Pompei, l’ultima furbata. Cosa c’è dietro il costoso documentario di Rai2?

Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico di Pompei

La Rai ha esultato in pompa magna per l’11% di share del documentario Pompei, l’ultima scoperta, andato in onda in prima serata sulla Seconda Rete domenica 27 dicembre. La tempestività della messa in onda, a poche ore dall’uscita della notizia riguardante la riesumazione di un Thermopolium nel fulgore dei suoi colori originari, faceva gridare al miracolo. Possibile che Rai Documentari, struttura diretta da Duilio Giammaria, fosse riuscita ad approntare un documentario in tempi così brevi? Per giunta già annunciato da giorni. Un miracolo del servizio pubblico, per l’appunto.

Pompei, l’ultima furbata

Chi ha assistito a Pompei, l’ultima scoperta si è però subito reso conto che solo l’anteprima di una decina di minuti era dedicata al ritrovamento del Thermopolium di cui sopra (i cui scavi, per giunta, sono in corso da ben due anni, altro che “ultima scoperta” visto che risale al 3 marzo 2019…), e che il programma in sé era invece un documentario dedicato alle “ultime ore di Pompei”, raccontate da Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico di Pompei.

Chi fosse stato attento, avrebbe notato che il documentario – il cui titolo originale è per l’appunto Les dernières heures de Pompéi , Le ultime ore di Pompei – non era realizzato in Italia (e quindi dalla Rai) bensì dal regista Pierre Stine e prodotto dalla francofona Gedeon Programmes. Di fatto, la costosa struttura creata ad hoc chiamata Rai Documentari ha semplicemente acquistato il prodotto e lo ha fatto mandare in onda dalla rete.

Tu chiamale, se vuoi, “attualizzazioni”

Nel trionfale comunicato stampa sull’ottimo riscontro Auditel del documentario Pompei, l’ultima scoperta, Giammaria dichiara che il documentario è stato “attualizzato dall’equipe interna di Rai Documentari”. Avendo noi visionato il documentario originale, domandiamo: per approntare un’anteprima di una decina di minuti, e per togliere una manciata di sottotitoli stranieri, è proprio necessaria una costosa struttura ad hoc in Rai?

Un flop dopo l’altro

Ricordiamo per giunta che Food Revolution – Il futuro del cibo, altro prodotto straniero acquistato da Rai Documentari, ha ottenuto venerdì 18 dicembre 2020 in prima serata su Rai2 solo 746.000 spettatori (3.2%). Un flop colossale. Il 27 novembre, sempre Rai Documentari ha presentato Butterfly in seconda serata sempre su Rai2, radunando solo 313.000 spettatori con l’1.94% di share. Alla luce di questi risultati non esattamente brillanti, ripetiamo: fatta salva la qualità del prodotto trasmesso, è necessaria una struttura ad hoc per comprare documentari e “attualizzarli”, qualunque cosa voglia significare? Esiste forse una struttura Rai apposita per i documentari di Ulisse, per quelli di Superquark, per quelli di Geo, per quelli di Sapiens, tanto per fare qualche esempio? Non ci pare.

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