Nolan racconta Oppenheimer: l’uomo che cambiò per sempre la guerra e il mondo

Cillian Murphy è Julius Robert Oppenheimer, l’inventore della bomba atomica

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di Antonio Facchin

Julius Robert Oppenheimer, padre della bomba atomica, è passato alla storia anche per il suo impegno nell’ostacolare la proliferazione nucleare e, in particolare, la creazione della bomba H, all’indomani degli effetti della sua letale invenzione. Dalla sua storia personale il regista Christopher Nolan ha tratto l’ennesimo successo cinematografico – sugli schermi italiani solo dal 23 agosto – che lo racconta a partire dall’anno 1926: giovane di origini giudeo-tedesche, brillante neolaureato in fisica a Cambridge, e ricercatore per l’Università di Göttingen in Germania. Quindi docente di fisica quantistica a Berkeley e al California Institute of Technology. A Berkeley collaborò allo sviluppo delle più innovative tecnologie a fianco di Ernest Lawrence, inventore del ciclotrone, acceleratore di particelle che valse a quest’ultimo il premio Nobel nel 1939.

Josh Hartnett è Ernest Lawrence

Il Manhattan project

Ed è naturalmente negli Stati Uniti che, nel 1942, i vertici dell’esercito americano coinvolgono Oppenheimer nel Manhattan project. In una corsa contro il tempo contro Germania e Russia per un obiettivo comune: la creazione di una bomba che impieghi la potenza della fissione dell’atomo. Ma il governo degli Stati Uniti non può rischiare che i nazisti entrino in possesso di un’arma così potente. Così incaricano Oppenheimer e il generale Leslie Groves di costruire un laboratorio segreto e di concentrare tutti gli sforzi per mettere a punto la bomba atomica prima dei rivali.

Matt Damon è il generale Leslie Groves

Grazie al suo carisma Oppenheimer riuscì così a coinvolgere nel Manhattan project nomi del calibro di Frank, Compton, Urey, Fermi, Lawrence, Seaborg, McMillan, Segrè, Chamberlain, Wigner, Schwinger, Feynman, Bethe, Alvarez, Rainwater, van Vleck, Fitsch, Fowler e Ramsey (solo per citare i vincitori di premi Nobel). E a concertarne le attività in un luogo isolato dal resto del mondo, inizialmente privo degli agi più comuni. Il progetto, com’è tristemente noto, andò a buon fine: una bomba atomica, the Gadget come fu definita in codice, venne testata per la prima volta nel deserto del New Mexico il 16 luglio 1945 passando alla storia quale Trinity test. Senza informare la popolazione locale che, negli anni a seguire, ne subì pesanti conseguenze (come hanno riferito alcuni sopravvissuti a Leslie M.M. Blume , corrispondente del National Geographic). La bomba fu poi sganciata su Hiroshima e Nagasaki il 6 e 9 agosto 1945.

Robert Downey Jr. è Lewis Strauss

Il film

Tratto dalla biografia del 2005 vincitrice del premio Pulitzer, American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer di Martin J. Sherwin e Kai Bird, attualmente al vertice delle classifiche di vendita d’oltreoceano, anche il film di Nolan eccelle per l’assoluta correttezza della ricostruzione storica. Il regista si è infatti impegnato a lungo in ricerche e riscontri, affinché parte dei dialoghi potesse essere addirittura ricostruita a partire dalle trascrizioni delle assemblee governative dell’epoca. Ricorrendo a tutti i documenti d’archivio disponibili, documenti che l’FBI ha per lo più desecretato solo a posteriori, e al materiale fotografico raccolto all’indomani del Trinity test, come il regista confessa a Jeanne Dorin McDowell in una sua recente intervista rilasciata al National Geographic.

