Iannacone “Ulisse” moderno torna su Rai3 con L’Odissea

Rai3, con Domenico Iannacone il Servizio Pubblico incontra l'Arte della Vita
Domenico Iannacone con Dario D’Ambrosi del Teatro Patologico di Roma

Domenico Iannacone raddoppia su Rai3, sulla scia del successo di Che ci faccio quiUna frase, quella che dà il titolo al programma, che almeno una volta nella vita chiunque ha pronunciato fra sé e sé, non necessariamente interrogativa o affermativa.

Una vox media, insomma, come quella di Domenico, equilibrato e maieutico intervistatore. Dopo gli ottimi risultati de I Dieci Comandamenti, ha appena chiuso per l’appunto una fortunata seconda edizione di Che ci faccio qui e il programma, in onda nell’access prime time domenicale, è più volte risultato il più visto del suo slot. E contro colossi quali i talk politici di Rete4 e Non è L’Arena di Massimo Giletti su La7. 

Ma ridurne il pregio stilistico a mere questioni di dati di ascolto sarebbe un sacrilegio. Questo perché il programma ideato, scritto e diretto da Iannacone è un’autentica perla televisiva fin dalla sigla iniziale. Sigla, la cui musica e i cui testi sono stati composti appositamente per la trasmissione, con rimandi visivi agli Hot Chili Pepper o a Saul Bass, il titolista preferito di Alfred Hitchcock, e suggestioni sonore alla Leonard Cohen.

Iannacone ha la dote rara di saper raccontare attraverso l’intervista. Non si pone mai in primo piano rispetto all’interlocutore ma ne lascia venir fuori pian piano la personalità, senza mai assolvere né condannare. Registrando così per lo spettatore i moti dell’animo, i sentimenti, le mancanze, i pregi, i sogni, le delusioni, le speranze del protagonista di turno. E con coinvolgimento e partecipazione tali che lo spettatore finisce per sentire il proprio cuore battere sotto le loro vesti. Un programma catartico e ispiratore, per dirla con due parole.

Ogni puntata di Che ci faccio qui dà voce a personaggi – illustri, o illustri sconosciuti – che in un modo o nell’altro perseguono una sorta di avventura solitaria ma al contempo dedita al prossimo, chiusi talvolta loro malgrado in “fortezze della solitudine”. Fortezze munite tuttavia di finestre sul mondo dalle quali provare a renderlo migliore. Finestre come quella della sua casa in Molise, che egli ha chiamato icasticamente Itaca, come la patria di Ulisse. Con il quale – nella sua versione dantesca – i conduttore condivide il desiderio di spingersi oltre le colonne d’Ercole della conoscenza.

E a proposito dell’eroe mitologico, tutto si tiene. Nel nuovo palinsesto 2020-2021, Domenico Iannacone tornerà con Che ci faccio qui ma raddoppierà anche con L’Odissea, messa in scena con il Teatro Patologico di Dario D’Ambrosi. Un evento televisivo che farà parlare molto di sé e del quale torneremo a occuparci a profusione.

error: Content is protected !!