di Antonio Facchin
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Le immagini dissipano ogni dubbio: non è un invito a salutare il nuovo anno ai tropici, tantomeno ci riferiamo alla crisi climatica. Anzi, almeno oggi – ma solo oggi – allontaniamola dalle nostre preoccupazioni. Perché, in tempo per partecipare ai brindisi di fine anno sui principali canali televisivi, La7 ci invita a chiudere l’anno in bellezza: quella di Marilyn Monroe. Certi che per tutti A qualcuno piace caldo, capolavoro di Billy Wilder, sia un deja-vu, ne ripercorriamo le premesse affidando la storia di successo del film alle parole dei critici cinematografici Morando Morandini e Paolo Mereghetti.
Un’orchestra per sole donne
Chicago, 29 febbraio 1929. “Ghette”, sicario di Al Capone, fa uccidere in un’autorimessa sei gangster di una banda rivale nel commercio clandestino di alcolici. L’evento passerà alla storia come la strage di San Valentino. Ad assistervi, loro malgrado, due musicisti: Jo (Curtis), un sassofonista, e Jerry (Lemmon), l’amico contrabbassista, entrambi alla consueta, disperata ricerca di scritture. Scoperti e braccati, ai due non resta di meglio che aggregarsi a un’orchestra jazz in partenza per Miami, con un inganno.
L’orchestra è infatti per sole donne e i due sono costretti ad assumere le vesti di Josephine e Geraldine (o all’occorrenza Daphne). E, al momento della partenza, fanno la conoscenza di Zucchero Candito (Monroe), al secolo Zucchero Kandinsky, un’avvenente, romantica, delusa suonatrice di ukulele, che cambierà la loro vita.
Il meglio di un mito
Il resto è “una pietra miliare della commedia americana. Una farsa strepitosa con molto punch, ritmo infallibile, odor di sesso e di morte e una Marilyn Monroe deliziosa in quella che è, forse, la sua miglior interpretazione in assoluto. Ricorrente nel cinema di Wilder, il travestitismo diventa qui l’asse portante dell’azione, contribuendo al suo lavoro di ribaltamento degli stereotipi sessuali e dimostrando che, contro il noto proverbio, l’abito fa il monaco” (Il Morandini).
Una commedia da manuale
“Una commedia assolutamente perfetta, scritta da Wilder e I.A.L. Diamond, che resuscita temi e modi del vecchio comico e del vecchio cinema (banditi e pupe, travestimenti e torte in faccia) non per rileggerli criticamente, ma «per mostrare i loro risvolti attuali e far leva sulle loro stesse contraddizioni» [Lourcelles]. Al centro di tutto c’è la confusione tra i sessi che provoca alcune fra le più celebri gag della storia del cinema (la corte di Boccuccia di rosa/Brown a Daphne/Lemmon con il celeberrimo «Nessuno è perfetto»; il doppio travestimento di Curtis in Josephine e nel miliardario che colleziona «conchiglie Shell».
Nel ruolo di Zucchero Kandinsky (in originale Sugar Kane Kowalczyk) Marilyn è perfetta, indimenticabile quando suona l’ukulele e canta I Wanna Be Loved by You e I’m Thru’ with Love. Ispirata alla sceneggiatura di Su con la vita! (1935, di Richard Pottier) è all’origine dei musical teatrali Sugar (1972) e Some Like It Hot (1992). Oscar per i costumi” (Il Mereghetti).
“Un capitolo imprescindibile della Storia della commedia: un autentico meccanismo a orologeria che rasenta la perfezione e si pone come modello di narrazione brillante” (FilmTv).
A qualcuno piace caldo (Some Like It Hot, commedia, USA, 1959) regia di Billy Wilder. Con Tony Curtis, Jack Lemmon, Marilyn Monroe, Joe E. Brown, George Raft, Pat O’Brien, Joan Shawlee