Pop e rock pro Pil: la musica salverà l’economia mondiale?

di Antonio Facchin

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Simon Kuznets, l’inventore del PIL, il Prodotto Interno Lordo ovvero il valore di ciò che una nazione produce nonché indice dello stato di salute della sua economia (ma non del suo stato di benessere), avrebbe mai potuto immaginare che la musica sarebbe diventata un giorno una “voce” della sua creatura macroeconomica? Eppure è ciò che la rivista Forbes riconosce a quella di Taylor Swift e Beyoncé, dopo i loro recenti tour.

Taylor Swift (©GettyImages)
Taylor Swift (©GettyImages)

Di record in record

Se solo prendiamo in considerazione Taylor Swift, grazie al giro d’affari innescato dal suo The Eras Tour, ha iniziato dalla scorsa estate a contribuire alla crescita del Pil americano per 5 miliardi di dollari. “Solo in Nord America” riferisce Forbes,” gli incassi dell’artista sono stati pari a 2,2 miliardi di dollari: già di per sé un record. La previsione, alla fine di un tour che dovrebbe concludersi a novembre 2024 passando anche per l’Europa, è che l’incasso totale sarà di quasi 5 miliardi di dollari di spesa dei consumatori solo negli Stati Uniti”.

“Se Taylor Swift fosse un’economia, sarebbe più grande di 50 Paesi” ha affermato Dan Fleetwood, presidente di QuestionPro Research and Insights. Influenza che, come spiega Usa Today, è esercitata oggi negli States anche da una collega di Swift: Beyoncé“.

Ma Taylor Swift era già stata protagonista di fenomeni analoghi: molto tempo prima d’iniziare il tour che l’avrebbe resa una leva dell’economia americana, l’artista era in cima alla classifica di Spotify. Dei suoi quasi 39 milioni di dollari incassati nel 2021 (i dati del 2022 non sono ancora noti) ben 35 sono legati essenzialmente allo streaming, nell’era della “dematerializzazione” del mercato musicale: vinili e cd sono infatti ormai “roba” per boomer. Taylor Swift, dunque, “regina” di Spotify: la prima artista femminile nella storia di Spotify con 100 milioni di ascoltatori mensili. Nonché prima donna a vantare quattro album nella top 10 statunitense. Fino a quando sono “tornati” i Rolling Stones con un nuovo album.

Concerti in bilancio

E se il pop accresce il Pil, il rock non è da meno. Erano diciotto anni che non pubblicavano un album, fino al recente Hackney Diamonds; eppure Mick Jagger e Keith Richards, ex compagni di scuola e quanto resta dei “vecchi” Rolling Stones (che dal 1974 comprendono anche Ronnie Wood) hanno scalzato Taylor Swift dal podio di Spotify. Almeno a giudicare dai dati relativi al 2021 (i più recenti), gli Stones detengono un record assoluto con i loro 50,9 milioni di dollari incassati per lo più dai concerti (stando a una stima di Billboard), quindi al netto dello streaming: un record espresso con autentico understatement inglese.

Harry Styles al Madison Square Garden (©TheNewYorkTimes)
Harry Styles al Madison Square Garden (©TheNewYorkTimes)

A confermare il peso dei live sui bilanci personali (e non solo) c’è anche Harry Styles che ha ricavato dai concerti l’80% dei suoi oltre 36 milioni di dollari. Che poi la voglia di live dipenda anche dalla lunga sospensione dovuta alla pandemia, o da quella di realizzare un reel su Instagram, poco cambia. Sta di fatto che i concerti restano la principale fonte d’introiti per un artista che trae profitto anche dalle vendite di dischi e dal loro streaming, dagli eventuali diritti d’autore, e dalle sponsorizzazioni.

Mick Jagger e Keith Richards in concerto
Mick Jagger e Keith Richards in una recente esibizione (©GettyImages)

Due fenomeni a confronto

E se Taylor Swift ha inaugurato l’atteso The Eras Tour forte del successo di almeno 4 album campioni di streaming (Evermore, Midnights, Lover e Folklore), i Rolling Stones per tutti i 18 anni che sono trascorsi da A Bigger Bang, l’ultimo album di inediti, e Blue & Lonesome, un album di cover blues, hanno comunque riempito gli stadi. Rappresentando così un fenomeno per certi aspetti speculare a quello attribuito alla Swift. “Gli Stones” scrive Andrea Lanfranchi critico musicale del Corriere della Sera, “hanno dimostrato ben prima che arrivassero le piattaforme streaming a togliere valore all’album come forma di espressione artistica, che si poteva essere la più grande rock’n’roll band globale e riempire gli stadi in tutto il mondo, senza bisogno di pubblicarne uno di canzoni inedite“.

Hackney Diamonds, l'ultimo album dei Rolling Stones

Hackney Diamonds: un album “particolare”

Ma c’è anche un’altra considerazione da fare: visti anche gli 80 anni compiuti da Mick Jagger, Hackney Diamonds rischia di essere l’ultimo disco dei Rolling Stones. Un album che pullula di guest star: a partire da Elton John  che vi “suona il piano in due brani quasi fosse il sostituto di Ian Stewart”; Paul McCartney, bassista entusiasta nel super rock Bite My Head Off; Bill Wyman, già bassista della band, tornato per evocare con Live by the Sword il ricordo di Charlie Watts a due anni dalla morte; Stevie Wonder, pianista soul-blues in Sweet Sounds of Heaven dove Lady Gaga si produce in vocalizzi mozzafiato esattamente come fece Merry Clayton in Gimme Shelter, ma soprattutto Lisa Fisher che la cantò per trent’anni dal vivo, come sottolinea una pregevole nota Ansa. Che così continua:

“L’album si chiude nel modo più simbolico immaginabile: Mick e Keith, chitarra acustica (una Gibson degli anni ’30 simile a quella del leggendario Robert Johnson) e armonica, cantano Rollin Stone, ribattezzato Rolling Stone Blues, il brano di Muddy Waters da cui i due sessantuno anni fa scelsero il nome della band che ha scritto pagine decisive della leggenda chiamata rock’n’roll. Sembrerebbe la conclusione ideale per l’ultimo album della carriera, davvero la perfetta chiusura del cerchio”.

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