I nipoti di Mussolini – L’ombra lunga del fascismo in Italia
Lo storico David Broder esamina i motivi per cui Giorgia Meloni e il suo governo populista suscitano interrogativi sul passato
Articolo di Bill Emmott – Financial Times. Traduzione di Marco Zonetti
Nel settembre scorso, quando Giorgia Meloni ha messo a segno la sua – lungamente prevista – vittoria alle elezioni, diventando così non soltanto la prima donna presidente del consiglio in Italia ma anche la prima proveniente da un partito il cui retaggio ideologico si rifà a Benito Mussolini, gli analisti hanno faticato a trovare le parole giuste per descrivere la sua linea politica. Lei e i suoi Fratelli d’Italia erano “neo-fascisti”, “post-fascisti”, “di estrema destra” o solo “nazionalisti-conservatori”? E quanto avremmo dovuto preoccuparci?
In campagna elettorale, Meloni ha cercato di respingere la “parola che inizia con la F”, dichiarando che il fascismo era ormai “consegnato alla Storia”. Sia allora, sia quando ha assunto la carica, ha altresì rassicurato riguardo alle proprie intenzioni politiche, acquisendo una posizione rigorosamente pro-Nato e pro-Ucraina, atlantista in politica estera ma anche risolutamente inserita nel contesto europeo sull’economia, sull’euro e finanche sull’immigrazione.
I mercati finanziari hanno accettato con tranquillità il suo governo. Sì, vi sono stati alcuni screzi con la Francia riguardo ai migranti clandestini, e il governo ha assunto una linea tetragona contro le navi delle ONG che operano nel Mediterraneo. Ma anche su tale questione Meloni non è più tanto lontana dalla tendenza dominante in Europa, e le recenti promesse della Gran Bretagna di deportare automaticamente i migranti clandestini hanno fatto sembrare le politiche italiane quasi ragionevoli.
Il fascismo è stato davvero “consegnato alla Storia” come asserisce Meloni? Risponde nel suo libro lo storico David Broder
Alla luce di tutto ciò, “la parola che inizia con la F” è stata effettivamente “consegnata alla Storia”? Non proprio, come evidenzia questo utile libro di David Broder, storico da tempo residente in Italia.
Tanto per cominciare, questa formula sprezzante è stata utilizzata per decenni dai leader dei partiti precursori di Fratelli d’Italia, quando invece i loro membri sfoggiavano una forte e spudorata passione per quella stessa Storia.
Parallelamente ai tentativi di legittimazione nel dopoguerra, alcuni gruppi legati ai partiti post-fascisti erano poi coinvolti in atti terroristici violenti, ribattezzati “strategia della tensione”, i più tristemente noti fra tutti sono la strage di Piazza Fontana nel 1969 e quella della stazione di Bologna nel 1980. Meloni ha provato a reprimere quelle che definisce “i nostalgici” nelle file del suo partito. La difficoltà sta nel fatto che la principale corrente che ricollega a Mussolini e al fascismo i vari partiti e movimenti di Destra nati nel dopoguerra non è tanto la nostalgia, quanto invece il desiderio di ritenere la Storia d’Italia della prima tranche del ventesimo secolo una parte legittima e fiera dell’identità nazionale.
Fratelli d’Italia come Shinzō Abe: il vittimismo delle Destre
Sotto questo aspetto, le destre italiane possono essere paragonate ai nazionalisti del Partito Liberal Democratico giapponese, compreso il loro defunto primo ministro Shinzō Abe. Secondo la visione revisionista di Abe, il peccato principale commesso dal Giappone prima del 1945 non furono le atrocità perpetrate dall’esercito, che egli cercava di negare o di sminuire, bensì la sconfitta della guerra nel Pacifico, più o meno come per le destre italiane l’errore principale di Mussolini fu quello di allearsi con Hitler, sposando così in ultima analisi una causa persa.
Come a questi nazionalisti giapponesi piace rievocare episodi nei quali la loro nazione possa vedersi nella parte della vittima, così gli episodi citati dai Nipoti di Mussolini, e che giocano un ruolo chiave nella commemorazione fascista contemporanea, sono momenti di vittimismo. Uno di essi, celebrato a partire dal 2005 come “Giorno del Ricordo”, è il massacro degli italiani per mano dei partigiani iugoslavi al confine con il Friuli Venezia-Giulia durante e dopo la seconda guerra mondiale.
La storia è identità, e le politiche identitarie sono parte fondamentale dell’attrattiva esercitata da Fratelli d’Italia. Fin dal suo approdo al governo, il partito ha evidenziato una visione conservatrice tipica della cultura cattolica italiana riguardo a temi quali diritti LGBTQ+, maternità surrogata e cittadinanza, ed è stato ricompensato con una crescita ulteriore nei sondaggi. Eppure né questo aspetto né le politiche di Giorgia Meloni rappresentano elementi di novità o di unicità per il suo partito. Le posizioni della sua coalizione, infatti, sono piuttosto simili a quelle delle coalizioni guidate nel 1994, 2001-06 e 2008-11 da Silvio Berlusconi, quello che notoriamente dichiarò che Mussolini fu un “buon leader” che mandava le persone “in vacanza”.
La resurrezione del Fascismo è in atto da decenni
La buona notizia è che il successo di Fratelli D’Italia non implica necessariamente che in Italia sia all’improvviso risorto il fascismo. Quella cattiva è che la resurrezione è in atto ormai da decenni, e che le idee associate al fascismo sono ampiamente condivise in seno ai partiti di Destra. Tali partiti, che in generale lavorano assieme in maniera più coesa rispetto a quelli di Sinistra, hanno ottenuto il 35-45% dei voti nelle due ultime elezioni politiche. Che tutto ciò debba suscitare timori duraturi dipende da due fattori.
Il primo è se la coalizione dovesse effettuare seri tentativi di riforma della Costituzione italiana come quella di accentrare il potere nelle mani di una presidenza eletta direttamente dal popolo, che la Destra, fautrice della stabilità di governo, auspicherebbe di controllare. L’argomento è stato dibattuto dalla Meloni, ma è difficile capire come tale riforma potrebbe essere attuata, dal momento che le modifiche istituzionali debbono essere approvate tramite referendum.
Il secondo fattore è se i gruppuscoli legati alla Destra dovessero far ricorso alla violenza in occasione di eventuali crisi future e, in tal caso, quale sarà la reazione del governo Meloni. Rispetto a com’era negli anni Settanta, quando la “strategia della tensione” fascista era al suo apice, oggi l’Italia è un luogo pacifico. Speriamo lo resti lungo.
Mussolini’s Grandchildren: Fascism in Contemporary Italy by David Broder, Pluto Press £17.99, 240 pages