Anzaldi (Iv): “Khaby Lame diventi il simbolo della nuova Rai. E della necessità dello Ius Culturae”

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Khaby Lame

Un fenomeno tutto italiano quello di Khaby Lame, attualmente il secondo “tiktoker” più seguito del mondo dopo Charli D’Amelio (ma molto vicino a diventare il primo). Nato in Senegal ventuno anni fa e trasferito in tenerissima età nel nostro Paese, Lame ha raggiunto la bellezza di cento milioni di follower sul social cinese TikTok, attirando anche l’attenzione di Mark Zuckerberg, patron di Facebook, che gli ha scritto personalmente. Il giovane ha rilasciato un’intervista al magazine Sette del Corriere della Sera nella quale ha ribadito di non avere la cittadinanza italiana, commentando a tal proposito: “Solo ora che sono famoso ci pensano, prima non importava nulla a nessuno”.

Michele Anzaldi, Segretario della Commissione di Vigilanza Rai e Deputato di Italia Viva in Commissione Cultura, ha commentato così su Facebook: “Il caso di Khaby Lame, il giovane italiano (ma ufficialmente senza cittadinanza) più famoso su TikTok, addirittura primo in Europa a superare i 100 milioni di follower e più popolare anche di Chiara Ferragni, destinatario di un messaggio di complimenti anche da Mark Zuckerberg, rappresenta una storia esemplare sulla necessità di una norma adeguata ai tempi sulla cittadinanza, sull’urgenza di introdurre lo Ius Culturae”.

E precisa: “La Rai per una volta riuscirà ad arrivare prima? Non soltanto farebbe bene a raccontare ai telespettatori la sua storia, come stanno facendo testate giornalistiche commerciali proprio in questi giorni (ad esempio il magazine Sette del Corriere), ma perché non pensare di affidare proprio a Lame una rubrica, magari in inglese (lingua che ha dimostrato di conoscere alla perfezione) e quindi vendibile anche all’estero? Perché non pensare a giovani come lui per fare da simbolo alla nuova Rai?”.

“E’ incomprensibile, peraltro” aggiunge l’On. Anzaldi, “che Lame, oggi 21enne e in Italia da quando aveva 1 anno, non sia formalmente cittadino italiano, e come lui tanti altri giovani venuti in Italia da giovanissimi e che hanno frequentato le scuole in Italia, integrandosi completamente con i nostri figli. Su questo è lecito attendersi una coraggiosa battaglia di civiltà da parte del presidente Draghi, affinché valuti di porre la fiducia, come ha fatto Renzi sui diritti civili 5 anni fa. Il Governo di certo non può stare dietro alle sirene populiste di Conte e del Movimento 5 stelle, schierati contro i diritti e contro la giustizia sociale“.

L’On. Anzaldi aveva già disquisito sulla necessità d’introdurre lo Ius Culturae, rispondendo direttamente al Presidente del Coni Giovanni Malagò.

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