Come Rai e Tg si sono piegati al Grande Fratello di Palazzo Chigi

Rai piegata Grande Fratello di Palazzo Chigi
Rocco Casalino e Giuseppe Conte

Michele Anzaldi ha smascherato il pactum subiectionis della Rai a Conte e Casalino. E sulla comunicazione istituzionale del Governo abbiamo chiesto il parere della professoressa Sara Bentivegna, docente di Comunicazione Politica alla Sapienza

di Marco Zonetti

Giuseppe Conte che solca a larghe falcate i corridoi di Palazzo Chigi. Giuseppe Conte che si siede alla scrivania disseminata di documenti dall’aria cruciale per poi consultarli con attenzione. Giuseppe Conte che verga carte istituzionali. Giuseppe Conte che lavora solerte e di buona lena. Questa la sequenza d’immagini che, da mesi e mesi, siamo abituati a vedere pedissequamente nei notiziari Rai e non solo. Della reiterazione di tali immagini, spesso utilizzate in apertura del Tg1 anche quando non vi erano notizie riguardanti il Premier così rilevanti da giustificarlo, si è accorto per primo l’On. Michele Anzaldi, Segretario della Commissione di Vigilanza Rai nonché Deputato di Italia Viva.

La denuncia di Michele Anzaldi

Il Deputato renziano si è posto un interrogativo cruciale, poi esteso in un’interrogazione alla Rai: quelle immagini sono state realizzate ad hoc da Palazzo Chigi? E se sì, perché la Rai accetta di trasmetterle “in loop” quando il Servizio Pubblico dispone di ben diecimila operatori pagati dal canone? E, soprattutto, la dinamica non ricorda troppo da vicino la propaganda veicolata dal Minculpop, il Ministero della Cultura Popolare dell’Italia fascista, attraverso l’Istituto Luce?

Messinscena da Minculpop

La risposta della Rai a Michele Anzaldi ha corroborato ogni sospetto: sì, ha confermato Viale Mazzini, le immagini sono state prodotte internamente da Palazzo Chigi “per ragioni di sicurezza dovute alla pandemia”. La replica rabberciata della Tv di Stato è stata fortemente stigmatizzata non soltanto dal Segretario della Vigilanza Rai che ha parlato di “messinscena orchestrata dai collaboratori di Conte che non ha paragoni in nessuna democrazia occidentale in puro stile Minculpop”; ma anche dall’Onorevole Giorgio Mulè, Capogruppo di Forza Italia in Commissione di Vigilanza.

E dai parlamentari della Lega Alessandro Morelli, Giorgio Maria Bergesio, Massimiliano Capitanio, Dimitri Coin, Umberto Fusco, Elena Maccanti e Simona Pergreffi che hanno sottolineato a loro volta come in quelle sequenze si respiri un po’ troppo aria di Ministero della Cultura Popolare. Quella formidabile macchina di propaganda che, complici le immagini dell’Istituto Luce, diffondeva – all’epoca nei cinema – le immagini di un Benito Mussolini laborioso, attivo, dinamico, scattante e diligente leader al servizio della sua nazione.

Il Grande Fratello a Palazzo Chigi

Ma c’è un elemento in più da considerare. Avevamo per primi sottolineato come l’avvento a Palazzo Chigi di Giuseppe Conte, e del suo portavoce Rocco Casalino reduce dal Grande Fratello, avesse permeato la comunicazione istituzionale degli stilemi cari al capostipite dei reality show. Basti pensare alle conferenze stampa per la presentazione dei vari Dpcm. Con l’avviso in pompa magna sui social network, sui giornali e nei notiziari (con immagini di cui sopra annesse), e poi il costante ritardo nella messa in onda della conferenza stampa per creare attesa e suspense. Quasi si trattasse dell’annuncio dell’eliminazione di chissà quale inquilino della Casa del Grande Fratello finito in nomination, e non della comunicazione governativa di un decreto le cui misure interessano la vita degli italiani.

Manie di protagonismo istituzionale

“Manie di protagonismo istituzionale” per dirla con il costituzionalista Andrea Venanzoni nel suo ultimo saggio Ipotesi neofeudale, causa di “una definitiva traslazione del potere in capo al governo, o meglio in capo alla persona del presidente del consiglio, circondato da una corte di consiglieri e araldi, ed eventi di foggia monarchica che persino nel nomen, gli Stati Generali, emanano un chiaro aroma monarchico”.

