Rai, con il veltroniano Fuortes il Pd torna all’assalto di Viale Mazzini. E molte poltrone vacillano

Carlo Fuortes Ad Rai Pd Walter Veltroni
Carlo Fuortes e Walter Veltroni

L’indicazione di Carlo Fuortes, attuale sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma quale prossimo Amministratore Delegato della Rai, segnerebbe di fatto una ritrovata egemonia del Partito Democratico a Viale Mazzini. Se l’operazione dovesse andare a buon fine e dovesse insediarsi a Viale Mazzini Fuortes, molto vicino alla trimurti dem Walter Veltroni – Dario Franceschini – Goffredo Bettini, oltre alla carica dell’Amministratore Delegato di fatto plenipotenziario il Pd avrebbe infatti in mano: la direzione di Rai1 con Stefano Coletta; la direzione di Rai Fiction con Maria Pia Ammirati, vicinissima al Ministro Franceschini; il Tg3 diretto da Mario Orfeo; RaiNews24 con Andrea Vianello; Rai Cinema presieduto da Paolo Del Brocco – per molto tempo uno dei più papabili candidati alla carica di Ad Rai; la carica di Dg Corporate con Alberto Matassino, fedelissimo del segretario dem Enrico Letta; la direzione risorse televisive e artistiche di Andrea Sassano. Tutti gravitanti in area Pd e solo per citare le cariche di maggior rilievo.

Un’occupazione militare della Rai da parte del Partito Democratico, insomma, che all’arrivo di Fuortes esigerebbe fisiologicamente un riequilibrio delle forze politiche ai vertici di Viale Mazzini e senz’altro la caduta di qualcuna delle teste succitate. Con la perdita dell’Ad Fabrizio Salini in quota grillina, il M5s – già in crisi e dilaniato internamente – lotterà senz’altro con le unghie e con i denti per mantenere la sua attuale influenza alla Rai, e venderà cara la pelle prima di rinunciare per esempio al Tg1 attualmente diretto da Giuseppe Carboni in quota pentastellata (e di fatto brochure di Giuseppe Conte e Rocco Casalino) o a Rai3 con Franco Di Mare. La stessa Lega, che perde il Presidente Marcello Foa e si vede ormai sopravanzata nei sondaggi dal rivale Fratelli d’Italia (che esprime la direzione di Rai2 e in parte il Tg2), potrebbe per esempio rivendicare la direzione di Rai1 “scippata” nel gennaio 2020 a Teresa De Santis.

Sempre restando in area Centrodestra, la battaglia infuria anche in sede di Consiglio di Amministrazione (per gli esponenti del quale si voterà in Parlamento il 14 luglio, salvo ulteriori rinvii), con la Meloni determinata a riconfermare il potentissimo consigliere Giampaolo Rossi, osteggiato tuttavia da Forza Italia che vorrebbe invece sostituirlo con Simona Agnes sulla quale grava una questione di conflitto d’interessi da non sottovalutare. La Agnes, in quota Gianni Letta, è infatti già produttrice della trasmissione Check-Up, presto nuovamente in onda su Rai2, oltre al fatto che nella giuria del Premio che porta il nome di suo padre siede Aurelio Regina, partner della società svizzera Egon Zehnder che il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha incaricato di vagliare i curricula dei candidati al CdA Rai (e quindi anche quello della stessa Agnes).

Frattanto, appare evidente che il Pd possa essere intenzionato a “riprendersi tutto ciò che è suo” a Viale Mazzini, dopo tre anni nei quali ha toccato palla assai poco in una Rai spartita tra M5s e Lega fin dalla costituzione del governo giallo-verde nel 2018, assetto rimasto di fatto immutato malgrado l’avvicendamento di altri due esecutivi di colore diverso. Un progetto che, con l’avvento di Carlo Fuortes, veltroniano nonché gradito alla “corrente thailandese” (cit. Matteo Renzi) di Goffredo Bettini che lo ritiene “una proposta di gran valore”, potrebbe andare decisamente in porto.

La nomina di Fuortes, per giunta, è stata ben accetta anche in casa Forza Italia, e quindi in casa Mediaset, per via dell’amicizia tra il nuovo Ad e il deus ex machina Gianni Letta. Oltre che per il Pd, si aprono dunque rosee aspettative in Rai anche per gli azzurri? L’operazione Agnes in CdA è già un chiaro segnale in questo senso.

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