Film Tv 26 gennaio. Mine vaganti di Ferzan Özpetek: niente mine, qualche vaghezza

Film Tv mercoledì 26 gennaio 2022. Tra i film in prima serata sui principali canali del digitale terrestre c’è Mine vaganti, divertente ritratto di una famiglia di industriali, dell’Italia “benpensante” e maschilista di provincia, con due eredi maschi. Giovani, belli e depositari delle ambizioni genitoriali – entrambi omosessuali – alle prese col loro futuro, ma soprattutto con un “familiare” coming-out.

Rai Movie (canale 24) 21.10

Film Tv 26 gennaio. Mine vaganti di Ferzan Özpetek: niente mine, qualche vaghezza
La recensione di VigilanzaTv

Mine vaganti (commedia, ITA, 2010) regia di Ferzan Özpetek. Con Riccardo Scamarcio, Alessandro Preziosi, Nicole Grimaudo, Ennio Fantastichini, Lunetta Savino, Elena Sofia Ricci, Ilaria Occhini, Carolina Crescentini, Bianca Nappi, Massimiliano Gallo, Daniele Pecci, Carmine Recano, Gianluca De Marchi, Mauro Bonaffini, Giorgio Marchesi, Gea Martire, Emanuela Gabrieli, Paola Minaccioni

I Cantone, proprietari di un importante pastificio del Salento, hanno tre figli di cui due eredi maschi: Antonio (Preziosi), il maggiore che si occupa della gestione della florida azienda familiare, e Tommaso (Scamarcio), trasferitosi a Roma per gli studi universitari. E come spesso accade, la famiglia è numerosa: vi convivono la nonna (Crescentini/Occhini), che fondò l’azienda assieme al cognato, di cui è stata segretamente innamorata per tutta la vita, e una zia “trasgressiva” per quanto si può esserlo a una certa età, isolati in un maniero del Salento, in una famiglia schiava del provincialismo e perbenismo alto-borghese.

Lunetta Savino, Elena Sofia Ricci ed Ennio Fantastichini (di spalle) in una scena del film

Il ritorno in patria del rampollo più giovane è migliore occasione per la famiglia di sancire ufficialmente il passaggio generazionale della gestione aziendale di cui, d’ora in poi, dovranno occuparsi i due figli maschi. Tanto più che i due giovani dovranno “vedersela” con Alba (Grimaudo), avvenente coetanea con piglio deciso, coinvolta nella gestione del pastificio dopo averne acquisito delle quote. Ma Tommaso di questo progetto non ne vuole proprio sapere. Questa volta è tornato a casa in realtà per confessare due segreti: la sua omosessualità e l’intenzione di fare lo scrittore.

Nicole Grimaudo e Riccardo Scamarcio sono Alba e Tommaso

Tuttavia nel corso della cena che dovrebbe rendere ufficiale il nuovo corso viene spiazzato dal coming-out di suo fratello, con conseguente collasso paterno, subbuglio generale (nonna a parte), e qualche decisione a dir poco avventata. Quella del bando di Antonio, che in un attimo si ritrova senza casa e lavoro, nonostante i tanti anni di seria dedizione agli affari di famiglia, solo perché omosessuale. Così a Tommaso non resta di meglio da fare che mantenere i suoi segreti, subentrare al fratello, e costruire con Alba un’amicizia con parvenza di relazione sentimentale. Con buona pace di famiglia e collettività, sotto gli occhi affettuosi di sua nonna.

“C’è una bella trovata narrativa nella commedia che Özpetek ha scritto con Ivan Cotroneo. Dopo un annoso soggiorno a Roma dove si è sprovincializzato, Tommaso Cantone torna nella Lecce natia, deciso a fare una rivelazione scandalosa alla sua famigliona: è gay. Confida l’intento al fratello Antonio che lo spiazza, anticipandolo. Vista la reazione del padre, colpito da infarto, e lo sconcerto della parentela, Tommaso è costretto a tacere, anzi a rimanere a Lecce per occuparsi del pastificio di famiglia.