Intervista alla Professoressa Sara Bentivegna

Alla luce di tutto ciò ci domandiamo quale sia lo scopo, e il possibile effetto sugli spettatori e sui cittadini-elettori (in questo momento particolarmente provati dalla pandemia, e quindi più vulnerabili), di quelle immagini reiterate in ogni edizione di ogni notiziario trasmesso più volte ogni giorno sulla Tv pubblica e privata. Abbiamo chiesto delucidazioni in merito a una celebrata esperta in materia, la Professoressa Sara Bentivegna che insegna Teorie delle comunicazioni di massa, Media research e Comunicazione Politica presso la Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università “La Sapienza” di Roma.

“Più che di effetto di quelle immagini reiterate” ci risponde, “mi focalizzerei più che altro sul tentativo da parte di chi le ha realizzate di costruire un preciso ‘frame interpretativo’ secondo il quale Giuseppe Conte si sta impegnando con abnegazione e diligenza per il bene degli italiani. E non solo: affiancate nei Tg alla cronaca quotidiana delle diatribe politiche, quelle sequenze, che non per niente più volte aprono il notiziario, veicolano l’idea che egli sia l’unico a lavorare alacremente mentre gli altri si azzuffano, ostacolandolo“.

Un’analisi che ci ricorda da vicino l’epoca berlusconiana del “governo del fare” e de “l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”.

“Silvio Berlusconi quando scese “in campo” aveva creato un impero televisivo. Rocco Casalino, portavoce del Presidente del Consiglio, viene dal Grande Fratello e quindi dalla televisione. Beppe Grillo proviene dalla televisione. Lo stesso Ronald Reagan che cambiò radicalmente il rapporto fra media e politica era stato un attore hollywoodiano per poi continuare la propria carriera in tv, apprendendone vizi e virtù per quanto riguarda la creazione del consenso. Da Presidente degli Stati Uniti, faceva inviare le videocassette delle sue dichiarazioni fino alle più piccole televisioni locali sparse nel Paese, così da raggiungere il maggior numero di spettatori (e di elettori) possibili. Chi è a Palazzo Chigi oggi non si è inventato nulla, insomma. E questo ci offre un peculiare elemento di analisi su cui soffermarci”.

Quale precisamente?

“Il fatto che, nell’era di Internet e dei social network, la Tv sia ancora centrale e fondamentale nella comunicazione politica e istituzionale. E il M5s l’ha capito perfettamente, malgrado agli esordi Grillo lanciasse anatemi sul mezzo televisivo tacciandolo di essere ‘superato’. Lui stesso però, nel 2012, si affidava alla televisione quando traversò lo Stretto di Messina a nuoto per lanciare la fortunata campagna elettorale pentastellata in Sicilia”.

E come Davide Casaleggio, aggiungiamo noi, comparve in Tv da Lilli Gruber a Otto e mezzo prima del Convegno di Ivrea dal quale partì la vera e propria scalata (riuscita) a Palazzo Chigi. Il Segretario della Commissione di Vigilanza Anzaldi ha smascherato la Rai per essersi piegata ad accettare quelle immagini realizzate dai collaboratori di Conte. Potremmo chiamarlo un pactum subiectionis al Governo da parte del Servizio Pubblico. Lei cosa ne pensa al riguardo?”

“I collaboratori del Presidente del Consiglio hanno facoltà di realizzare tutte le immagini che vogliono. Per giunta, esse sono uno strumento per consolidare l’immagine di Giuseppe Conte, che altrimenti non avrebbe altra definizione politica essendo stato catapultato nell’agone istituzionale, di fatto, per caso. Ma il paradosso è che la Rai accetti di trasmettere quelle immagini, malgrado disponga di fior fiore di validi giornalisti e tecnici pagati dal canone. Nell’accettare quelle sequenze e nel trasmetterle pedissequamente, la Tv pubblica mina sostanzialmente la ragion d’essere del giornalismo. Che è quella di “cane da guardia” del Governo, di sorveglianza costante sull’operato delle istituzioni, e non di ricettacolo delle veline governative.”

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