Rai esclude Santoro: “Possono lavorare solo giornalisti a favore delle armi in Ucraina”

Santoro
Michele Santoro

di Marco Zonetti

Il “dopo Berlinguer” rischia di essere un guaio per la Rai come lo fu molti anni fa per il PCI. Con le dovute proporzioni, ovviamente. In questo caso, infatti, non parliamo del compianto Enrico bensì della figlia Bianca, la cui partenza verso i lidi più remunerativi di Mediaset ha lasciato spresidiata la prima serata del martedì di Rai3 fino alla scorsa stagione occupata da #Cartabianca.

Gli ascolti non erano certo esaltanti, visto che il talk di Bianchina era costantemente bastonato dal DiMartedì di Giovanni Floris su La7 e spesso anche battuto da Fuori dal coro di Mario Giordano su Rete4. Essendo però l’unico programma di approfondimento della Rai in prima serata in onda nel periodo compreso fra settembre e giugno, la sua assenza crea un vuoto nei palinsesti che appare per il momento difficilmente colmabile.

Per rimpiazzare Bianca Berlinguer, la cui sostituzione è un’autentica gatta da pelare per il direttore dell’approfondimento in quota Fratelli d’Italia Paolo Corsini, si è pensato fra gli altri anche a Michele Santoro, il quale resta il recordman assoluto per quanto riguarda i dati Auditel dei talk di approfondimento Rai, ai tempi in cui il suo Annozero (2006-2011) faceva ascolti stratosferici.

Cifre mai più realizzate dai suoi suoi sostituti ed epigoni dopo la sua partenza dalla tv pubblica in polemica con Viale Mazzini, all’epoca in mano a Silvio Berlusconi. Più volte in questi anni, per giunta, Santoro ha puntato il dito sui numeri dei talk Rai, che con lui facevano il 30% mentre adesso sono perlopiù condannati a risultati esangui.

Il ritorno di Santoro alle redini di un programma di approfondimento politico in prima serata sulla Rai, con un nuovo format sostituto di #Cartabianca, pare tuttavia essere stato un sogno già morto all’alba. Almeno secondo il Corriere della sera, che in queste ore ha sottolineato come il giornalista sia stato “escluso” per via della sua posizione sulla guerra in Ucraina considerata “difficile da ospitare” a Viale Mazzini. Santoro ha prontamente risposto sul suo profilo Facebook: “Questa è la dimostrazione che per la Rai possono lavorare soltanto i giornalisti favorevoli all’intervento militare della Nato in Ucraina. Se l’ad Rai non smentisce, quindi, vuol dire che i giornalisti contrari all’invio di armi in Ucraina non possono lavorare in Rai”.

Santoro manca dalla Rai dal 2019 quando in seconda serata su Rai2 portò il documentario Volare, dedicato alla musica trap. Qualche tempo dopo raccontò che la gestione M5s a Viale Mazzini gli rifiutò la messa in onda di un documentario e si lamentò altresì che, sulla piattaforma online della Rai riveduta e corretta proprio dall’ex Ad grillino Fabrizio Salini, mancassero le puntate di Annozero “che hanno segnato un pezzo di storia del nostro paese”.

Dopo l’editto bulgaro berlusconiano che lo cacciò dalla tv pubblica nel 2002 e dopo il niet pentastellato, Santoro incasserà anche un no definitivo dalla Rai meloniana? E il motivo dell’esclusione è davvero la sua posizione sulla guerra in Ucraina, o forse lo si deve, più in generale, alla sua indole non imbrigliabile che lo rende una “mina vagante” e come tale pericoloso per gli equilibri politici già alquanto traballanti della nuova tv di Stato a trazione Fratelli d’Italia?

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