Rai, l’incontro di conciliazione delude i sindacati. Sciopero generale più vicino

Rai sciopero generale

di Marco Zonetti

Lo sciopero generale alla Rai è sempre più vicino dopo l’incontro di conciliazione tenutosi ieri, previsto dalle procedure di raffreddamento aperte dalle organizzazioni sindacali in data 20 marzo u.s. Tali procedure di raffreddamento determinano che, a partire dal momento in cui si proclama lo stato di agitazione fino al giorno dello sciopero, i lavoratori possano rifiutarsi di effettuare prestazioni accessorie quali straordinari, notturni, festivi e così via. Nel caso in cui, com’è ovvio, durante tali procedure l’Azienda dovesse giungere a più miti consigli preferendo una conciliazione, lo sciopero sarebbe revocato.

L’incontro tuttavia, come si legge nel comunicato congiunto, non è andato a buon fine, tanto che le segreterie sindacali nazionali SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, FNC-UGL, SNATER, LIBERSIND-CONFSAL parlano di “insoddisfacenti risposte di parte aziendale“. Al punto che, “pur avendo aggiornato la riunione a venerdi 31 marzo p.v.”, le organizzazioni già “anticipano il loro giudizio negativo”.

I sindacati “attendono il prosieguo della riunione per consolidare la loro posizione negativa ed, eventualmente, vogliono verificare, se e quali siano gli avanzamenti che RAI e’ in grado di produrre per evitare uno Sciopero che, come dimostrano i fatti, sarebbe tutto da addebitare alle posizioni inutilmente intransigenti di parte aziendale“.

I sindacati lamentano che, dopo due anni dalla nomina degli attuali vertici, “poco o nulla di è fatto per dare risposta ai problemi e alla criticità che rischiano di strangolare la Rai”. In tale contesto, neppure “i Responsabili delle Risorse Umane sono stati in grado di affrontare le problematiche a loro afferenti, con il paradosso di giungere ad appaltare all’esterno la stessa valutazione del personale”.

Di seguito riproponiamo, punto per punto, le rivendicazioni che trovano la Rai tetragona:

Riguardo agli appalti e alle spese faraoniche effettuate per trasmissioni prodotte all’esterno, rimandiamo all’ultima controversia relativa allo show Il Cantante Mascherato, il cui flop – a fronte di costi esorbitanti – è stato analizzato dal consigliere Laganà.