Nomine Rai, Anzaldi: “Migliaia di dipendenti ma i volti sono sempre i soliti”

nomine Rai Anzaldi

di Marco Zonetti

Ieri, mercoledì 27 ottobre 2021, il Consiglio di Amministrazione Rai presieduto da Marinella Soldi ha dato mandato all’Amministratore Delegato Carlo Fuortes di procedere con l’attivazione del nuovo Modello organizzativo per generi, che rivoluziona la struttura della Tv di Stato, ridimensionando le direzioni di “rete” e dispensando più potere a quelle di “genere”.

Dando così vita a nove superdirezioni orizzontali, ovvero: intrattenimento prime time, intrattenimento day time, cultura ed educational, documentari, fiction, sport, cinema, approfondimento, kids, contenuti RaiPlay. Che ovviamente richiederanno nove “superdirettori”, le cui nomine hanno ovviamente scatenato la guerra a Viale Mazzini, tra i nomi in lizza per occuparle e tra i loro partiti e schieramenti politici di riferimento. Tra i personaggi in lizza, Paolo Del Brocco per il cinema in sostituzione di Ludovico Di Meo in partenza per San Marino; Silvia Calandrelli per cultura ed educational; Maria Pia Ammirati per la fiction; Luca Milano per il settore kids; Duilio Giammaria per i documentari. E bisogna vedere quali sorti saranno destinate ai “superdirettori” già designati il 14 gennaio 2021, ovvero Stefano Coletta all’intrattenimento prime time e Franco Di Mare all’intrattenimento day time. Il primo indebolito dai vari flop proprio in prima serata, e il secondo prossimo alla pensione nonché fiaccato dalle varie controversie relative al caso di Mauro Corona e alla querela-non-querela a Fedez. Verranno riconfermati? Non è assolutamente scontato.

L’Onorevole Michele Anzaldi, Segretario della Commissione di Vigilanza Rai, ha commentato negativamente il varo del nuovo Modello organizzativo per generi, sottolineando che: “La nuova organizzazione non consente un significativo contenimento dei costi. Serviranno 10 direttori per i generi (che sono di più di quelli della Bbc) e tre direttori di rete. C’è anche il genere “informazione” che non riguarda però le testate ma le rubriche e gli approfondimenti delle reti, quindi i direttori per l’informazione passeranno da 8 a 9. Un record senza precedenti in nessuna altra tv mondiale“.

In merito all’informazione Rai, siamo per giunta in scadenza per quanto riguarda le nomine dei Direttori di Tg1, Tg2, Tgr e RaiSport. E si parla soprattutto di Monica Maggioni in pole position per la guida del notiziario della Prima Rete nel caso in cui non venga riconfermato Giuseppe Carboni (che, come detto sopra, potrebbe però diventare superdirettore dell’Informazione); di Alessandra De Stefano per il timone di RaiSport; di Roberto Pacchetti per la direzione della Tgr; e della riconferma di Gennaro Sangiuliano alle redini del Tg2.

All’On. Anzaldi VigilanzaTv ha chiesto un parere sui nomi di cui sopra e il Deputato di Italia Viva ci ha risposto così: “Senz’altro in alcuni casi si tratta di figure anche di alto profilo, ma sono nomi che vengono fatti periodicamente e che da anni vengono spostati qua e là a capo delle varie strutture. Di certo non sono nomi nuovi come ci si aspetterebbe invece dalla Rai di un presidente del Consiglio riformatore, europeista e innovatore come Draghi. Tanto che la Rai sembrerebbe quasi non essere un colosso con centinaia di grandi giornalisti, e con molti curricula di tutto rispetto, ma una piccola azienda con pochi dirigenti che passano da una poltrona all’altra”.

Quali nomi indicherebbe se dovesse essere lei a scegliere i nuovi responsabili dei Tg e delle superdirezioni di genere?

“Ce ne sono moltissimi. Così su due piedi per rispondere alla sua domanda me ne vengono in mente alcuni, come Marco Franzelli per quanto riguarda lo sport, e poi Antonio Di Bella, Carmen Santoro, Rocco Tolfa, Andrea Covotta, Pierluca Terzulli, Natalia Augias, Bruno Luverà, Lucia Goracci, Paolo Corsini, Luciano Ghelfi, giornalisti seri e capaci che sono in Rai da anni e che hanno dimostrato le loro indubbie qualità nelle loro sfere di competenza. Ma potrei citarne molti altri. Eppure, in ultima analisi, malgrado si disponga di tanti valenti professionisti, si finisce per ricadere sempre sulle solite persone, impedendo a mio avviso all’azienda di aprirsi a nuove concezioni, a nuove idee, a nuovi modi d’intendere la governance delle reti, dei contenuti, delle esigenze del telespettatore e della società e soprattutto la visione dell’informazione e del pluralismo, vexata quaestio dell’attuale Rai. E vero punto nodale che, a mio parere, questo nuovo assetto varato ieri non affronta a dovere”.

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