Arte e natura. Spiritualità e sostenibilità ambientale. Due mostre d’arte londinesi fatte di immagini, suoni e suggestioni per una più profonda consapevolezza del rispetto per l’ambiente.
Se ben dodici anni fa Avatar fece innamorare della sua Pandora, di cui solo pochi avevano la fortuna di apprezzare e rispettare il respiro, le manifestazioni e la forza, oggi – a un passo dal sequel previsto sugli schermi nel prossimo anno – Londra propone due mostre su natura e regno vegetale, con lo stesso obiettivo del kolossal di James Cameron. Ricordarci che l’ambiente in cui viviamo è entità cosciente e sensibile e merita rispetto. Ci riferiamo a The Botanical Mind: Art, Mysticism and The Cosmic Tree, che sarà fino al 23 dicembre al Camden Art Center, e a Among the Trees, in mostra alla Hayward Gallery fino al 31 ottobre (online rispettivamente su www.botanicalmind.online e in virtual tour su https://youtu.be/JrjzLLPDITc).
Le immagini di Carl Gustav Jung
Sei le aree tematiche della prima mostra, e più di 50 gli artisti dalla provenienza più varia, con opere create nel corso di ben cinque secoli. A rendere la mostra quanto più attuale anche un imprevisto: l’impossibilità per un gruppo di artisti della comunità amazzonica Yawanawá di curare personalmente l’installazione della propria opera perché, per così dire, in lockdown. The Botanical Mind si apre con la forza delle immagini ancestrali raccolte da Carl Gustav Jung, il grande psicanalista del XX secolo, nel suo Liber novus (o Libro rosso). Jung, che era anche un artista, dipinse le immagini simboliche che affioravano dal suo inconscio grazie alla meditazione attiva, una pratica che è stata la base nella sua tecnica psicanalitica, Che lo portò a sviluppare una profonda comprensione degli archetipi dell’inconscio collettivo e di come questi si esprimano in simboli.
L’Albero della Vita
L’albero ne è motivo ricorrente, come l’Axis Mundi o Albero della Vita: uno dei simboli universali (e trasversali, cioè comune ad aree geografiche, epoche, culture e religioni diverse). Per Jung rappresentazione di quella connessione che esiste tra mondi visibile e invisibile – che è poi asse portante di tutta la mostra – e di ogni aspetto dell’universo. Archetipo quindi in varie culture: dal gigante Ash Yggdrasil, che collegava i Nove Mondi della mitologia nordica, all’albero dell’immortalità islamico, a quello della conoscenza nel giardino dell’Eden. E spesso il motivo dell’albero sacro è associato al serpente, simbolo dell’esperienza sciamanica. Dal mondo ancestrale la mostra giunge a quello vegetale, e alla sue manifestazioni, passando per le forme geometriche, espressione dell’elaborazione umana, care all’arte di tutti i tempi.
Among the Trees
E sempre l’albero – ma questa volta proprio l’organismo vivente capace di trasformare l’anidride carbonica in ossigeno – è il tema della seconda mostra, Among the Trees che, coerentemente al titolo, si articola nella Hayward Gallery come una sorta di foresta. Ci si aggira infatti tra fotografie, video, sculture e installazioni di Rodney Graham, Ugo Rondinone, Giuseppe Penone, Jimmie Durham e Pascale Marthine Tayou, per citare solo alcuni dei più noti artisti contemporanei in esposizione.
Il tutto in concomitanza con la proiezione, nei cinema inglesi, di A life on our planet documentario autobiografico del celebre naturalista David Attenborough che, a fine carriera, ci offre la sua testimonianza diretta degli effetti devastanti dell’impatto dell’attività umana sul pianeta, suggerendo qualche proposta sul sempre più importante tema della sostenibilità ambientale. In Italia su Netflix.
Antonio Facchin