di Marco Zonetti 🖋️
“Papalina” e “Ciao Zia Mara”. Non tutti hanno capito come mai molti cantanti che si sono esibiti all’Ariston nelle varie serate del Festival di Sanremo 2022 pronunciassero queste strane formule, assieme ad altre apparentemente incomprensibili, talvolta accompagnate da gesti altrettanto arcani. Molti invece sapevano che si trattava di “bonus” per il FantaSanremo, ovvero il gioco dedicato alla kermesse promosso da Sky che ha ottenuto un enorme successo mediatico. E al quale Rai1 ha fatto da immensa cassa di risonanza portando una marea di preziosissime visualizzazioni al sito per l’appunto “powered by Sky“.
Non contenta di tutta la pubblicitĂ fatta alla concorrenza attraverso il FantaSanremo durante le cinque serate del Festival, Rai1 ha continuato con lo speciale di Domenica In nel quale Mara Venier indossava la maglietta con la formula “Ciao Zia Mara”, che – come detto sopra – era uno dei “bonus” che nel gioco facevano guadagnare punti ai cantanti nella sfida virtuale promossa da Sky. Per giunta il FantaSanremo, nel quale si giocava utilizzando i “baudi” ovvero la criptovaluta ispirata a Pippo Baudo, era stato sponsorizzato anche dallo stesso Tg1 lo scorso lunedì 31 gennaio con un ampio servizio nell’edizione delle 13.30, senza però sottolineare che si trattava di un gioco legato alla concorrenza… Ci si domanda a questo punto se possa prefigurarsi un caso di pubblicitĂ occulta. Il FantaSanremo era stato anche promosso nel programma Via delle Storie in seconda serata sempre in onda lunedì 31 gennaio.
Il Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi, interpellato da VigilanzaTv al riguardo, dichiara: “Appare stupefacente, se fosse confermato tutto ciò, che gli artisti si siano prestati supinamente a questa operazione pubblicitaria occulta. E, nel caso, sarebbe interessante anche sapere se Pippo Baudo fosse al corrente che il suo nome veniva utilizzato per un’operazione a fini commerciali”.
L’On. Anzaldi si era giĂ espresso dopo la conferenza stampa dei vertici Rai che hanno esultato per la raccolta pubblicitaria senza precedenti ottenuta durante l’edizione del Festival appena conclusa, scrivendo una lettera al Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti nella quale il Deputato di Italia Viva sottolinea “l’incredibile autogol” della Tv di Stato “e un danno per l’attivitĂ del servizio pubblico: l’enorme spazio pubblicitario concesso ai concorrenti della tv pubblica“.
Precisando che: “I blocchi pubblicitari di Sanremo, ovvero gli spazi di maggior valore commerciale dei palinsesti Rai visti gli ascolti da oltre 13 milioni di telespettatori, hanno visto quest’anno una presenza asfissiante di spot di Disney+, Amazon Prime Video, Netflix, Now Tv/Sky, i maggiori antagonisti della programmazione Rai, in particolare sul pubblico giovanile. Singolare sentir parlare di record di raccolta pubblicitaria, se questo record è arrivato concedendo un assist senza eguali alle grandi societĂ di streaming tv, che in nessuna altra maniera potrebbero accedere ad un pubblico così vasto. Una vera vittoria di Pirro“.
Michele Anzaldi prosegue: “Per evitare, quindi, ulteriori danni che alimentano, peraltro, critiche e disaffezione da parte dei telespettatori, appare doveroso prevedere nel nuovo Contratto di Servizio, che verrĂ definito nelle prossime settimane, un espresso divieto alla Rai di concedere spazi pubblicitari alle emittenti concorrenti. La Rai, rispondendo tempo fa ad una mia interrogazione in merito all’atteggiamento tafazziano di promuovere i prodotti di Amazon Prime, non solo con gli spot ma anche con ripetute ospitate dei protagonisti delle serie e degli show nei programmi Rai, si era trincerata, infatti, dietro all’attuale Contratto di Servizio (in scadenza nel 2022) che prevede il rispetto dei “principi di concorrenza, trasparenza e non discriminazione” nella diffusione pubblicitaria”.
E ancora: “E’ evidente che la ratio del non discriminare nella diffusione di spot pubblicitari non ha nulla a che vedere con l’atteggiamento autolesionista di promuovere i propri diretti concorrenti, a maggior ragione in un evento televisivo come Sanremo dove gli spot pubblicitari vengono venduti a peso d’oro ed hanno ampio mercato. Grazie al canone, gli introiti pubblicitari rappresentano una voce minoritaria negli incassi Rai, per cui non c’è alcun obbligo per il servizio pubblico di cercare anche i soldi della concorrenza perchĂ© i conti quadrerebbero lo stesso”. Ritorneremo senz’altro sull’argomento.