spettatori. Così come, nel caso delle nuove generazioni, integrare l’offerta educativa falcidiata dalla chiusura delle scuole.

Ridisegnare i palinsesti

Nulla di tutto ciò avviene nei programmi Rai. Nei tanti talk show identici l’uno all’altro che si susseguono nei palinsesti della Tv pubblica, in particolar modo su Rai1, si è prigionieri di un pendolo che oscilla tra catastrofismi ansiogeni e gossip di bassa lega. Come sottolinea giustamente un autorevole giornalista Rai, Onofrio Dispenza, in un articolo su Globalist.it, sarebbe invece lecito “ridisegnare i palinsesti“. Evidenziando come, oggi e nel prossimo futuro, “non sono e non saranno giorni per ballare con le stelle, o per sfogliare in tv, come accade dal mattino a sera, attraversando penosi pomeriggi, pagine di gossip che non si trovano più neanche nelle sale d’attesa del podologo“.

Per far questo, sottolinea Dispenza, sarebbe opportuno “cercare e fare propri i suggerimenti di esperti (veri) della comunicazione, (veri) della psiche, (veri) della sociologia e della cultura vera, non dei mostri creati dai talk. È necessario e urgente, considerato che ai piani alti, e medi, di Viale Mazzini, per questo, non possiamo contare su eccellenze, anzi.”

Il caso emblematico di RaiStoria

Parole che riecheggiano quelle del Segretario della Commissione di Vigilanza Michele Anzaldi. Che all’epoca del primo lockdown si sgolava invitando la Rai a potenziare l’offerta educativa per i ragazzi costretti a casa e che, più recentemente, ha mobilitato la rete per salvare RaiStoria. E già il fatto che si ventilasse anche solo l’ipotesi di chiudere il canale la dice lunga su come, a Viale Mazzini, per dirla con Dante, si navighi “sanza nocchiere in gran tempesta”.

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