Quirinale. D’Alimonte: “Renzi e i renziani non voterebbero mai Berlusconi”

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Silvio Berlusconi firma il “contratto con gli italiani” a Porta a Porta

di Marco Zonetti 🖋️

Intervistato da Luca Monticelli sul Sole 24 Ore, il politologo Roberto D’Alimonte analizza con chiarezza la situazione della corsa per il Quirinale, facendo luce sui vari rapporti di forza che intercorrono tra i diversi schieramenti.

D’Alimonte sottolinea che il blocco del Centrodestra dispone di 419 voti tra deputati e senatori, mentre il Centrosinistra può contare su 438 teste. Il Centrodestra, d’altro canto, vanta la maggioranza dei grandi elettori, 33, contro i 25 in forza al Centrosinistra. Complessivamente, dunque, quest’ultimo – secondo il politologo – è a quota 463 a fronte dei 452 del Centrodestra.

Egli giunge a questo risultato contando ovviamente Italia Viva nel Centrosinistra e dicendosi «sicuro che né Renzi né i renziani voterebbero Berlusconi». Aggiungendo che: «Forse, alcuni parlamentari di Italia viva potrebbero convergere su un altro candidato del centrodestra, ma certamente non Berlusconi».

Su Twitter, il Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi (Iv) ha commentato tale dichiarazione con: “Al di lĂ  di conteggi discutibili e valutazioni personali, dall’intervista del prof. D’Alimonte emerge un’unica certezza: il ruolo determinante di Italia Viva. Ieri per mettere in sicurezza il Paese con Draghi, domani per garantire un Capo dello Stato condiviso e che unifichi”.

Quanto alla candidatura di Berlusconi al Colle – se egli sciogliesse la riserva decidendo di andare avanti – secondo Il professor D’Alimonte al Cavaliere mancherebbero «53 voti che sono tantissimi, perchĂ© nei 94 parlamentari che mancano all’appello quelli veramente contendibili sono una sessantina. Alla fine gliene mancheranno 80-90, forse anche di piĂą a causa delle defezioni».

Per quanto invece concerne i rapporti del Cavaliere con i suoi alleati Matteo Salvini e Giorgia Meloni: «Berlusconi con il suo 7-8% detiene un potere di ricatto fortissimo su due argomenti: il primo è la legge elettorale, perché a lui va bene sia il proporzionale che il maggioritario. Oggi in Parlamento c’è tanta voglia di proporzionale e se viene fatta una riforma in questo senso Salvini e Meloni non vinceranno le prossime elezioni politiche. Il secondo punto è questo: se Salvini e Meloni non avessero accettato la candidatura di Berlusconi, lui avrebbe potuto scegliere il presidente della Repubblica insieme al Pd. Ha un grande potere e quel 7-8% di Forza Italia dentro la coalizione è strategico. Salvini e Meloni sono in difficoltà, per questa ragione ci saranno delle defezioni».

E per questo – a parere del politologo, secondo il quale Salvini è in gran difficoltĂ  – Silvio Berlusconi Â«non andrĂ  allo sbaraglio nel momento in cui si renderĂ  conto che non ha i voti. Ci può stare che appoggi Draghi al momento del ritiro, però non ho nessuna certezza». Lasciando quindi spazio a tre soluzioni possibili, le uniche al momento percorribili dalle forze in gioco: al Quirinale andrebbe Mario Draghi, o in alternativa un candidato di Centrodestra – e il vertice di ieri che ha visto incontrarsi “cordialmente” Salvini e il leader del M5s Giuseppe Conte spingerebbe verso questa opzione – oppure, in ultima analisi, si procederĂ  all’opera di persuasione nei confronti di Sergio Mattarella affinchĂ© abbandoni la sua posizione tetragona e accetti un mandato bis.

A pochissimi giorni dal fatidico 24 gennaio, giorno della prima votazione, la confusione regna ancora sovrana, e resta un’unica sicurezza: ogni strada verrĂ  tentata per scongiurare elezioni anticipate, perchĂ© – come sosteniamo da sempre – nella politica italiana è meglio una poltrona oggi che una domani. Occupata da altri.

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