Renzi svela i rapporti Conte-Corriere-La7-Fatto Quotidiano. E c’entra anche la Consob

Matteo Renzi, Urbano Cairo, Marco Travaglio, Giuseppe Conte

Di Marco Zonetti

TeleFattoQuotidiano. Così, neanche troppo ironicamente, VigilanzaTv ha sempre definito La7 di proprietà di Urbano Cairo, visto l’ampio spazio destinato dal canale alle firme del quotidiano diretto da Marco Travaglio. In primis a quest’ultimo, presenza frequente nei talk show di La7, ospitate regolate da un contratto che, salvo modifiche, ammonta a 125mila euro l’anno (come ricordato anche dal Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi, che si chiedeva se il giornalista fosse pagato anche in Rai). Travaglio è inoltre l’ospite più assiduo a Otto e mezzo condotto da Lilli Gruber e programma più visto di La7.

Secondo i dati raccolti dagli economisti Riccardo Puglisi e Tommaso Anastasia, infatti, dal settembre 2016 al 25 gennaio 2021 i più ospitati sono stati per l’appunto 1) Marco Travaglio (Fatto Quotidiano), 184 volte. 2) Beppe Severgnini (Corriere della sera), 129. 3) Andrea Scanzi (FQ), 127. 4) Antonio Padellaro (FQ), 118. Alessandro Sallusti (Il Giornale), 105. Il Fatto Quotidiano è stato presente a Otto e mezzo 474 volte attraverso una firma della testata. Il Corriere della Sera (di proprietà di Urbano Cairo, patron della stessa La7) è stato presente 360 volte. Al terzo posto troviamo invece Il Giornale con 171 ospitate. Al quarto La Stampa, 114. E al quinto La Verità, 110. Ricapitolando: fra i primi quattro opinionisti, tre firme appartengono allo stesso quotidiano, che è anche la testata più ricorrente tra quelle chiamate a intervenire nel programma della Gruber.

Questa corrispondenza di amorosi sensi tra La7 e Il Fatto Quotidiano è stata apertamente sottolineata nel best-seller Controcorrente da Matteo Renzi, il politico più frequentemente processato in contumacia nei programmi del canale di Urbano Cairo, e soprattutto nel salotto della Gruber, dove il leader di Italia Viva è bersaglio preferito degli opinionisti del Fatto (spesso anche quando non è chiamato in causa direttamente nell’argomento della puntata). Salotto della Gruber che, durante l’ultima crisi di Governo, ha agito palesemente da cassa di risonanza a sostegno di un eventuale Conte ter, ipotesi poi scongiurata dall’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi.

Conte ter, guarda caso, che lo stesso proprietario del canale Urbano Cairo – nei giorni concitati della crisi – sostenne pubblicamente ai microfoni di Un giorno da pecora dichiarando: «Non era il momento giusto per fare una crisi di governo. Non capisco Renzi che aveva anche ottenuto delle cose». E rincarando: «La stabilità è un bene importante in questo momento. Io andrei avanti fino a fine legislatura. Credo che potrebbero rinforzare la squadra di governo per potenziarsi ed essere pronti nella fase della rinascita e dell’utilizzo dei fondi».

Un Cairo “bimbo di Conte” così come la sua La7, e così come Travaglio e Il Fatto Quotidiano, supporter sfegatati ai quali però gli eventi hanno rovinosamente voltato le spalle con l’incarico di governo affidato dal Presidente Mattarella a Mario Draghi e l’uscita dell’avvocato del popolo da Palazzo Chigi.

La trimurti Conte-La7-Fatto Quotidiano si arricchisce tuttavia di un quarto elemento. Ma andiamo per gradi. Urbano Cairo, oltre a essere proprietario del canale televisivo, è anche Presidente e Amministratore Delegato di RCS MediaGroup, proprietario del Corriere della Sera. Corriere che ha ospitato in pompa magna, nel giro di ventiquattro ore soltanto, una lettera di Conte e un’intervista al parlamentare grillino Stefano Buffagni. Neanche Il Corrierone fosse la brochure del M5s e di “Giuseppi”, insomma.

A questo punto occorre ricordare che, sulle sorti di RCS MediaGroup, incombe la contro-causa giudiziaria intentata dal fondo Blackstone a New York con il rischio per Cairo di sborsare ben 300 milioni di dollari in qualità di azionista di maggioranza del gruppo, che però raddoppierebbero all’esorbitante cifra di 600 con rivendicazioni aggiuntive. Una batosta non da poco che potrebbe costargli quasi l’intera azienda.

E, sempre in Controcorrente, Matteo Renzi apre un altro vaso di Pandora, svelando un’ulteriore commistione fra i nostri protagonisti e inserendo il quarto elemento cui abbiamo accennato sopra. Si tratta della Consob, Commissione Nazionale per le Società e la Borsa presieduta da Paolo Savona, ex Ministro per gli Affari Europei nel primo Governo Conte.

Scrive il leader di Italia Viva: “La Consob, il cui presidente (per l’appunto Paolo Savona, ndr) è nominato dal Governo populista, evita di intervenire sulle vicende complicate di Urbano Cairo e della sua causa a Blackstone”. E ancora: “Ovviamente nessuno fiata, per paura delle reazioni del principale editore italiano, ma il fatto che la Consob non ritenga di accertare la presenza di eventuali accantonamenti al gruppo RCS impegnato in una controversia legale del valore di circa seicento milioni di euro è uno degli scandali più incredibili del mondo finanziario degli ultimi anni“.

Questo passaggio di Renzi apre lo scenario di un altro triplice rapporto privilegiato: quella che fa capo a Cairo, Conte e Savona. Cairo avrebbe offerto ampio spazio a Conte sulla sua rete (come lo dà del resto al Fatto) e sul suo giornale di punta chiedendo poi (secondo Tag43 rilanciato anche da Dagospia) “in cambio al leader pentastellato – per il tramite della coppia di legali Sergio Erede e Guido Alpa – di aiutarlo a fare in modo che la Consob persista nella linea morbida fin qui tenuta sulla vicenda del mancato accantonamento per i rischi sul contenzioso con Blackstone“. Savona, dal canto suo, offeso dalle insinuazioni relative a eventuali favoritismi da parte sua nei confronti di Cairo, ha negato categoricamente, dicendosi stanco delle illazioni e pronto ad andarsene.

In tutto questo, sta comunque di fatto che i rapporti privilegiati tra il M5s a guida Conte e il suo supporter dichiarato Cairo, che si estendono anche al Fatto Quotidiano, sono suffragati da tante evidenze. E con le elezioni amministrative in vista per l’ottobre prossimo, e Conte che si gioca la “partita della vita” a capo dei grillini in disarmo, vedremo se, alla ripresa dei programmi autunnali di La7 e in primis Otto e mezzo, la “triplice intesa” – almeno in Tv, ma anche sulla carta stampata – farà ancora il bello e il cattivo tempo.

error: Content is protected !!