di Antonio Facchin
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Conclusasi l’80 Mostra internazionale d’Arte Cinematografica con il Leone d’ora a Poor Things del greco Yorgos Lanthimos, già apprezzato a Venezia per i precedenti Alps e La favorita che valse la Coppa Volpi a Olivia Colman, il bilancio di RaiCinema è più che positivo: 6 i film premiati in concorso al netto del Leone d’oro alla carriera di Liliana Cavani, fuori concorso con L’ordine del tempo.
Felicità
Fra i film premiati (qui in dettaglio) c’è Felicità, il racconto per immagini di una famiglia disfunzionale, esordio alla regia di Micaela Ramazzotti. Avvezza a portare in scena personaggi borderline – uno fra tutti l’indimenticabile Donatella de La pazza gioia di Paolo Virzì – Micaela Ramazzotti è co-sceneggiatrice e regista di Felicità. E vi recita al fianco di Max Tortora, Anna Galiena e Sergio Rubini, nelle sale da giovedì 21 settembre.
Progetto fortemente desiderato, il film narra la storia di chi affronta una lotta senza quartiere per la propria felicità contro la morsa di due genitori egoisti e manipolatori, che precludono ai figli la speranza di un futuro diverso dai ciò che essi pretendono per loro. La storia quindi di una sorella che in nome dell’unica forma d’amore che conosce, “salva” il fratello, in una famiglia “disfunzionale”. Ma Una famiglia, tuttavia, molto più vicina alla norma di quanto si creda. Felicità, film in concorso nella sezione Orizzonti Extra ha vinto il Premio degli Spettatori – Armani Beauty.
Poor Things (Povere creature!)
Vittoria preannunciata quella di Poor Things, interpretato da una straordinaria Emma Stone nei panni di Bella, una giovane donna che torna in vita con un cervello di bambina grazie a uno scienziato, Godwin Baxter, interpretato da Willem Dafoe. Costretta quindi a fare conoscenza del mondo in un corpo di donna: di un essere che non conosce né convenzioni, né regole. La vittoria del film che il regista greco Yorgos Lanthimos ha girato parte in bianco e nero, parte a colori, ricorrendo a obiettivi fish eye per distorcere le immagini per ottenerne l’effetto di fiaba gotica – e che ha sceneggiato nientemeno che con Tony McNamara – era stata prefigurata proprio da Damien Chazelle, presidente di giuria. Proprio colui che ha diretto Emma Stone nel film che le è valso l’Oscar (La La Land) ha favorito Poor Things anche, e soprattutto, per la portata rivoluzionaria del messaggio che il film esprime.
Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Alasdair Gray (1992) Poor Things “è sicuramente un film difficile da descrivere” ha spiegato il regista. “Ho dovuto cambiare in molti punti la struttura del romanzo che è un saggio più politico e puntare più sul punto di vista di Emma, sul suo viaggio nel mondo“. E ancora: “Credo sia un tema molto contemporaneo perché si parla di libertà, del ruolo della donna e ovviamente della relazione tra i sessi. Le cose dall’epoca del romanzo, che è del 1922, non sono cambiate poi molto, a parte l’ambientazione gotica. Emma interpreta una mente libera che sperimenta sempre”.
Ma ancora più esplicito sulla forza del film è proprio Chazelle: “se non sarà il film Oscar 2024 sarà solo per colpa di Oppenheimer “, ha dichiarato alla stampa, “…Bella Baxter (Emma Stone, insuperabile) scopre di pari passo le idee socialiste e la possibilità di ottenere piacere venendo pagate per questo. Il romanzo omonimo di Alastair Gray ha offerto a Lanthimos lo spunto per un autentico manifesto di emancipazione che spazza via pregiudizi, tabù e pudori codificati dal patriarcato”.
Emma Stone, che non ha sfilato a Venezia aderendo allo sciopero di attori e sceneggiatori hollywoodiani, grazie a questa interpretazione è dunque già in odore di Oscar. Nel film, nelle sale italiane dal prossimo gennaio (salvo auspicabili ripensamenti) col titolo Povere creature!, nel film recita anche un eccellente Mark Ruffalo.
Il trionfo di Io Capitano, il premio della giuria a Green Border
Accolto da dodici minuti di applausi del pubblico della Sala Grande, Io Capitano, il coraggioso film di Matteo Garrone sull’esperienza di due giovani migranti senegalesi in viaggio per l’Europa attraverso il deserto, la Libia e il Mediterraneo, ha vinto il Leone d’argento per la regia e il Premio Marcello Mastroianni per la recitazione di Seydou Sarr. Ma l’80 Mostra internazionale di Arte Cinematografica ha puntato l’obiettivo anche sull’altra rotta di migrazione: quella balcanica. Grazie a Green Border della regista polacca Agnieszka Holland. Questo il giudizio di chi li ha confrontati: Teresa Marchesi su Huffington Post:
“Con Io Capitano, che è già nelle sale, Matteo Garrone impone il tema caldo dei ‘viaggi della speranza’ e porta a casa l’argento della regia e il premio Mastroianni per l’esordiente al suo ragazzino senegalese, Seydou Sarr. Al buio, vedendo il film prima che la Mostra iniziasse, mi era sembrato addirittura da Coppa Volpi. Tra i sei italiani in gara Io capitano è il più puro, generoso, essenziale. Dietro i migranti che rischiano la morte sulla via crucis che li porta da noi non ci sono solo miseria e guerre: i sogni dei giovani e la libertà di muoversi su questo pianeta che appartiene a tutti sono diritti primari. Raccontando l’orrore simmetrico dei respingimenti sul confine tra Polonia e Bielorussia, le infamie dei governi e la lotta degli attivisti, l’Agnieszka Holland di Green Border ha avuto solo il Premio speciale della giuria: troppo poco”.