Emily Blunt è Katharine “Kitty” Puening Oppenheimer

Moderno Prometeo

Ma alla descrizione della personalità del Prometeo del secolo scorso, Christopher Nolan ha applicato la sua destrezza nel “giocare” con i piani temporali (cifra stilistica che il regista aveva già doviziosamente espressa in Tenet) e la spettacolarità dell’azione, narrata anche con immagini in bianco e nero – a distinguerne il presente dal passato – filmata in 70 mm IMAX (Image MAXimum): la tecnica al momento più avanzata per il massimo coinvolgimento sensoriale dello spettatore.

Obiettivo di Nolan era quello di dare vita a effetti speciali senza ricorrere alla loro digitalizzazione. Basti dire che per simulare l’effetto del Trinity Test si è preferito provocare (e naturalmente filmare) un’esplosione nel deserto di una settantina di metri d’altezza ripresa a distanza ravvicinata per magnificarla. Il tutto grazie a una miscela di tritolo, polvere da sparo, benzina, polveri di magnesio e alluminio. Sotto l’effetto di onde d’urto, effetti di luce, metallo fuso e infine tramite l’impiego di materiale pirotecnico in aggiunta a un’esplosione già di per sé imponente, in una costante ed estrema tensione al realismo formale che dà forma al film per tutta la sua durata (3 ore e 9 secondi).

Emily Blunt, il regista Christopher Nolan e Cillian Murphy fuori scena

Nella mente di Oppenheimer

E come nella migliore tradizione culturale del secolo in cui la vicenda si colloca, dalla rappresentazione della realtà fattuale si passa all’analisi dell’io interiore. Così una delle più ambiziose sfide della sua opera, a detta del regista, è stata proprio quella di penetrare nella mente dell’inventore della più letale arma di distruzione di massa della storia, per raccontarne in immagini il pensiero, le intuizioni, le ambizioni, le contraddizioni, i timori e i rimorsi, nel loro divenire. Raccontando insomma i demoni interiori di quel brillante fisico che, in ultima analisi, provò un lucido orrore per ciò che la sua “creatura” aveva recato all’umanità, sia pur per ragion di Stato. La parabola esistenziale di un uomo che cambiò il mondo, e che tuttavia fu poi declassato per aver ostacolato la proliferazione delle armi nucleari con il falso sospetto di collaborare con l’URSS in tempi d’isteria anticomunista maccartista.

Einstein con Oppenheimer,
direttore dell’Institute for Advanced Study di Princeton dal 1947 al 1966

IL TRAILER DEL FILM

Le guerre nel mondo

Secondo una recente stima di Repubblica, al momento, sono almeno 60 i conflitti e le crisi in corso nel mondo. E da dopo poco più di 70 anni dalla nascita della Nato, l’alleanza militare intergovernativa di 31 Stati nata sulle macerie della Seconda Guerra Mondiale, la minaccia nucleare è tornata ad esser argomento di pressante attualità, ridestata dall’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin che ha scatenato una corsa al riarmo in tutto il mondo. Ma non solo per la minaccia ormai costante del ricorso all’utilizzo della bomba atomica, quanto per il rischio che i 15 reattori delle 4 centrali nucleari presenti su suolo ucraino possano essere deliberatamente colpiti. E a causa del traffico illecito – e da tempo fuori controllo – di sostanze radioattive. Come il polonio, che si può ricavare dalle scorie dell’uranio, già impiegato per eliminare più di un dissidente. E infine dall’impiego di armi non convenzionali in barba al divieto della loro costruzione, diffusione e utilizzo banditi dalla Convenzione di Ginevra (bomba atomica inclusa) per la loro capacità di minare per un lungo periodo la sicurezza e per gli irreparabili danni recati ai civili.

Cultura della pace unico antidoto alla guerra

Probabilmente non conosciamo l’esatto volume d’affari sviluppato dal mercato delle armi. Arginarne il commercio è pura utopia: la storia dell’umanità è purtroppo costellata di guerre. Ma un antidoto esiste e risiede nel promuovere e sostenere “la cultura della pace“. Una cultura che ha peraltro da poco perso uno dei suoi migliori alfieri, Gino Strada che con la sua Emergency ne è stato simbolo, anima e, soprattutto, bisturi.

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