Rai, quando Fratelli d’Italia chiedeva di cacciare Fuortes dal Teatro dell’Opera di Roma

Carlo Fuortes Rai Giorgia Meloni Fratelli d'Italia
La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e l’Ad Rai Carlo Fuortes

Di Marco Zonetti

La caligine afosa del torrido agosto romano è scesa anche su Viale Mazzini, sprofondando la sede della Rai in un denso e lattiginoso limbo estivo, mentre nei corridoi si attendono le mosse successive del nuovo implacabile Amministratore Delegato Carlo “Napoleone” Fuortes. Sul tavolo, le prossime nomine del capo della comunicazione e del capo ufficio stampa, per le quali sono in lizza anche bracci destri dell’ex Ad Salini, in cerca di assunzione in Rai a tempo indeterminato (contrariamente a quanto detto al momento dell’ingresso in azienda, ovvero che il loro incarico sarebbe stato indissolubilmente legato alle sorti di Salini stesso: fuori lui, fuori loro). Fummo i primi a parlare, nel 2020, del tentativo degli ex collaboratori di restare in Rai ad aeternum a spese degli italiani (nel puro spirito grillino degli slogan roboanti rimangiati fino all’ultima parola), per poi sviscerare nel maggio 2021 la questione anche con Striscia la Notizia in un servizio di Pinuccio di “Rai Scoglio 24”. Ma ci ritorneremo a tempo debito.

Intanto, continua a serpeggiare la delusione (e il rancore, ben più tentacolare) di Fratelli d’Italia per l’esclusione del meloniano Giampaolo Rossi dal Consiglio di Amministrazione Rai in favore di Simona Agnes, preferita al primo grazie a un accordo sottobanco tra Forza Italia e Lega. Durante l’audizione di Fuortes e della Presidente Rai Marinella Soldi in Commissione, abbiamo assistito a una frecciata da parte della Senatrice Daniela Santanchè di Fratelli d’Italia contro lo “sgarbo” di cui sopra, e quindi a una sfuriata del Deputato Federico Mollicone di FdI ai danni del Presidente della Commissione Alberto Barachini (Fi) mentre il nuovo Ad Rai seguiva il battibecco in silenzio. Segno che, dopo il blitz contro Rossi, le relazioni tra gli alleati di Centrodestra sono lungi dall’essersi riappianate.

Ma è singolare come la burrasca nei rapporti di Fratelli d’Italia con il nuovo assetto Rai, in realtà, venga da lontano e sia nata, per usare un trito cliché, “in tempi non sospetti”. Basta tornare indietro al 2017, quando l’attuale Ad era “soltanto” Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma e lo stesso Mollicone non era ancora Deputato bensì responsabile cultura e comunicazione di Fratelli d’Italia. Così tuonava il meloniano: “Ci sono troppe ombre nella gestione del Teatro dell’Opera. La gestione Fuortes viene presentata dal ministro Franceschini- nonostante il suo fallimento e relativa inchiesta al Petruzzelli di Bari – come virtuosa e invece, come in passato dimostrai e denunciai nel caso dell’Auditorium, è, al solito, un “soufflé” di numeri che alla verifica dei tecnici e della Corte dei Conti si sgonfia”.

E ancora: “Ammesso che la biglietteria sia aumentata, ma è tutto da dimostrare, lo ha fatto sostituendo la lirica con la musica pop trasgredendo il regolamento delle fondazioni liriche sinfoniche che prevedono la promozione della lirica. Il debito è quasi raddoppiato e le vertenze con i lavoratori, molti dei quali cacciati con metodi sovietici, sono state tutte perse dal teatro con possibile danno erariale. Insomma una débacle da fischi a scena aperta. Cosa aspettano Raggi e Bergamo a cacciarlo?”.

Chissà se, durante l’audizione in Vigilanza, il buon Fuortes – che per giunta a tutt’oggi mantiene ancora la carica di Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma – si ricordava di queste parole non esattamente idilliache pronunciate dall’On. Mollicone nei suoi confronti tempo addietro. E se nel 2017 Fratelli d’Italia ne invocava finanche la cacciata, tornerà sulla questione esigendo la rinuncia di Fuortes alla sovrintendenza che ancora detiene? Staremo a vedere.

error: Content is protected !!