Rai, Laganà: “Insopportabile trovarsi nuovo Ad di cui non si conoscono le intenzioni sul futuro del servizio pubblico”

Riccardo Laganà
Riccardo Laganà, Consigliere di Amministrazione Rai in quota Dipendenti

Riconfermato per un secondo mandato, e con consensi e indice di popolarità più alti rispetto a tre anni fa, il Consigliere di Amministrazione Rai in quota Dipendenti Riccardo Laganà non nasconde le preoccupazioni per il futuro dell’azienda. In un periodo nel quale Viale Mazzini sembra essere calato l’incantesimo del silenzio che avvolge tutto e tutti mentre Camera e Senato tergiversano sulla nomina dei Consiglieri in quota Parlamento; mentre nei corridoi e nelle stanze ci s’interroga chi andrà a governare la Rai e a chi ci si dovrà genuflettere nei prossimi tre anni; mentre i giornali si arrabattano da mesi a scrivere sempre lo stesso articolo con lo stesso minestrone degli stessi nomi dei prossimi papabili vertici (noi ci siamo rifiutati di farlo); e mentre i politici di tutti gli schieramenti cercano di favorire e sospingere le loro pedine, ecco che Laganà – l’unico – ha il coraggio di rompere il muro dell’omertà generale con un accorato post su Facebook, che pubblichiamo di seguito.

“Il servizio pubblico” scrive il Consigliere, “il giornalismo e l’informazione libera al servizio del cittadino non si ammazza solo con le sentenze di un tribunale (allusione a Report, ndr). A quelle ci si appella e magari si vince. Il servizio pubblico lo ammazzi anche e soprattutto togliendogli risorse e spazi in palinsesto. Ad esempio: prendi un programma che fa inchieste scomode, gli riduci il personale tecnico ed editoriale, le risorse economiche, eviti di fidelizzare nuovo pubblico spostando orari di programmazione, gli metti pubblicità che dà messaggi opposti a quelli narrati nell’inchiesta, lo schiacci tra interessi buoni per pochi. Le risorse non investite per le inchieste le metti nei programmi leggeri, talmente leggeri che se fanno il 2% sono contenti tutti meno chi guarda e paga il canone“.

E il Consigliere continua: “Ecco perché è stucchevole e irrispettoso concepire ancora la nuova governance come frutto di un totonomine, di bookmakers, di simpatie e non di criteri oggettivi, chiari, trasparenti e pubblici. Ecco perché sarà insopportabile l’eventualità di trovarsi un nuovo AD di cui non sappiamo niente e di cui non conosciamo le intenzioni rispetto al ruolo del servizio pubblico prossimo venturo. Per rimanere in tema: cosa ha in mente la nuova governance rispetto al giornalismo di inchiesta in RAI? Investire, potenziare o subdolamente andare a sottrazione?Cosa si vuole fare del perimetro industriale?

“Nel competitivo mondo delle Media Company dove la tecnologia evolve a ritmi incessanti, come può RAI sostenere un modello che prevede tempi di acquisizione lunghi anche due o tre anni? E ancora, cosa si vuol fare del personale tecnico ed editoriale che realizzano la mission loro assegnata? Ma di tutto questo e tanto altro non se ne parla o se qualcuno ne parla lo fa nelle camere oscure, sottovoce, senza nemmeno poter leggere il labiale perché nascosto dalla mascherina. Si riempiono la bocca i tromboni dicendo che la RAI è la prima azienda culturale del paese, ma come si fa ad avere il coraggio di ripetere tale frase svuotata di profondo significato senza mostrare cultura e rispetto del servizio pubblico e del bene comune?”.

Basti dare un’occhiata – aggiungiamo noi – ai palinsesti estivi i cui programmi sono iniziati proprio oggi, lunedì 28 giugno 2021 (ma anche a quelli autunnali approvati anzitempo dal CdA scaduto), per renderci conto di come le parole del Consigliere Laganà sulla “leggerezza” dei contenuti veicolati siano più che mai dense di significato.

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