Venduta in 15 paesi stranieri dopo il passaggio alla Berlinale 2009, è una commediona corale più abile che intelligente, un po’ squilibrata: nella prima ora dà troppo spazio a Fantastichini che sul padre autoritario e reazionario ci marcia. Felice il reparto femminile con la nonna trasgressiva della Occhini e l’eccentrica zia della Ricci, ma anche per la brava Grimaudo e la Savino, madre dei due gay, irresistibile caratterista comica. David di Donatello per Fantastichini e Occhini” (Il Morandini).

Ilaria Occhini è la nonna

Dopo il passo falso di Un giorno perfetto, Özpetek torna ai temi che gli sono più congeniali: le tensioni famigliari, l’orgoglio dei sentimenti omosessuali, il peso delle convenzioni. Cambia co-sceneggiatore (questa volta c’è Ivan Cotroneo) e ambientazione (Lecce invece del «solito» quartiere romano dell’Ostiense), ma soprattutto mette in campo una leggerezza e un’allegria spumeggianti e contagiose. Lascia da parte le preoccupazioni politically correct dei suoi film precedenti e schiaccia il pedale dell’eccesso e dell’ironia” (Mereghetti) a vantaggio della caratterizzazione. Pur trascurando la coerenza di alcuni personaggi, primo fra tutti quello affidato a Nicole Grimaudo.

Ammesso che a un cambio di registro non debba necessariamente corrispondere un cambio di visione, e che non esistano più le condizioni per una commedia all’italiana espressione di quella satira cinica e arguta che ne ha fatto la sua fortuna, in Mine vaganti Özpetek resta troppo fedele a se stesso per incidere, nonostante l’incipit prometta il contrario. “Özpetek presenta infatti quasi in apertura l’immancabile scena di una grande tavolata di commensali e la sua tipica ripresa che percorre in circolo volti, nuche, bocche che parlano e che masticano. Stavolta però nella perfetta sincronia della tavola, inserisce un detonatore narrativo pronto a far saltare la buona forma delle apparenze e a dotare di ottimo slancio la successiva evoluzione del racconto.

Ma è quando il gioco comincia a farsi più scoperto e ai veleni della satira si sostituiscono i balsami della morale, che si capisce che per Özpetek la commedia sulla realtà della provincia non è tanto Signore & Signori quanto Il ciclone . Il suo modo di gestire gli attori, coordinare le loro performance e i relativi tempi comici, non è quello di chi ha intenzione di creare una vera “commedia queer all’italiana”, sintesi di acume, sagacia e sensibilizzazione. I suoi personaggi non sono delle vere “mine vaganti”, delle maschere intente a spostare i pigri equilibri del pensiero comune, ma piuttosto delle caricature bizzarre che si divertono alle spalle del perbenismo senza volerlo realmente criticare. E quel che è peggio è che la sua visione dell’Italia retrograda risulta ancor più passatista della mentalità che vorrebbe irridere per l’atteggiamento bonario e paternalista con cui la mette in scena” (Edoardo Becattini per Mymovies).

E tra macchiettismo, cliché e stereotipi, a garanzia di gradimento del pubblico (ma si deve ammettere che la tradizione offra di peggio) c’è una costante che nel tempo si è fatta anch’essa stereotipo: la messa in scena del “gay” che tutti i gay vorrebbero essere per appeal (con Scamarcio e Preziosi, incarnati anche da Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Luca Argentero, Elio Germano, Edoardo Leo: tutti filmati al culmine della loro bellezza ed eccellenti nel ruolo (tanto più perché eterosessuali fuori dalla scena), ad eccezione di un Gabriel Garko malato terminale. Ma che poi – alla fine – gay non sembrano. E al “gay” – per la stragrande maggioranza dei casi – finiscono per non coincidere, proponendone un ritratto quantomeno riduttivo.

Antonio Facchin

Il trailer del film

Ferzan Özpetek con Riccardo Scamarcio

Fonti

FilmTv ©1993-2021 Tiche Italia s.r.l.

Paolo Mereghetti, Il Mereghetti. Dizionario dei film 2021 © 2020 by Paolo Mereghetti, Baldini+Castoldi s.r.l., Milano

Laura, Luisa e Morando Morandini, Il Morandini su www.mymovies.it

www.youtube.com

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