Elly Schlein su Vogue Italia (foto di Enrico Brunetti)
di Antonio Facchin
Non serve scomodare la semiotica, scienza dei segni nonché unità di base della comunicazione, per affermare che ci vestiamo per esprimere – consapevoli o meno – qualcosa o ciò che vogliamo rivelare di noi: status sociale o voglia d’apparire, piacere e sedurre prima di tutto. Quello legato all’apparire – che poi ormai sempre più spesso coincide con l’essere – è un mercato evoluto che ha raggiunto un suo status culturale. Anche attraverso l’offerta di una straordinaria varietà di “strumenti”, destinati soprattutto al mondo femminile.
Non dovrebbe quindi sorprendere che la stessa Elly Schlein, da neosegretaria del PD qual è, si sia affidata ai consigli di un’esperta di armocromia, come ha rivelato in un’intervista esclusiva rilasciata a Federico Chiara su Vogue. Ammettendo una sua lacuna che, naturalmente, è ben lontana dall’essere di natura politica.
Lunga sarebbe comunque la lista dei politici che hanno già fatto altrettanto (o quasi): da Mara Carfagna che, pur favorita da madre natura, agli albori della sua carriera politica ricorse nientemeno che agli abiti di Giorgio Armani. A Irene Pivetti che presiedeva puntualmente la Camera dei Deputati avvolta in un serico foulard, all’eleganza ricercata di Maria Elisabetta Alberti Casellati, ministra per le riforme istituzionali in carica. La stessa Giorgia Meloni, forte anche di una valida squadra di truccatori e parrucchieri, è ricorsa addirittura alla “similcromia” per incontrare recentemente Papa Bergoglio.
Ma gli uomini non sono da meno e sui vezzi maschili è intervenuta Lilli Gruber – magistra elegantiarum – in un recente editoriale sul Corriere della sera, riferendosi alle scarpe fatte su misura di D’Alema, ai giubbetti di pelle di Renzi fino alle pochette di Conte. Dimenticando forse le preziose giacche di Fausto Bertinotti, i doppiopetto di alta sartoria di Silvio Berlusconi e i provocatori look di Matteo Salvini. Ma certo è che richiamare alla memoria un Matteo Renzi ospite di Amici di Maria De Filippi con indosso un chiodo alla Fonzie del lontano Happy Days è occasione imperdibile.
Neanche in passato son mancati poi gli scivoloni, così com’è stato definito l’accenno all’armocromia. Chi non ricorda infatti quando nel 2018 Virginia Raggi, già bersaglio dell’opinione pubblica per disservizi, cinghiali, topi e “monnezza” metropolitani, giunse a un appuntamento istituzionale imbracciando una Kelly di Hermès, una delle borse più lussuose al mondo? Per non parlare poi di Daniela Santanchè che è solita ostentarne vere e proprie collezioni, quando non è invitata a una prima scaligera.
E, varcando i confini nazionali, che dire di Emmanuel Macron che ha fatto di un rigoroso completo blu – sintesi espressiva di rigore e sex-appeal – la sua “uniforme” presidenziale? Uniforme alla quale Barak Obama era ricorso ben prima di lui.