Rai, Di Trapani non commise irregolarità. USIGRai: “Ora Gasparri si scusi”

Di Trapani USIGRai Consigliere di amministrazione presidente FNSI
Vittorio Di Trapani, presidente FNSI

di Marco Zonetti

“L’unica cosa che può fare il senatore Maurizio Gasparri è scusarsi. Con l’USIGRai e con il presidente della Fnsi Vittorio di Trapani”. Lo dichiara in una nota l’esecutivo USIGRai riguardo al caso sollevato dal parlamentare di Forza Italia e membro della Commissione di Vigilanza Rai su presunte irregolarità da parte dell’ex sindacalista Di Trapani.

Nella nota si legge altresì: “La risposta della Rai al quesito del vice presidente del Senato dice che non c’è stata nessuna irregolarità; che se un problema c’è stato è la carenza di personale determinata dall’azienda e prontamente e ripetutamente contestata dall’USIGRai”.

E ancora: “Gasparri smetta i panni dell’inquisitore e torni a occuparsi del suo lavoro, che al sindacato ci pensano i sindacalisti.Anzi, gli suggeriamo di dire a chi gli fornisce le veline per i suoi quesiti, di interessarsi a cose più serie. E soprattutto fondate, vista la pessima figura che gli hanno fatto fare con questa interrogazione boomerang” .

Secondo l’associazione di giornaliste e giornalisti, Controcorrente Lazio, «La risposta della Rai fa giustizia sull’attacco della politica al sindacato unitario dei giornalisti e al suo presidente».

In un comunicato, Controcorrente Lazio precisa: “Nessuna violazione di regole, nessuna attribuzione di responsabilità in mancanza della relativa qualifica contrattuale, ma una normale attività di supporto per «agevolare la divisione dei turni», chiesta dai superiori gerarchici, per supplire a «una temporanea carenza di personale verificatasi presso una testata». Attività che si è protratta per un tempo limitato (due mesi), è stata sottoposta alla vigilanza del caporedattore delegato, «non ha determinato i presupposti per il riconoscimento di una qualifica superiore», non ha generato «nessuna contestazione di natura sindacale».

Questi i contenuti della risposta che la Rai ha trasmesso al Senato in riferimento a un’interrogazione parlamentare. È una risposta che fa giustizia rispetto alle polemiche e alle accuse strumentali rivolte con pervicacia contro il presidente della Federazione nazionale della stampa, Vittorio Di Trapani, dipendente Rai.

I fatti dimostrano come, attraverso la denigrazione personale e l’attacco al ruolo di garante dell’unità delle giornaliste e dei giornalisti italiani rappresentato dal presidente del sindacato unitario di categoria, alcuni settori della politica abbiano malamente tentato di affondare un colpo pesante al ruolo di intermediazione critica dell’informazione tra i politici e l’opinione pubblica.

Stupisce che anche da qualche componente sindacale dei giornalisti, per mero calcolo di consenso, si sia prestato il fianco a ipotesi di credibilità di un attacco che si è rivelato per quello che è stato: l’ennesimo esempio di intolleranza verso l’autonomia sindacale, abitudine di una certa politica, che le giornaliste e i giornalisti di Controcorrente Lazio continueranno a combattere strenuamente”. Qui il testo completo dell’interrogazione e della risposta.

Articolo21, in una disamina di Graziella Di Mambro, fa inoltre notare che “Il nodo di fondo di questa storia è che un politico di elevatissimo calibro sta attaccando frontalmente il presidente della Federazione della Stampa e ne potrebbe conseguire, come forse era nell’intenzione originaria, una delegittimazione dell’intera categoria. Per la serie: se bluffa il capo dei giornalisti italiani, figuriamoci tutti gli altri. Non è stato ancora detto, ma non è escluso che lo si potrà dire di qui a breve, nel solco di un tentativo più generale della politica di mettere in difficoltà la stampa, quella considerata non amica naturalmente e con l’esigenza di voler controllare l’informazione”.

Di Mambro illustra che: “Sarebbe un’ipotesi fantasiosa in democrazia. Ma nella democrazia italiana sono già vigenti tante ipotesi assurde. Tipo: ministri che querelano i giornalisti perché scrivono delle loro attività extraparlamentari (da imprenditori), sussistono un precariato e uno sfruttamento dilaganti nel mondo dell’informazione tante volte sottolineati dal sindacato dei giornalisti ma mai presi in alcuna considerazione dalla politica. In generale il mondo del lavoro in Italia vive condizioni di sfruttamento paurose in tutti i settori e lo ha denunciato la stessa Commissione parlamentare, senza che ciò abbia fatto rumore, senza interrogazioni sulle mansioni. E questo offre la misura della distanza tra la politica, i parlamentari, e la realtà della condizione di milioni di lavoratori che non hanno la più pallida idea di cosa significhi né su cosa impatti un cambio di mansione di due mesi alla Rai Tv“.

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