Imprese. Anzaldi: “Lazio zona rossa è condanna a morte”

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Dopo le obiezioni sollevate sull’intervista dell’Assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato al quotidiano La Repubblica, riguardo al passaggio della regione in zona rossa basandosi su dati di 14 giorni prima (poi confutati da rilevazioni più recenti), l’Onorevole Michele Anzaldi (Iv) torna sulla questione. Ai microfoni della trasmissione L’Italia s’è desta, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, ha dichiarato: “Da comunicatore, ho pensato che un’intervista del genere (quella di D’Amato, ndr) dati alla mano meritasse una spiegazione. Ci sono imprese che per colpa di questa condanna a morte rischieranno di non aprire mai più. Mi aspettavo che qualcuno mi spiegasse chi dei due, tra D’Amato e il Ministero, sbaglia“.

E ancora: la questione “meritava un approfondimento perché si parla della vita di persone che non apriranno più la loro attività. Chi ha un ristorante paga lo stesso l’affitto e le utenze, gli arrivano comunque le tasse da pagare“. Plaudendo a Mario Draghi, ma auspicando un miglioramento sul lato della comunicazione con l’aiuto della stampa (“Non è accettabile che non si facciano più domande al Premier”), ha concluso: “I giornalisti dovrebbero chiedere al Presidente del Consiglio se l’indice rt è ancora un parametro valido per determinare le zone rosse”.

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