E di questa mattina un articolo del Sole 24Ore firmato Andrea Biondi, secondo il quale l’Apa, Associazione Produttori Audiovisivi – presieduta da Giancarlo Leone, ex dirigente Rai fino al 2016 ed ex Ad di Rai Cinema – lamenta la riduzione di oltre 30 milioni dei fondi stanziati dalla Rai per la fiction 2021, calando dai 189 del 2020 ai 160 per quest’anno, come segnala anche il sito Bloggorai. Abbiamo dunque chiesto un parere sulla vicenda al Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi, che ci ha rilasciato un’intervista al riguardo.
Onorevole Anzaldi, l’Associazione dei produttori televisivi Apa protesta per i tagli decisi dalla Rai, che nel 2021 prevede una spesa di 160 milioni rispetto ai 189 milioni del 2020. Che ne pensa?
“Invece di protestare in maniera vaga e chiedere semplicemente più soldi, l’Associazione dei produttori televisivi farebbe bene a spiegare perché il servizio pubblico dovrebbe investire di più. Questi investimenti sulle fiction quanto rendono alla Rai? Sono davvero produzioni da servizio pubblico? Oppure si tratta solo di soldi a pioggia distribuiti per tenere insieme una filiera che altrimenti non avrebbe mercato? Sarebbe bene che dall’Apa e dalla stessa Rai arrivassero risposte”.
Lei sospetta che si tratti di investimenti sostanzialmente a fondo perduto?
“Credo che sarebbe giusto dare dei numeri, dei dati precisi. Se la Rai investe tot milioni su Montalbano, faccio un esempio, sa che quella produzione gli darà poi una resa grazie alla commercializzazione all’estero, grazie alle repliche, grazie agli introiti pubblicitari garantiti. Questo discorso vale per tutte le fiction pagate dalla Rai?”.
In certi casi, però, la Rai potrebbe essere chiamata a realizzare prodotti che non rendono ma che assolvono ai suoi compiti di servizio pubblico”.
“Ecco, se ci sono fiction che non rendono ma rientrano nei compiti previsti dal Contratto di Servizio, e quindi meritano di essere finanziate con i soldi del canone, è giusto che lo si dica. Purtroppo, però, su questo settore c’è molta opacità, non si capisce bene in base a quali criteri si finanzino certe società produzione e altre no, spesso ci troviamo di fronte a casi conclamati di conflitti di interessi, con ex dirigenti Rai che passano dall’altra parte e diventano produttori pagati quasi esclusivamente proprio dalla Rai. Se non c’è chiarezza, credo che sia giusto iniziare a tagliare, invece di chiedere altri soldi allo Stato e ai contribuenti”.